Birra Baladin, la raccolta di fondi online sfiora i tre milioni di euro (in tre giorni)
di Fabio Sottocornola
Le importazioni di birra italiana in Irlanda, Gran Bretagna e Stati Uniti sono cresciute del 16% nel 2023. A riprova che la bevanda made in Italy, realizzata con nostre materie prime, è ormai un’eccellenza a livello qualitativo riconosciuta anche all’estero. Secondo un’analisi di Coldiretti su dati Istat, diffusa in occasione del San Patrick Day che si celebra il 17 marzo, giornata in cui scorrono fiumi di birra, l'export nei tre Paesi anglosassoni rappresenta quasi la metà del valore totale delle vendite di birra italiana all'estero. Un mercato che lo scorso anno ha sfiorato i 280 milioni di euro.
di Fabio Sottocornola
Questa eccellenza poggia sul lavoro di oltre 1.000 birrifici italiani, che hanno fatto crescere il valore condiviso del comparto a 9,4 miliardi di euro e oltre 700 milioni in accise annue, che si sommano alla contribuzione fiscale ordinaria. Così, come era stato illustrato agli Stati generali della birra, nel gennaio scorso, che avevano raccolto per la prima volta i protagonisti della filiera brassicola, e convocati da Cia-Agricoltori Italiani insieme a Unionbirrai, che associa i birrifici indipendenti.
di Redazione Economia
Importante anche il tema dell'indotto, visto che la filiera della birra artigianale italiana offre lavoro a circa 93 mila addetti, mentre i consumi di birra in Italia sfiorano i 38 litri pro capite, spiegano Coldiretti e il Consorzio della birra italiana, per un totale di 2,2 miliardi di litri. Le prospettive future sono rosee: la filiera agricola della birra sta infatti crescendo, con la ricerca di produzioni sempre di maggiore qualità, per fare di questa bevanda un prodotto 100% con materie prime italiane.
di Redazione Economia
Ma è qui che si annida il problema. Se nel malto d'orzo c'è un fabbisogno che supera il 50% della domanda, nel caso del luppolo solo il 5% di quello consumato dai produttori italiani è prodotto nel nostro Paese, spiega Cia. Anche dal punto di vista della tassazione ci sarebbe bisogno, secondo il presidente Cia, Cristiano Fini, di un intervento perché «la tassazione è eccessiva». Così, come si sente la necessità di «un’innovazione del quadro normativo, che appare datato e incapace di sostenere la crescita di un settore così cambiato», prosegue Fini. «Tante sono le sfide decisive per il futuro della filiera. A partire da quella più grande, che è quella della sostenibilità economica, sociale ma soprattutto ambientale delle produzioni e di tutta la filiera, in un tempo in cui i mutamenti climatici stanno mettendo a repentaglio lo stesso futuro della birra nel mondo», conclude il presidente di Cia.
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