Isis a Mosca. I sospettati: arruolati online per 5 mila euro. «Ammazzate chi vi pare»

di Guido Olimpio e Marta Serafini

I filmati degli uomini arrestati diffusi dai russi. Persi i territori del Califfato, la minaccia torna in Europa e la jihad ora � su scala regionale

Isis a Mosca. I sospettati: arruolati online per 5 mila euro. «Ammazzate chi vi pare»

Inginocchiato e faccia a terra in un luogo all’aperto, di notte, mentre risponde a un �interrogatorio� degli agenti di sicurezza che registrano le sue parole con uno smartphone.

Shamsidin Fariduni risponde in un russo approssimativo alle domande tremando. Dice di essere stato assoldato via Telegram da un predicatore che seguiva. Gli avrebbe scritto l’assistente proponendogli mezzo milione di rubli, l’equivalente di cinquemila euro, per andare al Crocus �a uccidere gente�. Anche un altro dei sospettati descritto come proveniente dal Tagikistan conferma: �dovevo uccidere delle persone, non importava quali�. In un altro filmato pubblicato su Telegram da Margarita Simonyan, direttrice di Rt, l’arrestato spiega di aver conosciuto 20 giorni prima su Telegram un certo Abdullah. Un agente gli mostra una foto e lui non solo conferma che si tratta di Abdullah ma aggiunge di averlo incontrato di persona quando ha comprato un’autovettura �per lavorare� da alcuni parenti dello stesso Abdullah, nella regione di Mosca. Alcuni canali Telegram russi, incluso �Baza�, pubblicano i filmati di un terzo sospettato Rajab Alizadeh, 30 anni. L’uomo spiega di aver lanciato dall’auto su cui viaggiava le armi utilizzate nell’attentato, cos� come avrebbero fatto gli altri che si trovavano sul veicolo diretto — secondo la versione fornita dalle autorit� russe — verso il confine ucraino. Ci sono poi le immagini crudissime che mostrano un militare russo mentre stacca l’orecchio a uno dei sospettati e glielo infila in bocca. Tutto ripreso via smartphone.

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La foto diffusa dalla propaganda di Isis

Per gli �esperti� della rete non c’� dubbio. I tre uomini sono gli stessi dell’immagine diffusa dalla propaganda di Isis per confermare la rivendicazione. Manca all’appello il quarto uomo che sarebbe stato ucciso come �dimostrano� le immagini di un cadavere diffuse sempre online.

Difficile trovare conferme sul lato russo. Ancora pi� arduo capire se le �confessioni� servano al Cremlino per confermare la pista ucraina o siano solo l’antipasto di nuove rivelazioni.

I sospetti per la strage di Mosca si sono concentrati all’inizio sull’ala del Khorasan dell’Isis, formazione che non � certo sbucata sotto i radar. Creata attorno al 2015 da combattenti talebani-pachistani �scontenti� della casa madre, ha raccolto altri dissidenti e ha messo insieme una forza di circa 2 mila uomini. I suoi leader, nonostante l’eliminazione di alcune figure importanti centrate dai droni Usa, sono riusciti a portare avanti il loro progetto. E lo hanno dimostrato con il primo segnale duro: l’eccidio all’aeroporto di Kabul durante l’esodo americano. Ma non ci sono solo loro e in un nuovo comunicato sull’attacco moscovita l’organizzazione lo ha attribuito ai �mujaheddin del Califfato russo�.

Con il passare del tempo l’intelligence occidentale ha continuato a mettere in guardia sul pericolo dell’ex Isis, molto attivo nel Sahel, in Siria e sul fronte afghano-pachistano incarnato, in parte, proprio dal �Khorasan�. La fazione ha reclutato nelle regioni ex Urss, ha coltivato simpatizzanti in Europa, ha inquadrato nel mirino la Russia e l’Iran.

Insieme a molte azioni contro il nuovo potere talebano, ha pianificato incursioni all’estero. Ed ecco il massacro nella cittadina iraniana di Kherman, episodio significativo accompagnato ulteriori passi, ancora in Russia e molto pi� ad Ovest. Dal 2020 ad oggi ci sono stati arresti di terroristi collegati al �Khorasan� in Germania, Olanda, Austria, cellule che volevano seminare morte in occasioni di festivit� o all’interno di siti religiosi. Una settimana fa i tedeschi hanno bloccato una coppia di afghani che si preparava ad un gesto contro il Parlamento svedese come ritorsione per le copie del Corano bruciate. Fonti di intelligence, invece, hanno rilevato la Turchia come snodo per il finanziamento e il passaggio logistico di elementi in arrivo dal Tagikistan e dall’Uzbekistan. Secondo gli esperti lo Stato islamico, attraverso le sue �province�, � tornato a tattiche consolidate, con seguaci addestrati, capaci di costruire �avamposti� logistici in stati limitrofi, pronti a infiltrare adepti in grado di condurre attentati articolati. Un modus operandi di livello superiore a quello del lupo solitario, dell’individuo che impugna una lama o usa la vettura-ariete sulla folla.

La dinamica dell’assalto moscovita ricorda le stragi di Mumbai, Nairobi, Charlie Hebdo, Bataclan. Ma anche gli assedi nella scuola di Beslan e nel teatro Dubrovka eseguiti in modo feroce dagli estremisti ceceni. Qui ci pu� essere una saldatura tra �vecchio� e �nuovo�, aumenta la spinta, gli attentati — specie se fanno molte vittime — diventano un esempio, cresce la popolarit� della �branca afghana� rispetto a quella tradizionale, sempre radicata in Medio Oriente e mai sconfitta completamente. Osama bin Laden aveva esaltato le �scorrerie dei cavalieri�, mosse a sorpresa devastanti riprese da altre sigle quando sono riuscite ad avere opportunit� ed interpreti. Lo hanno fatto i membri del Califfato in Europa, lo fanno ora esecutori pilotati da lontano. I conflitti che scuotono le tante aree geografiche innescano fratture, aprono finestre d’opportunit�, crescono le possibilit� di arruolamento. Al tempo stesso il caos alimenta teorie cospirative, numerose anche in queste ore quelle sui �colpevoli� dell’attentato moscovita. Un effetto collaterale che non aiuta a capire.

La storia del terrorismo si ripete. E, alla fine, il serpente torna con il suo veleno.


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23 marzo 2024 (modifica il 23 marzo 2024 | 23:04)

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