La Palestina debutta in Coppa d’Asia con l’Iran: «La nostra presenza è un monito al mondo»

di Slavatore Riggio

Dal 7 ottobre, dopo la risposta di Israele agli attacchi di Hamas, � cambiata la vita della Nazionale del c.t. Makram Daboub, 70 giocatori sono stati uccisi, sono stati sospesi i campionati in Cisgiordania. �I ragazzi controllano le notizie sul telefonino ogni minuto�

La Palestina debutta in Coppa d’Asia con l’Iran: «La nostra presenza è un monito al mondo»

Il debutto di oggi della Palestina in Coppa d’Asia (� la terza partecipazione), alle 18.30 contro l’Iran, servir� ai giocatori – e tra questi c’� chi ha perso casa, famiglia e amici – per ricordare al mondo l’esistenza di una nazione martoriata. Dal 7 ottobre, dopo gli attacchi di Hamas e la risposta di Israele, � cambiata infatti la vita della Nazionale del c.t. Makram Daboub. Sono stati sospesi i campionati in Cisgiordania ed � tantissima la paura. Anche perch� dall’inizio del conflitto, secondo alcune stime, sarebbero rimasti uccisi 70 giocatori palestinesi.

Il calcio e la guerra

Un conto che sale se si comprendono anche tecnici e preparatori. Come la morte del c.t. della Nazionale olimpica, Hani Al-Masdar, avvenuta alcuni giorni fa. C’� chi non ha risposto alla convocazione, chi ha invece raggiunto in Qatar la Nazionale, ma � evidente come sia difficile, se non impossibile, pensare solo alla partita d’esordio contro l’Iran. O alle altre due avversarie del girone, gli Emirati Arabi Uniti e Hong Kong. Il sogno sarebbe la qualificazione al secondo turno, risultato mai centrato prima d’ora. Sarebbe un mezzo per �issare la nostra bandiera e per affermare la nostra identit�, queste le parole del commissario tecnico. E ancora: �Non � facile concentrarsi sulla partita. I ragazzi controllano ogni minuto le notizie sui telefonini, in albergo, sul bus, anche durante gli allenamenti. Ma dobbiamo farcela, abbiamo una grande responsabilit�. Siamo gli ambasciatori del nostro Paese, dobbiamo ricordare al mondo che la Palestina esiste�.

La Palestina nel calcio

Riconosciuta dalla Fifa solo nel 1998, la Nazionale palestinese, soprannominata la squadra dei �Leoni di Canaan�, esiste da oltre un secolo, quando era ancora colonia britannica e partecip� alle qualificazioni per i Mondiali del 1934 e 1938, vinti entrambi dall’Italia. Quella squadra, per�, � finita con la nascita di Israele e, per la prima vera selezione, bisogna arrivare al 1962, a pi� di 60 anni fa. Nulla per questa squadra � stato facile e anche quest’anno la formazione palestinese si � presentata in Qatar senza quasi tutti i giocatori della Striscia di Gaza. Gli unici che ce l’hanno fatta, Mohammed Saleh e Mahmoud Wadi, arrivano direttamente dall’Egitto, dove giocano. �In queste partite la nostra presenza deve servire come monito al mondo, per raccontare quello che sta succedendo e per ricordare a tutti che anche noi abbiamo il diritto di partecipare alle competizioni sportive – ha detto Musab al-Battat, il capitano della squadra –. La speranza � che quello che stiamo vivendo ci spinga a fare sempre meglio, per ottenere quei risultati che i nostri tifosi e la nostra gente meritano�.

La punta di diamante della squadra � Oday Dabbagh, attaccante cresciuto col mito di Robin Van Persie e dello United. � stato il primo calciatore palestinese a giocare in Europa. Oggi si diverte con il Charleroi, in Belgio, e su di lui si ripongono la maggior parte delle speranze della squadra.

Senza stadi

Ma dopo questa Coppa d’Asia cosa ne sar� della Nazionale palestinese? Gli stadi sono stati in gran parte distrutti. Infatti, dal 2011 Israele sostiene che gli impianti sportivi vengano utilizzati come base di lancio dei missili, quindi sono obiettivi legittimi da colpire. Se non sono buttati gi�, sono utilizzati per rinchiudere i prigionieri, come nel caso dello Yarmouk Stadium di Gaza. Immagini devastanti, che per� non hanno fermato la Nazionale. Che ha un solo obiettivo: regalare speranza al proprio popolo. �Durante il ritiro in Algeria abbiamo provato a scollegare i social, a isolarci mentalmente, � stato come essere dentro a una bolla, ma dopo gli allenamenti, a volte, qualcuno ha saputo di aver perso un amico o un familiare. Ora giocheremo per chi combatte, per chi muore, per chi si sacrifica, per chi difende la patria. Hanno distrutto anche la sede della federazione a Gaza, ma non ci arrenderemo� ha concluso Mohammed Bassim, centrocampista 28enne.


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14 gennaio 2024 (modifica il 14 gennaio 2024 | 10:54)

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