Tamberi e la più folle serata della storia dell’atletica in Italia: il salto da 2,37 metri, l'abbraccio a Mattarella, il bacio alla moglie, la dedica al fisioterapista
Gianmarco Tamberi trasforma la pista dell'Olimpico in un palco da concerto. la dedica dopo il trionfo all'amico e fisioterapista Fabrizio Borra: «Sta attraversando un momento difficile»
Quanta gioiosa impudenza, quale sfrenata fantasia, che classe sconfinata ci vogliono per trasformare una pista di atletica leggera in palco di concerto rock, per rischiare di gettare al vento un titolo europeo tramortiti dal caos creato manu propria sugli spalti e in pista, per ribaltare tutto all’ultimo istante saltando un mostruoso 2 metri e 37 e poi correre in tribuna con il tricolore attorno al collo - ogni protocollo infranto - ad abbracciare il presidente della Repubblica Sergio Mattarella? Peccato per chi non c’era, per chi non ci ha creduto: quella di ieri sera all’Olimpico è stata la più bella, più folle serata della storia dell’atletica azzurra in Italia.
A digiuno di gare da otto mesi, Gianmarco Tamberi è entrato all’Olimpico alle 20 e 30, accolto dallo stesso boato riservato al Capo dello Stato che per undici volte si è alzato ad applaudire gli azzurri. In mezz’ora Gimbo ha messo a ferro e fuoco lo stadio, correndo da una parte all’altra della Curva Sud per far salire il tifo e chiamare la hola, salutando chiunque gli capitasse a tiro, tifando ogni azzurro di passaggio, ballando e cantando. Tanto, forse troppo eccitato, dopo un decoroso 2 e 22 al primo tentativo, Gimbo ha sbagliato una volta a 2,26 e poi due (e male male) a 2 e 29 accasciandosi sui sacchi, disperato ma anche esasperato da un programma di gare assurdo che ha bloccato la pista con un 10 mila metri affollato come via del Corso durante lo shopping natalizio.
A quel punto - dopo un minuto con la testa tra le mani - la Rockstar Tamberi si è trasformata nel più spietato, implacabile dei fuoriclasse: 2 metri e 31 al primo tentativo, due nulli a 2 e 33 e gara vinta per gli errori del baby ucraino Lavsky. Poi, quando si pensava volesse fermarsi e godersi l’applauso, ecco i 2 e 34 e poi addirittura i 2 e 37 al primo balzo: la terza misura in carriera, una quota che non superava da tre anni.
«Se non avessi vinto oggi non avrei parlato per un mese - ha spiegato - perché sapevo di aver lavorato benissimo e la delusione sarebbe stata pazzesca. Dedico la vittoria a chi sta attraversando momenti molto difficili come il mio fisioterapista Fabrizio Borra (l’uomo che rimise in piedi Pantani dopo ogni infortunio, ndr) perché so cosa significa stare male. I 2 e 37 erano un obiettivo specifico: è il record dei campionati e volevo batterlo. Felice di vedere i miei compagni con gli occhi pieni di sogni, felice di questo brivido di orgoglio che ci unisce. La presenza del presidente Mattarella mi ha fatto venire i brividi: è una persona speciale. Giovedì al Quirinale riceverò da lui la bandiera: andremo a Parigi per spaccare tutto».
Ad abbracciare Mattarella in tribuna non è stato solo Gimbo Tamberi. Ma anche - con più timidezza e garbo - Nadia Battocletti che dopo i 5000 metri si è presa di forza anche i 10 mila, scappando a due giri dalla fine e demolendo anche in questo caso il record nazionale. Nadia è simbolo perfetto dell’Italia dell’atletica leggera: figlia di un ex campione trentino e di una mezzofondista marocchina, Nadia convive con studi impegnativi di ingegneria («Mi aiutano a non pensare solo alle gare, mi liberano la testa e il cuore») e non crede che le gazzelle africane gareggino in un mondo a parte perchè «altrimenti smetterei di correre: il lavoro duro può portare ovunque, mai porsi dei limiti nella vita e nello sport».
C’è poi un argento che vale oro, il primo della serata, quello di Alessandro Sibilio nei 400 ostacoli: il 24enne che non ha mai lasciato Napoli per piazze più comode per un atleta, si allena al Maradona e ha vinto l’argento rincorrendo il marziano norvegese Warholm ma sopratutto demolendo, con 47”50, il primato vecchio di oltre trent’anni del grande Fabrizio Mori. Nel medagliere siamo a quota venti: stasera ci sono le staffette, mica è finita qui.