Ponte Morandi, la sentenza è più vicina
GENOVA. La svolta nel processo sulla strage del Ponte Morandi (43 vittime il 14 agosto 2018 nel collasso dell’infrastruttura sull’A10) si materializza a fine udienza. Quando uno degli avvocati difensori spiazza il collegio dei giudici presieduto da Paolo Lepri, profilando la rinuncia alla deposizione di 100 testimoni sugli oltre 300 previsti: è un aggiornamento forse cruciale sui tempi del dibattimento, la cui incognita principale era rappresentata proprio dalle audizioni dei testi a difesa, e rende altamente probabile la lettura della sentenza entro un anno. Terminata questa fase processuale - di fatto la terza, dopo che sono stati sentiti i testimoni della Procura e alcuni imputati - toccherà ai periti in precedenza nominati dal gip. È vero che il loro studio sulle cause è stato svolto nella forma dell’incidente probatorio e quindi già con valore processuale, ma saranno comunque riascoltati e sarà un momento nodale. Infine sarà la volta delle spontanee dichiarazioni degli inquisiti che non si sono sottoposti all’esame (in trenta hanno manifestato la volontà di muoversi in questo modo).
A giudizio ci sono dirigenti e tecnici, o ex, di Autostrade per l’Italia, di Spea Engineering e del ministero delle Infrastrutture. Gli addebiti sono a vario titolo di omicidio stradale plurimo, falso e attentato alla sicurezza dei trasporti: tra i principali inquisiti figurano l’ex ad di Aspi Giovanni Castellucci e i suoi più fidati dirigenti Michele Donferri Mitelli, ex responsabile nazionale manutenzioni, e Paolo Berti, ex direttore centrale operazioni, oltre a Roberto Ferrazza, provveditore alle opere pubbliche di Liguria e Piemonte. Le novità di ieri allontanano lo spauracchio della prescrizione, che in un primo momento si pensava avrebbe cancellato alcuni reati nell’ottobre 2024. E però nelle scorse settimane i pm Massimo Terrile, Walter Cotugno e Marco Airoldi hanno ricalcolato i termini. Secondo il nuovo schema, gli omicidi colposi semplici, le lesioni gravi semplici, le lesioni stradali e l’attentato alla sicurezza dei trasporti si prescriveranno il 14 febbraio 2026. Nel 2031 toccherà all’attentato alla sicurezza dei trasporti aggravato dal disastro, nel 2033 agli omicidi colposi stradali per gli imputati i cui incarichi sono cessati prima del 2008, mentre nel 2036 agli omicidi colposi per gli imputati con incarichi cessati dopo il 2008. Nei mesi scorsi era stato Cotugno a lanciare l’allarme sulla possibile conclusione delle udienze a dicembre 2025, contestato in seguito dai giudici che hanno stigmatizzato l’eccessiva attenzione del pm a questioni non inerenti specificamente il Morandi. Sul tema era intervenuto pure il procuratore capo Nicola Piacente, auspicando una durata del procedimento «compatibile con la sua complessità».
Non va dimenticato che, oltre alle 100 rinunce annunciate in chiusura di udienza, altre si materializzano giorno per giorno. Ieri mattina per esempio sono state cancellate tre deposizioni su cinque e la più significativa è risultata quella di Mario Campedelli, geometra ed ex tecnico di Spea Engineering (società un tempo nello stesso gruppo di Autostrade e delegata ai monitoraggi). «Non ebbi mai l’impressione - ha ribadito in tribunale - che qualcuno alterasse i risultati dei test. Le prime valutazioni fondamentali venivano compiute dai direttori di tronco, sui quali non mi consta fossero esercitate pressioni da dirigenti più alti». Campedelli ha tuttavia concluso spiegando di non essersi mai occupato direttamente del viadotto Morandi.