Schlein lancia la corsa per le Europee: “Per il Pd è il calcio d’inizio. Prima i programmi, poi liste aperte”

Ai Tiburtina Studios va in scena il Pd come lo vorrebbe Elly Schlein: centinaia di persone, di tutte le età, ragazzi e vecchi compagni, seduti a cerchio a parlare di ambiente, salari, diritti, pace. Tutti con delle cuffie giganti che si illuminano, modello “silent party”, e che riportano gli interventi di chi parla al microfono in varie lingue. Pure la segretaria se le infila, queste strane cuffione fluo. Si fa immortalare dal suo social media manager, Guglielmo Masin, e accetta l’azzardo: “Pubblica, pubblica. Ora ci faranno un meme”.
Chissà se la segretaria dentro di sé pensa: magari fosse sempre così. Magari la campagna per le Europee del Pd fosse così semplice da gestire: solo a parlare di grandi temi, in buon ordine, dando voce a tutti. Verrà il momento delle liste e il puzzle non sarà di quelli a incastri facili. Lei, a domanda, sorride: “Certo, verrà il momento delle liste, più avanti. Ma oggi parliamo di temi. Di programma. Sei tavoli, centinaia di persone a discutere. Un partito aperto, dove non si decide in una stanza fra capi”. Sarà questo anche un modello per la compilazione delle liste, cioè tanta società civile, tanti esterni in lizza? “Questo – risponde – è il nostro calcio d’inizio per le Europee. Un percorso aperto alla società, al mondo produttivo, del lavoro, alle associazioni, al terzo settore”. Un percorso aperto ai cattolici, lo dimostrano gli inviti, a partire da Rosy Bindi. “Tutti si devono sentire a casa”, replica Schlein.
Il Forum Europa dei dem, sotto la regia di Peppe Provenzano, può essere letto, ovviamente, come la contro-Atreju del Pd, certo. Perché il calendario combacia, anche se Schlein giura che la coincidenza non era voluta. Però dice anche altro. Racconta del tentativo della leader di chiamare davvero a raccolta tutto il partito. Oggi hanno parlato Rosy Bindi e Paolo Gentiloni. Domani c’è l’atteso ritorno di Romano Prodi. E di Enrico Letta.
Bindi è stata applauditissima. Non farà la “federatrice” del centrosinistra, scherza lei: “Sciocchezze”. E nemmeno riprenderà la tessera dem. Però la sua sola presenza serve a Schlein a smontare la narrazione che i cattolici non siano coinvolti nel suo progetto. Certo, Bindi torna a modo suo. Parla di pace e in un modo che non collima con la linea ufficiale del Pd. “Adesso la guerra è dentro l'Europa – dice dal palco - Possiamo dire che è la forza della politica e non quella delle armi che vi metterà fine?”. Applausi. Gentiloni invece dice una cosa diversa. E ribadisce la posizione dem. Cioè “sostegno economico, militare, all'Ucraina, senza tentennamenti”. Segue un monito significativo: “Dico no al mesto corteo dei sonnambuli: il sostegno all'Ucraina è necessario per evitare le minacce che incombono sull'Europa, perché o capiamo che 'oggi in Ucraina, domani in Europa' o prendiamo un abbaglio colossale”.