Lega, 40 anni di storia in 20 foto simbolo: da Bossi secessionista a Salvini «patriota»

40 anni di Lega in 20 foto
Da secessionisti
a «patrioti»

Claudio Bozza e Marco Cremonesi

Fondare la Lega Nord, 40 anni fa precisi, costò 102.000 lire. Il 12 aprile 1984, davanti al notaio Franca Bellorini di Varese, si presentarono Marino Moroni (rappresentante di commercio), Giuseppe Leoni (architetto), Emilio Sogliaghi (odontotecnico) e Pierangelo Brivio, cognato del futuro Senatùr. A guidare quella truppa, che voleva dar voce al malessere del Nord contro «Roma ladrona», c’era, con la futura moglie Manuela Marrone, un certo Umberto Bossi da Cassano Magnano: un 43 enne che girava la Lombardia (e non solo) in lungo e in largo rivendicando autonomia e cercando di fare proseliti.

L’«Umberto»
, piuttosto squattrinato e per questo ribattezzato «El Mantegnù» (il mantenuto, ndr), girava con una Citroen 2cv. In tanti lo canzonavano, lui ribatteva con «vaffa» a raffica. Era convinto fino al midollo della sua battaglia politica, ma di certo mai avrebbe immaginato che, 10 anni dopo, sarebbe arrivato al governo, con il primo Silvio Berlusconi premier. È una storia (40 anni in 20 foto) tutta da raccontare, quella della Lega Nord. Fatta di successi vertiginosi (e imprevedibili) e di cadute rovinose, che dopo l’addio forzato di Bossi a causa dello scandalo dei diamanti del tesoriere Belsito, prima ha perso la parola «Nord» e poi, con la leadership di Matteo Salvini, ha ribaltato la missione dei «padri fondatori» del Carroccio, che da secessionista-indipendentista è diventato sovranista e patriota.

1983

L’esordio della Liga VenetaCon il simbolo della Serenissima, la Liga Veneta (neonato movimento autonomista) nel 1983 riesce a eleggere i due primi parlamentari della storia: Achille Tramarin (nella foto a sinistra) e Graziano Girardi. Questo traguardo è un grande riconoscimento per le istanze politiche del «Nord», che chiede una rappresentanza specifica a Roma, dove si decide. È questo l’assunto che convince ulteriormente il giovane Bossi a cambiare passo.

1984

Il giorno della fondazioneIn dieci pagine (a destra l’atto ufficiale), controfirmate dal notaio Bellorini, vengono stabilite tutte le cariche e le regole della Lega Autonomista Lombarda, nata su ispirazione del valdostano Bruno Salvadori. Il 12 aprile 1984 è il giorno della fondazione. E c’è un obiettivo preciso: «Scopo della Lega è il raggiungimento della autonomia amministrativa della Lombardia. Ciò realizza le aspirazioni delle popolazioni locali ad un autogoverno, che tenga conto della necessità di uno sviluppo sociale legato alle caratteristiche etniche e storiche del popolo lombardo». «Erano affiatati, sembrava un’allegra compagnia — ricorda oggi il notaio Franca Bellorini — erano venuti per costituire un’associazione a difesa della cultura, delle origini e delle tradizioni lombarde: mai avrei immaginato che, quel giorno, quell’atto notarile avrebbe segnato un crocevia della politica italiana».

1987

Così nacque il SenatùrAlle elezioni politiche del 1987 Bossi si candida in Parlamento e viene eletto per la prima volta senatore nel collegio di Varese. È una svolta storica per i nordisti. Questo traguardo vale a Bossi il soprannome di Senatùr («senatore» in dialetto varesotto), con cui è conosciuto ancora oggi, nonostante sia stato più anni alla Camera che a Palazzo Madama.

1990

La Lega Nord e il dio PoLa Lega Lombarda di Bossi , nel 1989, dà vita alla Lega Nord, a cui si federeranno numerosi movimenti autonomisti. Bossi convoca il primo raduno di Pontida, dove accorrono decine di migliaia di sostenitori per la cerimonia del giuramento. Nel 1996 nascerà poi la Festa dei Popoli padani, resa celebre dal rito dell’ampolla, con l’acqua del Po, prelevata dalla sorgente del Monviso e versata poi nella Laguna a Venezia.

1992

Il trionfo durante TangentopoliMentre Tangentopoli spazza via la Dc e tutti i partiti della Prima Repubblica, alle elezioni politiche del 1992 la Lega di Bossi fa un pieno di voti mai visto: con l’8,6% il partito riesce a eleggere ben 80 parlamentari.

1994

La prima volta al governoIl rapporto con Silvio Berlusconi, che conoscerà numerosi alti e bassi, porta la Lega Nord per la prima volta al governo nel 1994, con la discesa in campo del Cavaliere. Questo primo sodalizio durerà però solo pochi mesi. Bisognerà attendere il 2001 perché il rapporto riprenda, dopo anni scanditi da scontri durissimi.

1995-2000

L’onda della secessioneTra il ‘95 e il 2000, Bossi alza molto i toni dello scontro politico. Bossi chiede la secessione del Nord sull’onda del vecchio slogan: «Roma ladrona, la Lega non perdona». Il Sole delle Alpi è il simbolo di questa battaglia, che porta anche alla fondazione del parlamento padano, che si riunirà in diverse città del Nord.

2004

La malattia del Senatùr e l’inizio della fineLa mattina dell’11 marzo 2004, Bossi viene colpito da un ictus cerebrale, che lui in seguito chiamerà «lo sciopòn». In un primo momento si teme il peggio. Poi Bossi, dopo una lunga riabilitazione in una clinica nel Canton Ticino (tenuta segreta), riappare dopo molto tempo per un comizio. La paresi provocata dalla malattia costringe il leader a limitare la sua attività politica. È l’inizio di una lenta, quanto inesorabile, caduta politica.

2012

Lo scandalo dei diamanti e le dimissioniIl 5 aprile 2012, Bossi è costretto a dimettersi da segretario della Lega. È un passo obbligato dopo che un’inchiesta scopre una maxi truffa ai danni dello Stato, che vede in prima linea tra gli accusati Francesco Belsito, tesoriere del partito, il Senatùr e suo figlio Renzo assieme ad altri esponenti leghisti di spicco. Roberto Maroni sarà tra protagonisti della «notte delle scope», manifestazione alla Fiera di Bergamo, durante cui la «base» chiede pulizia nel partito. I magistrati scoprono che i rimborsi elettorali venivano utilizzati dal partito per comprare oro e diamanti in Tanzania. La frattura con la base storica dei militanti è durissima. Così come le condanne nel processo.

2013

L’era Maroni e l’ascesa di SalviniLo scandalo dei diamanti, che porterà poi la Lega a dover risarcire lo Stato con 49 milioni di euro, azzera di fatto la classe dirigente. Roberto Maroni, scomparso nel 2022, prende la guida del partito, ma poi lascia l’incarico quando diventa governatore della Lombardia. Matteo Salvini, che da tempo stava lavorando alla scalata, viene eletto segretario del Carroccio nel dicembre 2013. La nuova leadership abbandona progressivamente lo storico dogma della secessione della Padania e sposta il partito sempre più a destra. Dal secessionismo si passa al nazionalismo: Salvini, da ora in poi, punterà ad allargare il consenso in tutto il Paese.

2014

La maglietta con Putin al CremlinoIn più occasioni, Salvini esprime vicinanza alla Russia di Vladimir Putin. Davanti al Cremlino e al Parlamento europeo indossa una maglietta con il ritratto di Putin e dichiara pubblicamente di preferire il leader russo al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. La Lega stabilirà poi un rapporto di collaborazione politica con Russia Unita, partito putiniano. (foto: Stefano Cavicchi)

Addio al «Nord», arriva il «No Euro»La parola «Nord» è ormai svanita dal vocabolario salviniano. E alle Europee del 2014 viene sostituita nel simbolo dallo slogan «No Euro». Salvini parte in tour per le più grandi città italiane e a Firenze, per contestare Angela Merkel, attacca un cartello ai piedi della copia del David in piazza della Signoria.

2018

Nasce il governo «gialloverde»Il 14 maggio 2018, dopo una crisi istituzionale senza precedenti (durata quasi 3 mesi), M5S e Lega si dicono disponibili a sostenere Giuseppe Conte come premier. Nasce così il governo «gialloverde», che durerà 461 giorni.

2019

Il boom alle Europee col 34%Alle Europee del 2019, la Lega a trazione sovranista conquista oltre il 34% dei voti. A Bruxelles e in Italia è una radicale svolta politica. Salvini proverà poi a sfruttare questo enorme bottino elettorale per accrescere il suo peso nel primo governo Conte.

La ribalta del Papeete (con bufera)Nell’estate del 2019, Salvini è all’apice del consenso. Al Papeete, stabilimento balneare di Milano Marittima, da ministro dell’Interno arriverà a calarsi nei panni di dj. Scoppia una bufera politica.

I «pieni poteri» e la spallata fallitaForte del trionfo alle Europee, Salvini arriva a chiedere «pieni poteri» per governare. Ma la spallata finirà nel peggiore dei modi. Il governo «gialloverde» crollerà, ma ne nascerà uno di colore opposto, tra Pd e M5. In pieno agosto, lo scontro che si consuma al Senato tra il leader leghista e Conte è durissimo.

2021

L’appoggio a Draghi e il prezzo elettoralePer il leder leghista la decisione più difficile, nel febbraio del 2021 e in piena pandemia, è il sostegno al governo di unità nazionale guidato da Mario Draghi. Senza nemmeno la possibilità di scegliersi i ministri. Nella consapevolezza che, con Giorgia Meloni all’opposizione, ci sarebbe stato un conto elettorale. Nelle previsioni sue e del partito, un prezzo comunque più basso di quello che gli avrebbe fatto pagare il suo elettorato tradizionale — piccole imprese, partite iva e commercianti — qualora avesse deciso di non entrare nella stanza dei bottoni.

2022

Il giuramento da vicepremier (ridimensionato)Nel settembre del 2022, dopo aver fatto cadere con Berlusconi il governo Draghi, la Lega subisce il tracollo elettorale: l’8,8% è lontanissimo dai risultati di tre anni prima alle Europee, ma anche la metà di quelli delle politiche 2018, che poi diedero vita al governo «gialloverde». La premier è Meloni, lontanissima con il quasi 26% di Fratelli d’Italia. Salvini è vicepremier (insieme ad Antonio Tajani) e ministro delle Infrastrutture.

2023

A Pontida con Le PenLa svolta a destra, che in alcuni momenti pareva potesse essere meno netta, diventa scelta indiscutibile. Marine Le Pen, leader del Rassemblement national francese, nello scorso settembre è l’ospite d’onore del raduno di Pontida. È l’alleata più importante all’interno di Identità e democrazia (Id), ma non è nemmeno la più a destra, titolo che spetta ai tedeschi di Alternative fur deutschland (Afd). Nel dicembre dello stesso anno, tutti i partiti europei che formano Id si danno appuntamento alla Fortezza da Basso di Firenze, il mese scorso a Roma. Ma senza Afd.

2024

Il «Ponte» e il braccio di ferro con gli alleati«L’Italia dei sì» è il titolo della campagna che Salvini conduce in tutta Italia per presentare le infrastrutture che sta realizzando da ministro dei Trasporti. L’opera simbolo è il Ponte sullo stretto di Messina, ma il vicepremier è anche assai fiero del «pragmatismo» contenuto nel nuovo codice degli appalti a cui aveva dovuto rinunciare ai tempi del governo Conte. Il tentativo di cambiare passo sulle infrastrutture coincide con il braccio di ferro interno al centrodestra: il leader leghista, alle Europee, in vista delle Europee di giugno va ben più a destra rispetto alla premier Meloni e a Tajani di Forza Italia.