Guerra a Gaza, il dossier israeliano su distruzione e morti per la difesa di Netanyahu all'Aia
Nelle prossime settimane la Corte penale internazionale potrebbe emettere gli ordini d’arresto per il premier israeliano e il ministro della Difesa Gallant. E l'esercito prepara la difesa con dati «nuovi» su vittime e devastazione nella Striscia
DAL NOSTRO INVIATO
TEL AVIV — C’è maretta all’Aia. E una tempesta s’intravvede già all’orizzonte: nelle prossime settimane, dicono fonti di governo a Gerusalemme, la Corte penale internazionale potrebbe emettere gli ordini d’arresto per il premier israeliano Bibi Netanyahu e per il suo ministro della Difesa, Yoav Gallant. Una mossa più che probabile, quasi scontata, dopo che a maggio il procuratore capo Karim Khan aveva chiesto le manette per crimini di guerra e per aver causato a Gaza «lo sterminio e la fame come metodi di guerra, inclusa la negazione di aiuti umanitari, prendendo di mira deliberatamente i civili in conflitto». È dato per quasi certo, contemporaneamente, che vengano spiccati i mandati di cattura per sterminio, omicidio, presa d’ostaggi e stupro nei confronti di tre leader di Hamas: Ismail Haniyeh, Yahya Sinwar e Muhammad Deif.
«Non sono a rischio i prossimi viaggi all’estero del premier Netanyahu», dice una nota ufficiale del governo. Almeno quelli che più
interessano. Poiché gli Usa non riconoscono la Corte penale, Bibi potrebbe ugualmente andare il 24 luglio a Washington, dov’è atteso al Congresso per ricucire gli strappi degli ultimi mesi e ringraziare l’amministrazione Biden del sostegno (6,5 miliardi di dollari) garantito a Israele dopo il 7 ottobre.
La battaglia davanti ai giudici sarà comunque intensa. Prova ne è, in questi giorni, la convocazione dell’ambasciatore israeliano in Olanda: il governo dell’Aia esige chiarimenti sulla «campagna di dossieraggio e spionaggio» che Netanyahu avrebbe ordinato ai danni della Corte penale. Un’operazione di delegittimazione decisa a tavolino — ha rivelato una testata israeliana — e che durerebbe da ben nove anni. Ci sono state frequenti «intimidazioni e diffamazioni» verso l’ufficio del procuratore Khan, scrive il sito +972, e il passo del governo olandese è dovuto: sono gli accordi internazionali a imporgli di tutelare il lavoro e l’imparzialità dei giudici penali.
Il dossier israeliano su distruzioni e morti
Israele sta preparando la sua difesa. E a questo scopo, l’Israel Defense Force sta mettendo insieme un rapporto sui «veri dati» riguardanti questi quasi nove mesi di guerra. Per la prima volta, vengono fornite cifre ufficiali — aggiornate al 21 maggio — sulle distruzioni a Gaza. A sorpresa, ma mica tanto, i numeri sono molto più bassi di quelli assemblati finora dall’ Onu, dalla Croce Rossa e dai media internazionali, spesso basati su immagini satellitari. Talvolta, fra questi dati, c’è una disparità addirittura del 70%.
Nel rapporto vengono contestate anche le cifre del Wall Street Journal, che in questi mesi sono sempre state le più citate dai siti di tutto il mondo. Secondo l’Idf, «solo» il 16% di tutti gli edifici permanenti nella Striscia di Gaza è stato distrutto: 35.952 fra case e palazzi (erano 453.188 prima della guerra) e 84.276 «strutture temporanee» (erano 235.427). Va detto che le costruzioni danneggiate, ma ancora agibili, non sono incluse nella statistica che è basata — spiega l’Idf — su dati raccolti con droni e sofisticate tecnologie 3D. Molti degli edifici distrutti, poi, non appartenevano a Hamas: si trovavano lungo il confine israeliano e sono stati colpiti con la sola finalità di creare una zona cuscinetto.
Il dossier sulle distruzioni è l’inizio d’una battaglia dei numeri che, probabilmente, si scatenerà a guerra finita. L’Idf si sta preparando a fornire dati ribassati anche sulle vittime: lo scopo è contrastare le cifre — oltre 37mila morti e quasi 80mila feriti — che vengono regolarmente diffuse dai media internazionali, ma che hanno come unica fonte (non verificabile) il governo di Hamas. Israele tende a voler distinguere fra vittime civili e miliziani di Hamas, in un’operazione d’analisi dei numeri già vista nelle passate guerre di Gaza. Una rilettura dei fatti che a volte ha riservato sorprese: nulla che tolga orrore all’orrore, ma una base necessaria prima d’affrontare all’Aia un processo che sembra ormai inevitabile.