Unione europea, lo stop dei Conservatori a Orbán: se vuole entrare sostenga l’Ucraina
La mossa di Ecr tiene aperto il dialogo con il Ppe. Ma Meloni vedrà il premier ungherese
DALLA NOSTRA INVIATA
LUSSEMBURGO Il sogno del premier ungherese Viktor Orbán di creare un grande gruppo di destra più radicale al Parlamento europeo che unisse i deputati del Rassemblement national di Marine Le Pen con quelli di Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni e i propri di Fidesz è naufragato ancora prima di iniziare. Anche l’olandese Geert Wilders, fondatore del Partito per la libertà (Pvv) e ora forza di governo, ci aveva sperato. Ma non ci sono le condizioni. Resta però la buona intesa tra Meloni e Orbán, che lunedì sarà a Roma per un colloquio in vista del Consiglio europeo di giovedì e venerdì, che deciderà i posti chiave dell’Unione europea.
I conservatori dell’Ecr vanno per la loro strada e due giorni fa hanno accolto il partito sovranista romeno Aur, scatenando la reazione degli eurodeputati di Orbán: «Fidesz non condividerà mai un gruppo al Parlamento con Aur, conosciuto per la sua posizione estrema anti-ungherese» ha dichiarato il leader del gruppo a Strasburgo Mate Kocsis. L’eurodeputato ungherese ha ribadito che per Fidesz «questo non è negoziabile». Ma l’ingresso in Ecr, nonostante l’ipotesi fosse stata avanzata in febbraio dallo stesso premier ungherese, non era al momento sul tavolo.
Tra i motivi di criticità soprattutto l’atteggiamento filorusso di Budapest che viene considerato inaccettabile. Per ammettere Aur, il cui leader è persona non grata in Ucraina per le sue posizioni politiche, l’Ecr ha «chiesto una dichiarazione scritta formale sul loro sostegno unilaterale alla causa ucraina», ha spiegato il copresidente del gruppo Nicola Procaccini di FdI: «Senza la dichiarazione — ha sottolineato — l’ingresso in Ecr non sarebbe stato possibile perché noi siamo stati da sempre a fianco di Kiev». Ha anche aggiunto che «se un domani anche Orbán volesse entrare in Ecr, dovrebbe fare lo stesso».
Il segnale dell’Ecr è utile per tenere aperto il dialogo con il Ppe, che avrebbe preso le distanze dal gruppo conservatore se avesse fatto entrare Orbán. Questo potrà mostrare dei risultati nel momento in cui l’Ecr presenterà i propri candidati per la guida delle commissioni parlamentari, che spetteranno loro in base al metodo D’Hondt: i candidati devono comunque essere votati dagli altri partiti e il sostegno dei popolari sarà fondamentale. Intanto Renew Europe sta cercando di riconquistare la terza posizione tra i gruppi, dopo essere stato scalzato dall’Ecr che è salito a quota 83. Ieri il partito belga Les Engagés ha aderito al Partito democratico europeo e a Renew Europe. Vale però un solo eurodeputato. «Si tratta del primo di una serie di arrivi», ha detto Sandro Gozi, segretario generale del Pde.
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