Spari a capodanno, Pozzolo è indagato per lesioni. I carabinieri gli sequestrano le armi
Biella — La chiamata da un numero anonimo al 112 nel cuore della notte. Sei ore più tardi, nella caserma dei carabinieri del comando provinciale di Biella, il rifiuto di consegnare i vestiti appellandosi all’immunità parlamentare. Infine l’iscrizione nel registro degli indagati con le prime accuse di lesioni colpose, accensioni ed esplosioni pericolose, omessa custodia di armi. La revoca del porto d’armi e il sequestro della North american arms, una mini-pistola da borsetta calibro 22 con la quale il deputato di Fratelli d’Italia (Fdi) Emanuele Pozzolo avrebbe ferito alla coscia sinistra Luca Campana, 31 anni, sono gli ultimi atti di avvio dell’indagine sullo sparo di Capodanno nella sede della Pro Loco di Rosazza, un borgo di 99 anime a 70 chilometri da Torino, in provincia di Biella.
È l’1.30 del primo gennaio quando i carabinieri di Biella, coordinati da Mauro Fogliani, arrivano nella sala della Pro Loco in via Mentana: qui 30 invitati, tra i quali il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, sua sorella Francesca, la sindaca del paesino e alcuni bambini, hanno trascorso la notte di San Silvestro affondando le forchette nelle pietanze portate da casa.
Il cenone è finito, la sala è già rassettata quando si presenta il deputato di FdI per salutare Delmastro. «È allegro», racconta un testimone. Improvvisamente estrae la pistola dal taschino per mostrarla ai presenti e parte un colpo, che ferisce Campana, padre di due figli di sette e quattro anni. Il trentunenne si guadagna da vivere come elettricista specializzato per una ditta che installa sistemi di videosorveglianza. È stato invitato alla cena in qualità di genero del capo scorta di Delmastro.
Ferito, Campana viene trasportato d’urgenza all’ospedale di Ponderano: lo operano per estrarre l’ogiva calibro 22 dalla coscia sinistra, appena sotto il gluteo, e poi lo dimettono con 10 giorni di prognosi.
Prima di affondare la schiena nel letto di casa, a Candelo, una piccola frazione distante cinque chilometri da Biella, Campana racconta la sua versione dei fatti ai carabinieri. Avrebbe indicato proprio Pozzolo come l’uomo che impugnava la pistola al momento dello sparo.
Più evasivo l’indagato. Pozzolo, lunedì, s’era affrettato a precisare: «Confermo che il colpo è partito accidentalmente da una pistola da me regolarmente detenuta, ma non sono stato io a sparare». La versione non convince. Confligge con le testimonianze rese ai militari dagli altri commensali. Come sono andati i fatti, lo stabiliranno gli accertamenti irripetibili sull’arma e sulle eventuali tracce di polvere da sparo rilevate attraverso lo stub, il tampone a freddo passato su entrambe le braccia, oltre che sul giaccone, sul pile e sui jeans di Pozzolo per intercettare i residui di bario, antimonio e piombo. La matrice del tampone è stata inviata ai Ris di Parma per gli esami di laboratorio. Così come la pistola e l’ogiva estratta dalla coscia di Campana, che deciderà nelle prossime ore se sporgere una denuncia nei confronti di Pozzolo.
Da parte sua, il deputato di Fdi si è appellato all’immunità parlamentare rifiutandosi di consegnare ai carabinieri i vestiti sui quali comunque è stato eseguito lo stub. «Lo ha fatto perché non aveva abiti di ricambio», s’affrettano a precisare da Fdi.
Per i pm di Biella coordinati dalla procuratrice capo Teresa Angela Camelio non c’era ragione di appellarsi all’immunità perché «non era stato chiesto all’onorevole di sottoporsi a perquisizione personale o domiciliare».
Intanto la prefettura di Biella ha disposto nei confronti di Pozzolo, 38 anni, originario di Vercelli, la revoca del porto d’armi, oltre al sequestro delle altre pistole che aveva in casa. Sono in corso altri accertamenti sulla licenza per avere una pistola rilasciato al deputato. L’esponente della nuova leva di Fratelli d’Italia al momento resta l’unico indagato per lo sparo al cenone di Rosazza, che ha rischiato di finire in tragedia.