Frode Pnrr, le finte imprese che rubavno i soldi: a capo un ex campione di sci
Inchiesta della Guardia di Finanza di Venezia, coordinata dalla Procura europea: 22 arresti, tra cui l'ex sciatore Alexander Mair. Fondi riciclati in ville, appartamenti, criptovalute, Rolex, Lamborghini e Porsche
S’intascavano la prima tranche dei fondi Pnrr destinati alle piccole e medie imprese per l’internazionalizzazione, la digitalizzazione, l’innovazione e la competitività nel sistema produttivo, e sparivano. I primi 150 mila euro dei 300 mila richiesti da ogni azienda sono infatti a fondo perduto, invece la seconda metà non solo va restituita in quattro anni, benchè a tasso agevolato, ma soprattutto è legata alla realizzazione del progetto presentato insieme alla domanda di finanziamento. E in questo caso inesistente: sarebbe dovuto consistere nell’apertura di filiali all’estero, nella partecipazione a fiere e mostre in altri Paesi, nella creazione di siti Internet in varie lingue, per esempio. È il motore della maxi frode scoperta dalla Guardia di Finanza di Venezia, coordinata dalla Procura europea e coadiuvata dai nuclei speciali e dai cinofili, che ha individuato 23 imprese fittizie operanti in mezza Italia: quattro sono a Venezia, una a Verona. A capo dell’organizzazione l’ex campione di sci Alexander Mair, 53 anni di Bressanone, e la compagna ucraina Zhanna Zozulya, ucraina residente a Bussolengo, giovedì arrestati mentre da Bratislava stavano andando all’aeroporto di Vienna per volare ad Atene.
In carcere il patròn della Pistoiese Calcio
Fanno parte dei 22 soggetti finiti in manette per aver usato «cartiere» ad hoc o inattive per ottenere i fondi Pnrr presentando bilanci e progetti falsi. Su richiesta del procuratore europeo delegato, Donata Patricia Costa dell’Ufficio di Venezia, il gip di Roma, Mara Mattioli, ha emesso dunque 24 misure cautelari (due sole le donne coinvolte, entrambe ucraine), eseguite il 4 aprile. Otto persone sono finite in carcere: oltre alla coppia, c’è il patròn della Pistoiese Calcio, Maurizio De Simone, «partecipe della associazione a delinquere, procuratore di Des Group srl e dipendente (e amministratore di fatto) della società di consulenza aziendale Omav Srl, che ha emesso fatture per prestazioni professionali relative alle società beneficiarie delle frodi». Perquisita anche la sede del club.
Un gruppo variegato
Altre 14 persone sono ai domiciliari, tra cui un veronese, un bassanese (irreperibile) e il paziente di una comunità di recupero per tossicodipendenti di Feltre. Altri due soggetti, tra cui Franco Mazzarotto, commercialista di Jesolo, sono stati interdetti a svolgere attività professionale e commerciale. A parte due austriaci, incensurati, gli indagati hanno precedenti penali per frodi fiscali, truffa, riciclaggio e bancarotta (qualcuno anche per spaccio di droga), accuse contestate anche in questo caso e allargate, per alcuni, all’associazione per delinquere. Altre due persone, tra cui un notaio di Avellino, sono indagate, mentre sei sono state solo perquisite. Duecento finanzieri hanno eseguito perquisizioni, intercettazioni telefoniche e ambientali in Veneto (escluse Vicenza e Padova), Lombardia, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Toscana, Lazio, Campania e Puglia.
Operazioni sospette sell'erogazione di 17 milioni
Ma l’organizzazione criminale operava anche in Austria, Slovacchia e Romania. I soggetti destinatari delle misure cautelari sono prestanome e intestatari delle società fittizie e poi ci sono tre commercialisti (oltre a Mazzarotto uno lombardo e l’altro pugliese) e un notaio che inviavano le domande di finanziamento a Simest. Società del Gruppo Cdp che dal 1991 sostiene la crescita delle imprese italiane all’estero, ha collaborato con gli inquirenti e precisa: «Le operazioni sospette, da noi segnalate preventivamente fra gennaio 2022 e settembre 2023 riguardano erogazioni per 17 milioni di euro. I controlli hanno consentito di bloccare la maggioranza delle operazioni prima dell’erogazione».
Proventi riciclati in ville, Rolex, Lamborghini e Porsche
«L’indagine è partita nell’ottobre 2022, da accertamenti sull’affidamento di 1,2 miliardi di euro di fondi Pnrr a livello nazionale, di cui 94 destinati ad aziende venete — spiega il colonnello Fabio Dametto, comandante del Nucleo di polizia economico-finanziaria —. Noi ci siamo concentrati sui 9 milioni indirizzati a 74 imprese veneziane: 72 li hanno impiegati legittimamente, due no. Palesavano bilanci floridi ma non presentavano la dichiarazione dei redditi nè fatturazioni. Sono state ricondotte al commercialista di Jesolo, al quale afferivano per lo stesso motivo altre imprese fuori dal Veneto e così, seguendo i flussi finanziari grazie anche a un centinaio di segnalazioni sospette di banche italiane e Financial intelligence Unit estere, abbiamo ricostruito questa rete di società fittizie». Coinvolta in attività di riciclaggio e autoriciclaggio di profitti illeciti ma anche nella creazione di crediti inesistenti nel settore edilizio (bonus facciate) e per il sostegno della capitalizzazione delle imprese (Ace) per 600 milioni di euro. Sequestrati insieme a ville, appartamenti, importanti somme in criptovalute, Rolex, gioielli Cartier e auto di lusso, come Lamborghini, Porsche e Audi Q8. Beni nei quali venivano appunto riciclati i proventi illeciti.
Una macchina internazionale
Attraverso le 23 aziende filtro i soldi del Pnrr sparivano in Romania, Slovacchia e Austria — dove l’organizzazione aveva basi logistiche e conti —, per essere spesi nei beni di lusso ora sotto sequestro. Le «cartiere» venivano invece trasferite a Roma, Milano e Napoli e cancellate dai registri, per essere trasformate in imprese edili dedite alla ristrutturazione di edifici (bonus facciate appunto), con un altro rappresentante legale, falsi crediti e finti aumenti di capitale.
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