

Occhi puntati sulle ore 20 per i risultati delle elezioni in Francia: i francesi vanno al voto per il primo turno delle elezioni legislative il 30 giugno. Ma non sarà quello il momento in cui effettivamente si saprà chi avrà vinto. Vediamo perché.
Il presidente Emmanuel Macron dopo i risultati delle elezioni europee dello scorso 6-7 giugno ha deciso di sciogliere il parlamento per una elezione lampo.
Non si poteva ignorare atto del risultato del Rassemblement National di Marine Le Pen e l'oggettivamente brutto risultato del partito di Macron. Ma al tempo stesso l'elezione lampo è stata anche una strategia per il presidente di provare a lasciare poco tempo a Le Pen e a Jonathan Bardella (leader del partito e candidato primo ministro) dell'Rn di organizzarsi, sfruttando anche l'idea che la paura della vittoria dell'estrema destra fa ancora in parte dell'elettorato.
Infatti, pur essendo Rn il primo partito - secondo gli ultimi sondaggi - con un voto su tre, i partiti anti lepenisti ottengono comunque gli altri due voti su tre.
Per capire bene il valore e i possibili esiti di questo voto bisogna ricordare le due particolarità del sistema politico francese.
Il primo è la legge elettorale. La Francia ha sposato e utilizza stabilmente un sistema a doppio turno sia per l'elezione del presidente che per il parlamento.
La seconda è che si tratta di un sistema semipresidenziale. È l'architettura costituzionale della Quinta Repubblica Francese: un presidente eletto direttamente dal popolo e un premier espressione del parlamento.
Sia il presidente che il parlamento sono eletti con un doppio turno. Per il presidente funziona esattamente come la legge italiana dei sindaci: tutti i candidati si presentano al primo turno, se nessuno raggiunge la maggioranza assoluta, si fa un ballottaggio tra i due più votati. Con questa legge, Macron ha battuto al ballottaggio Marine Le Pen sia nel 2017 che nel 2022, ma con una percentuale in crescita per la leader dell'Rn: 33% nel 2017 e 41% nel 2022.
Ma attenzione: questa del 30 giugno non è un'elezione presidenziale. Il presidente è e resta Emmanuel Macron, che ha sciolto le camere e indetto elezioni legislative. Le ultime furono nel 2022, due mesi dopo le elezioni presidenziali. Le legislative francesi prevedono che il territorio sia diviso in 577 collegi uninominali a doppio turno. In ogni collegio si presentano i candidati dei vari partiti, non il partito e basta. E i più votati al primo turno (se non hanno raggiunto il 50% dei voti) si sfidano in un ballottaggio sullo stesso territorio. Il più votato, va in parlamento.
Insomma, è come se i 577 parlamentari venissero eletti come 577 sindaci in Italia.
Perché tutte queste precisazioni? Perché i risultati complessivi delle elezioni del 30 giugno si sapranno solo dopo il ballottaggio, il 7 luglio.
Ma non vuol dire che il 30 giugno non sia importante. Le urne resteranno aperte dalle 8 del mattino fino alle 18, e fino alle 20 nelle città più grandi. Fino alle 20 è vietata la diffusione di qualsiasi exit poll o proiezione.
Dalle 20 invece si avranno subito le prime proiezioni - non risultati reali quindi - che diranno due cose:
1) La percentuale di voti ricevuta dai singoli partiti: il Rn prenderà più o meno del 33% dei voti che ha preso alle europee e che gli sono attribuiti dai sondaggi? Nel 2022 prese il 18%.
2) La forbice dei seggi: non sarà come detto possibile dare il numero dei seggi che avranno in parlamento i vari partiti prima del secondo turno. Ma gli istituti di analisi come Ifop forniranno una forbice di seggi che seppur ampia stima già - sulle basi dei voti del primo turno e della loro distribuzione geografica - il numero di seggi per partito. Si potrà dire se quindi Le Pen e i suoi alleati hanno possibilità di raggiungere la maggioranza assoluta dei seggi e quindi poter esprimere il primo ministro, che a differenza del presidente, deve ottenere la fiducia del parlamento.
Alle 20 di domenica 30 giugno avremo quindi le proiezioni con percentuale per partito e forbice dei seggi. Non si tratterà di exit poll, ma di stime sullo spoglio già avviato nelle zone dove le urne hanno chiuso alle 18.
Il modello statistico che permette di elaborare le proiezioni diffuse poi alle ore 20 si basa su campioni rappresentativi del voto francese affinati a ogni elezione per caratteristiche geografiche (tra metropoli, periferie, zone rurali) e politiche (feudi dominati dalle varie forze politiche).
L'Ifop, il più antico istituto di sondaggi francese, utilizza questo metodo dal 1965 con 300 seggi elettorali, con un certo successo.
Comincia il venerdì sera e la legge vieta di diffondere risultati prima che gli ultimi seggi abbiano chiuso alle ore 20 in grandi città come Marsiglia e Parigi. Chi trasgredisce e pubblica qualcosa prima delle ore 20 può essere punito con una multa fino a 75mila euro. ll divieto è abbastanza rispettato in Francia ma non dai media stranieri, in particolare quelli francofoni che non sono sottomessi alla legge francese.
In alcune recenti elezioni era quindi un classico monitorare i siti dei giornali belgi e svizzeri che - non essendo sottoposti alla disciplina della legge francese - diffondevano sondaggi e presunti exit poll a urne aperte. Con affidabilità molto parziale.
Ormai esiste anche un nome per questa sorta di canale clandestino che passa dai social ad alcuni media stranieri: “Radio Londres”, in ricordo dell'emittente usata dal Generale De Gaulle in esilio nella capitale britannica durante l'Occupazione.
Le fughe di notizie che cominciavano a circolare online già a metà mattina di domenica, prendendo lo spoglio dei territori d'oltremare e dei francesi che vivono all'estero, dove le urne aprono e chiudono prima, non è detto che ci siano anche quest'anno. Ma se ci fossero sicuramente rimbalzeranno sui media di tutta Europa, alla ricerca di un'indicazione di come andrà a finire. Ma per il fischio finale bisognerà comunque aspettare almeno una settimana.