Kamala Harris, tanti fondi (per ora più di Trump) e contrasti sulla scelta del vice: da Roy Cooper a Gretchen Whitmer,ancora non c'è un favorito

diGiuseppe Sarcina 

Continua la campagna elettorale della candidata in pectore dei dem, Kamala Harris. La raccolta fondi prosegue molto bene, mentre per la scelta del vice presidente non c'è ancora un grande favorito 

DAL NOSTRO INVIATO 
WASHINGTON — Sarà una scelta tra «un’America che guarda al futuro e una che sprofonda nel passato». Così Kamala Harris ieri da Indianapolis, nel cruciale Midwest, ha dato nuovo impulso all’«operazione rimonta»: battere Donald Trump che fino a domenica scorsa si sentiva già nello Studio Ovale

Dopo la prima uscita a Milwaukee, in Wisconsin, la vice presidente si è spostata nel vicino stato dell’Indiana, dove ha rapidamente convertito in un comizio elettorale l’incontro già programmato con la «Black sorority» Zeta Phi Beta, storica organizzazione a sostegno delle donne afroamericane.
Harris si è mostrata sorridente, a tratti raggiante. Sente che la sua candidatura sta decollando. Il suo comitato sta raccogliendo fondi da grandi e piccoli donatori. Tanto che nel campo avversario cresce la preoccupazione. «La corrotta Kamala sta rastrellando milioni!», annuncia una mail inviata ai supporter dal duo «Trump-Vance». 

Negli ultimi due giorni Harris ha ricevuto 126 milioni di dollari pronta cassa, più impegni per 150 milioni e, infine, altri 95 milioni ereditati dalla campagna di Joe Biden. Per una somma, ancora potenziale, di 371 milioni di dollari. Stando ai dati di fine giugno, Trump ne ha a disposizione 284. Anche i sondaggi segnalano la buona partenza di Harris, sia pure tra forti oscillazioni. Secondo una rilevazione di Reuters, Kamala sarebbe avanti di due punti (44% contro 42%), mentre la Cnn vede ancora Trump in vantaggio (49% a 46%). Sulla rete, invece, Harris è rapidamente diventata il bersaglio di insulti, di attacchi volgari, con pesanti allusioni sessiste. Circolano caricature, i «meme», di ogni tipo e, peggio ancora, immagini falsificate, come quella in cui appare abbracciata al predatore sessuale Jeffrey Epstein,
Fin qui ciò che si coglie in superficie. Ma l’entusiasmo della base e la fiducia dei finanziatori si mescolano con le manovre che stanno agitando la struttura del partito democratico. Nessuno, a questo punto, mette in discussione la scelta di puntare su Kamala. Anzi la sua «nomination» potrebbe essere anticipata a inizio agosto, per evitare di trasformare in una corrida la convention democratica di Chicago (19-22 agosto).
 
I contrasti, però, si stanno concentrando sulla figura del possibile vice presidente. Lo staff di Harris, secondo la tv Nbc, avrebbe già avviato l’esame di cinque profili. Quattro sono governatori in carica: Roy Cooper, North Carolina; Josh Shapiro, Pennsylvania; Gretchen Whitmer, Michigan; Tim Walz, Minnesota. A questi si aggiunge il senatore dell’Arizona Mark Kelly. Fuori dalla «cinquina», ci sarebbe anche il governatore dell’Illinois, J.B. Pritzker. A Washington c’è chi spinge per Kelly, sicuramente il personaggio con la storia personale più suggestiva: audace aviatore nella Guerra del Golfo (1991); ex astronauta; sposato con Gabby Giffords, sopravvissuta a un tremendo attentato nel 2011.

Kelly, però, non sembra disporre delle caratteristiche di cui ora ha bisogno la squadra di Harris. Certo, anche l’Arizona è uno Stato in bilico, ma lo scontro decisivo si svilupperà nel grande nord industriale, nella fascia che va dalla Pennsylvania al Michigan, al Wisconsin. Occorre mettere in campo qualcuno che sia in grado di attivare le leve indispensabili per vincere. A cominciare dai sindacati dell’auto, della manifattura, degli insegnanti. Tutte organizzazioni già pronte a mobilitare gli elettori a favore di Biden per replicare il successo del 2020. 

Ora i funzionari del partito democratico, specie quelli che parteciperanno come delegati nella convention di Chicago, chiedono di confermare la centralità dei sindacati, proponendo come vice presidente qualcuno vicino a questo mondo. Non Kelly, ma per esempio il cinquantunenne Shapiro della Pennsylvania. O un altro dei governatori di quella regione. In sostanza sollecitano un segnale «laburista». Sarebbe anche il modo migliore per contrastare il numero due di Trump, J.D. Vance, il senatore dell’Ohio che promette massima protezione proprio agli operai, ai lavoratori.

25 luglio 2024 ( modifica il 25 luglio 2024 | 07:18)

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