La moglie di Marco Nebiolo, massacrato di botte al semaforo a Torino: “Al ragazzo che ha picchiato mio marito non serve il carcere, ma un’altra famiglia”
TORINO. «Quello che adesso mi sconvolge di più è pensare che chi ha ridotto così Marco, con una violenza che non mi so spiegare, ha più o meno l'età di nostro figlio. Ma per me è difficile esprimere un giudizio su di lui, perché non conosco la sua storia, non so come è stato cresciuto, se ha dei problemi. Di sicuro, quello che è successo, mi fa capire la povertà morale e intellettuale di quelle persone».
Manuela Mareso, moglie di Marco Nebiolo non è arrabbiata. Si definisce più delusa, amareggiata, sconcertata. Passa i giorni e le notti accanto al marito, steso in un letto del reparto di neurochirurgia del Cto.
Come va ora?
«I medici mi dicono che le sue condizioni sono stabili. Che non ci sono né miglioramenti e né peggioramenti. Ma, a questo punto, visto che ha un brutto trauma cranico e dei focolai emorragici, sono già contenta se il quadro clinico non vada peggio. Mi hanno detto che ci vorrà del tempo perché si riassorbano gli ematomi, vedremo. L’importante è che sia vivo. I dottori mi hanno detto che, se avesse avuto una decina di anni in più, probabilmente non ce l’avrebbe fatta».
Suo marito cosa è riuscito a raccontarle?
«Nei rari momenti in cui è sveglio è assalito da dolori lancinanti. Ma dell’aggressione non si ricorda nulla, solo di quel ragazzo e della madre che lo insultavano e prendevano a manate i vetri della macchina. Io mi chiedo perché sia sceso».
Cosa vorrebbe dire al ragazzo che ha assestato un pugno in piena faccia a suo marito rischiando di ucciderlo?
«Guardi non sono stupita tanto da lui, ma dal comportamento degli adulti che erano insieme a lui. Quando vedi tua madre che si comporta in quel modo, che urla e insulta, e un altro uomo che non fa nulla per fermarti, pensi che sia giusto fare così. Pensi di essere giustificato a usare violenza contro un'altra persona, è questo che mi lascia senza parole. Non capisco perché almeno la madre non sia stata in grado di gestire la rabbia e di contenere quella del figlio».
Sull’aggressione a suo marito si è anche espresso il ministro Salvini: sui social ha scritto che sarebbe opportuno il carcere per certi tipi di violenze, cosa ne pensa?
«Se devo dirle la verità non sono amareggiata dalla sua strumentalizzazione di quello che è successo. Ma, visto che si tratta di un ministro, mi demoralizza il suo modo di alimentare e spargere ignoranza in un Paese dove credo ce ne sia già abbastanza. Usando slogan che vanno alla pancia delle persone e fomentano solo odio e rancori».
Voi denuncerete sperando in un risarcimento o in una pena esemplare per il ragazzo?
«Certo noi presenteremo denuncia, anche se per me, adesso, la cosa più importante è che Marco si rimetta al più presto e non porti alcuna conseguenza della violenza che ha subito. Per quanto riguarda il risarcimento, credo che quelle siano persone disastrate, ma non parlo solo a livello economico. Parlo di valori etici e morali. Per questo provo anche una sensazione di scoramento. Se mi chiede se possa servire il carcere per quel ragazzo dico di no. Forse ne uscirebbe peggiore. Probabilmente gli sarebbe servita un'altra famiglia».