
Tesla, un giudice blocca il pacchetto retributivo record di Musk: stop al piano da 56 miliardi
MILANO – Il maxi-piano retributivo di Elon Musk, valore fino a 56 miliardi, è a rischio. La Tesla potrebbe esser costretta a rivedere il pacchetto di opzioni assegnate al suo fondatore. Un giudice del Delaware ha infatti deciso di annullarlo, annotando che questa remunerazione senza precedenti è stata approvata in modo improprio dal consiglio di amministrazione del produttore di auto elettriche e ha depauperato gli azionisti della società.
Una decisione che comporta – qualora dovesse esser confermata in appello – che Tesla dovrà ricominciare da capo e presentare una nuova proposta. Come nota la Bloomberg, lo stesso Musk – che non ha mai tentato di esercitare le sue opzioni – negli ultimi tempi è andato in pressing sul board della casa automobilistica, chiedendo di puntellare la sua partecipazione (la sua richiesta esplicita è stata di salire dal 15 al 25%) per avere maggior controllo degli investimenti in Intelligenza artificiale, che è diversamente pronto a sviluppare fuori.

Per i curiosi delle cronache patrimoniali, per altro, l’ipotetica svalutazione a zero del pacchetto che oggi vale oltre 50 miliardi di dollari farebbe precipitare la ricchezza di Musk sotto i 155 miliardi, scivolando così al terzo posto nella classifica dei Paperoni che da un paio d’anni guarda dall’alto.
Il giudice ha dato ragione ad alcuni azionisti, che avevano fatto causa sostenendo che la decisione di concedere quel pacchetto astronomico di stock options a Musk mancava di trasparenza e di motivazione e che lo stesso Musk avrebbe dettato i termini del suo compenso. "L'iter che ha portato all'approvazione del piano è stato profondamente viziato", si legge nel provvedimento.
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Per i ricorrenti, il pacchetto retributivo del fondatore della Tesla, Elon Musk, è “il più grande nella stora dell’umanità” perché nel 2018 il consiglio di amministrazione che gliel’ha assegnato era "supino", composto in gran parte da suoi amici. Fossero stati “indipendenti” non avrebbero mai dato il via libera a quel piano di compensi fino a 56 miliardi di dollari, che d’altra parte era stato condannato dai proxy advisor come ISS e Glass Lewis, che per l’occasione avevano annotato come "qualsiasi confronto relativo dell'entità della sovvenzione sarebbe simile” a raffrontare “una pila di monetine contro una di dollari".