Nir Barzilai, l'esperto di longevità: «Non bastano buona alimentazione e sport: così potremo vivere più di 100 anni»

Dai "geni della longevità" alle nuove terapie: l'autore del best seller Age Later svela i segreti per spostare l'orologio biologico oltre i 100 anni

Nir Barzilai

Nir Barzilai

La ricerca sulla longevità? Non riguarda solo gli anziani, ma tutti noi. «E l'obiettivo di vivere 100 anni è alla nostra portata». Nir Barzilai è direttore dell'Institute for Aging Research alla Albert Einstein College di New York e tra i maggiori esperti di longevità al mondo. Secondo lo scienziato, rallentare l'invecchiamento è cruciale non solo per vivere più a lungo, ma anche per migliorare la qualità di vita di pazienti oncologici, soggetti con HIV o disabilità, e persino per permettere viaggi spaziali prolungati. 
Nel corso di questa intervista, realizzata al Milan Longevity Summit (14-27 marzo) che raduna i più noti e affermati studiosi da tutto il mondo, in più di 40 incontri, gratuiti e aperti al pubblico, abbiamo fatto il punto con Barzilai sullo stato dell'arte della longevità. Dai 4 pilastri fondamentali contro l'invecchiamento al potenziale delle nuove terapie, in cui gli investimenti miliardari delle big tech stanno accelerando le ricerche.

L'Italia è tra i paesi con la più alta aspettativa di vita al mondo. Ritiene che lo stile di vita italiano, dieta inclusa, contribuisca alla longevità? 
Conosco bene lo stile di vita italiano; vengo in Italia quasi ogni anno per andare in bicicletta. Sono profondamente affascinato dalla cultura e dal cibo italiani, notevolmente superiori a quelli americani, per il loro carattere più mediterraneo. L'uso dell'olio d'oliva è più diffuso e i prodotti sono veramente freschi. Anche il profumo delle verdure nei mercati è più intenso, una sensazione che negli Stati Uniti non si prova. Per quanto riguarda la dieta, i nostri dati suggeriscono che quella mediterranea sia probabilmente la migliore. Tuttavia, ci stiamo orientando verso una riduzione dell'assunzione di carboidrati e, da questo punto di vista, l'Italia potrebbe migliorare, vista l'importanza della pasta, del pane e dolci (eccellenti) nella vostra cucina. 

Ma quanto conta davvero lo stile di vita nel promuovere la longevità, considerando che molti centenari non sembrano seguire uno stile di vita salutare? Alcuni bevono e fumano persino...
Già. È sorprendente vedere che i centenari sono spesso in sovrappeso, fumatori, sedentari e non vegetariani. Ma spesso possiedono i cosiddetti geni della longevità che rallentano il loro invecchiamento. Abbiamo condotto uno studio approfondito sui figli dei centenari e sui loro coniugi, scoprendo che, nonostante un'alimentazione e un peso simili, i discendenti dei centenari avevano il 50% in meno di attacchi di cuore, declino cognitivo e mortalità. Quindi, i centenari possiedono una genetica che li protegge dall'ambiente. Tuttavia, bisogna fare attenzione perché diventare centenario è raro, circa 1 su 10.000. Per il resto di noi, non funziona in questo modo. Ricordo che un uomo, dopo un'intervista, mi disse che avrebbe smesso di fare esercizio fisico perché sua nonna era centenaria. Gli risposi che non era detto che avesse ereditato quei geni fortunati, quindi era meglio continuare. 

Ci sono nuovi farmaci o terapie in grado di emulare l'effetto protettivo di queste varianti genetiche? 
Sì, una volta identificato il meccanismo, i farmaci possono replicare quello che può fare la genetica. Tuttavia, la scoperta dei geni della longevità non significa che il trattamento sarà genetico. Abbiamo già farmaci sviluppati basandosi sui dati genetici dei centenari: se osserviamo che più centenari presentano quella mutazione, significa che è sicura e non letale. Quindi, farmaci basati sulla nostra ricerca saranno presto disponibili. 

Nel suo libro Age Later, si sofferma sulla metformina, una molecola usata per combattere il diabete, come chiave per la longevità. Ma quanto è efficace e sicura? 
Per 30 anni, la metformina è stata usata non solo per i pazienti diabetici ma anche per trattare altre condizioni come l'artrite, l'influenza, ecc. Essendo un estratto della Galega officinalis, tra il 1920 e il 1950, è stata impiegata per diverse malattie legate all'invecchiamento. Solo più tardi è stato riconosciuto il suo potere di abbassare la glicemia nei diabetici. Ma funziona efficacemente anche nei non diabetici ed è sicura per l'uso a lungo termine, visto che ci sono persone che hanno assunto metformina per 60 anni senza problemi, vivendo fino a 100 anni. Inoltre, la metformina è utilizzata clinicamente anche per altre indicazioni, come l'aumento di peso, la sindrome dell'ovaio policistico nelle giovani donne, e recentemente è stato dimostrato che, se presa nei primi 3 giorni da Covid, riduce del 50% il rischio di ospedalizzazione, morte e lungo Covid. Quindi, è evidente che la sua azione non si limita solo al diabete, ma si estende più ampiamente alla regolazione dell'invecchiamento e del metabolismo. 

Qual è il ruolo attuale e potenziale dei peptidi e dei farmaci senolitici nella ricerca sulla longevità? 
I peptidi giocano un ruolo importante. Un esempio è Ozempic, un potente peptide GLP- 1. Oltre a questo, ce ne sono alcuni in fase di sviluppo che possono prevenire o addirittura migliorare la perdita di massa muscolare negli adulti più anziani. Quindi, i peptidi, come l'insulina che è anch'essa un peptidico, rappresentano un metodo importante per le future terapie anti-invecchiamento. I farmaci senolitici, d'altra parte, sono ancora in fase sperimentale e si rivolgono agli adulti più anziani che accumulano molte cellule senescenti, o "zombie", che dovrebbero essere eliminate. Finora, l'eliminazione non è stata un successo, ma c'è un enorme investimento e la speranza che i senolitici, anche se non prolungano la vita, possano almeno migliorare la qualità della vita riducendo il carico delle cellule senescenti negli adulti più anziani. È un campo di ricerca molto interessante. 

Metendo da parte i farmaci, quali sono le principali abitudini che dovremmo adottare per aumentare le nostre possibilità di vivere fino a 100 anni? 
Raggiungere i 100 anni, per ora, richiede geni specifici della longevità. Ma per superare gli 80 anni, i 4 pilastri fondamentali sono: esercizio fisico; alimentazione corretta; sonno sufficiente; e connessioni sociali. Per quanto riguarda il sonno, questo vale a qualsiasi età. Tuttavia, i giovani spesso affrontano problemi perché restano fuori fino a tardi, fanno binge-watching, ma devono comunque svegliarsi presto la mattina, quindi non dormono il giusto. Per gli adulti più anziani è un po' diverso; possono avere difficoltà a dormire bene anche se ne hanno l'opportunità. Ciò che serve sono circa 8 ore in una stanza buia, senza telefoni, elettronica o altre distrazioni. L'ultima cosa importante sono le relazioni sociali. Avere connessioni ha una base biologica. Con il Covid, abbiamo visto che le persone anziane molto isolate erano molto depresse, non stavano bene e odiavano quello stato di isolamento. Quindi, tutte queste abitudini—esercizio, alimentazione, sonno e vita sociale—hanno una base biologica legata alla longevità. 

Tutto questo ci farà vivere fino ai fatidici 120 anni, come dice qualcuno?
Alcuni sostengono che 120 anni potrebbe essere il massimo, ma in realtà, l'analisi statistica indica che 115 anni è un limite superiore più probabile. Tuttavia, Madame Jeanne Clément ha vissuto fino a 122 anni, quindi il limite di 115 è soltanto statistico, non assoluto. Attualmente, moriamo prima degli 80, quindi abbiamo 35 anni di aspettativa di vita che potremmo iniziare a migliorare rapidamente. Non sono sicuro se 120 sia il nostro limite ultimo, potremmo potenzialmente superarlo, ma l'obiettivo attuale è di raggiungere almeno i 100 anni e oltre. 

Come evolverà la ricerca sulla longevità nei prossimi anni? 
Penso che ci sarà una crescente pressione e accelerazione man mano che le persone capiscono cosa sta succedendo in questo campo. Riguarderà anche il pubblico, con l'apertura di cliniche della longevità pubbliche, medici specializzati e biotecnologie. Anche le aziende farmaceutiche stanno iniziando a concentrarsi sull'invecchiamento. C'è un microcosmo, anzi un vero e proprio macrocosmo in crescita. Del resto, quando anche i miliardari della tecnologia investono nella longevità, dicendo che sarà rivoluzionaria come internet e che è ovvio che possiamo fermare l'invecchiamento, diventa un fenomeno dirompente. Persino i giovani miliardari, come quelli delle criptovalute, vogliono investirci perché si rendono conto che la longevità è la nuova frontiera da esplorare quando si è giovani e ricchi. Insomma, c'è molta eccitazione rispetto a quando sono entrato in questo campo e la gente mi diceva che ero pazzo a concentrarmi sull'invecchiamento. Allora era solo una speranza. Ora siamo tra la promessa e la realizzazione della longevità estesa. Ma mi lasci dire una cosa... 

Prego.
La ricerca sulla longevità non riguarda solo gli adulti più anziani. Ma anche le persone che sopravvivono al cancro, a cui diamo chemioterapia e radiazioni che accelerano il loro invecchiamento biologico. I bambini che sopravvivono al cancro possono avere attacchi di cuore già a 35 anni. Dobbiamo aiutarli. Abbiamo anche bisogno di assistere le persone con HIV che si ammalano 10 anni prima dei loro coetanei, gli individui disabili che non possono muoversi e aumentano di peso, e i poveri in tutto il mondo che vivono 20 anni in meno dei ricchi, anche in città come Milano. Inoltre, se vogliamo andare su Marte, non ce la faremo se prima non risolviamo l'invecchiamento, perché potremmo soffrire di attacchi di cuore o cancro lungo il cammino e non fare ritorno. Quindi, la motivazione per la ricerca va ben oltre chi invecchia. È qualcosa di cui abbiamo assolutamente bisogno per migliorare la vita di tante categorie di persone.

2 aprile 2024

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