Il discorso di Xiprima del Terzo Plenum sui «Cinque punti della coesistenza pacifica»:«Non alzeremo cortine di ferro»

diGuido Santevecchi

Il presidente cinese parla alla vigilia del Terzo Plenum del Comitato centrale comunista. Un conclave che in passato ha lanciato grandi riforme

Ha tenuto un bel discorso questa mattina Xi Jinping (e sarebbe bellissimo potergli credere). Il punto più alto della sua orazione lo ha toccato con questa frase: «Nell’era della globalizzazione economica, non abbiamo bisogno di scavare fossati che ci dividano ma di costruire ponti di comunicazione. Non dobbiamo alzare una cortina di ferro ma spianare le vie della comunicazione». 

Il Partito comunista cinese ha il culto e l’ossessione delle ricorrenze e il presidente ha parlato per celebrare i 70 dei «Cinque principi della coesistenza pacifica» enunciati dal mitico Zhou Enlai, braccio destro di Mao Zedong e volto raffinato e dialogante della Repubblica popolare cinese. Quei Cinque principi delineavano la politica estera della integrità territoriale di ogni Paese; non aggressione; non interferenza negli affari interni degli altri; uguaglianza; coesistenza pacifica. Zhou Enlai li aveva proclamati visitando l’India nel giugno del 1954, impegnato a cercare la distensione con il rivale storico sulla frontiera himalayana. Ora Xi li ha rispolverati, alla vigilia di un altro appuntamento storico per il Partito-Stato: il 15 luglio si terrà il Terzo Plenum del Comitato centrale uscito dal XX Congresso del 2022. 

Nel Terzo Plenum del 1978 Deng Xiaoping tracciò la nuova stagione di apertura per portare la Cina fuori dall’isolamento e dal pauperismo imposti dal maoismo puro e duro; nel 1993 sempre nella terza sessione plenaria e sempre su impulso del Piccolo timoniere Deng fu lanciata «l’economia socialista di mercato»; nel 2013 fu sancita la prevalenza delle regole di libero mercato nella gestione dell’industria e dei commerci (promessa di Xi non mantenuta, come dimostra da ultimo la vicenda dei 230 miliardi di dollari di sussidi statali al settore delle auto elettriche). 

Vedremo che cosa uscirà dal conclave di luglio, che è stato ritardato di un anno rispetto al calendario tradizionale, presumibilmente a causa dei dubbi di Xi e compagni di fronte alla necessità di cambiare il modello di crescita ora che il settore immobiliare ha esaurito la sua spinta trainante ed è sprofondato sotto il peso del debito. 

Non bisogna fare affidamento sul comunicato che riassumerà in un linguaggio retorico e involuto il Terzo Plenum. Rileggendo il documento cruciale del 1978, ci si accorge che la parola «mercato» non c’era e le «riforme» erano citate appena due volte. Solo sei anni dopo l’espressione «riforma e apertura» si conquistò un posto nella storia. Al momento, Xi Jinping ha coniato due nuovi slogan: «Sviluppo di alta qualità» e «Nuove forze produttive». La propaganda del Partito li rilancia incessantemente da mesi. 

Oggi il segretario generale comunista ha fatto solo un accenno al Terzo Plenum che riunirà dal 15 al 18 luglio i 376 membri del Comitato centrale (il numero è presunto, perché la campagna anticorruzione continua a mietere vittime eccellenti: ieri sono stati espulsi dal Partito e degradati i due ultimi ex ministri della Difesa). 

Xi dice che il suo governo prepara «importanti misure per l’approfondimento delle riforme» ed è impegnato a «creare un ambiente più conforme alle regole di mercato e alle norme internazionali». Promesse che ormai non incantano più i governi e gli investitori internazionali. Ha chiuso il capitolo economico ricordando che «la modernizzazione della Cina, con il suo popolo di oltre 1,4 miliardi di cittadini rappresenta un mercato gigantesco». Niente di nuovo. 

Il discorso è stato ricco di suggestioni di politica internazionale. Xi ha assicurato che la Cina non cerca l’egemonia ma vuole costruire ponti di cooperazione per uno sviluppo pacifico. Ha dichiarato che Pechino sceglie la prosperità condivisa. «Di fronte alla storia di pace e guerra, di sviluppo o scontro, abbiamo bisogno ora più che mai di attenerci ai Cinque principi della coesistenza pacifica». 

Però, la sua Cina non ha voluto mai condannare l’aggressione russa all’Ucraina; continua a minacciare la libertà democratica di Taiwan; allunga le mani sul Mar cinese meridionale violando la sovranità delle Filippine. E in sala, tra i dignitari internazionali riuniti per ascoltare l’orazione di Xi mancavano rappresentanti dell’India, lo Stato al quale era stato rivolto l’impegno dei Cinque principi settant’anni fa.

28 giugno 2024

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