Obesità e sovrappeso, prevenzione inizia a scuola. Un adulto su tre non conosce i rischi
Con la campagna di informazione Feel Good percorsi formativi nelle scuole per studenti, docenti, genitori. L'appello: investire sull'educazione sanitaria e riconoscere l'obesità nei Livelli essenziali di assistenza
Parlare di obesità e sovrappeso nelle scuole? Lo ritiene utile la quasi totalità degli studenti intervistati e a quasi sei ragazzi su dieci piacerebbe partecipare a un progetto dedicato a questi temi. Un adulto su tre, invece, ammette di essere disinformato su sovrappeso, obesità e rischi correlati. Sono alcuni dati emersi dall’indagine «Prevenire l’obesità e i suoi rischi è possibile», che rientra tra le attività previste da Feel Good, la campagna di informazione e sensibilizzazione sull’obesità rivolta ad adolescenti e adulti attraverso attività di formazione, prevenzione e coinvolgimento attivo dei cittadini, a partire dai più giovani.
La campagna nelle scuole
La campagna, promossa da Cittadinanzattiva in collaborazione con Federfarma e col sostegno non condizionato di Novo Nordisk, ha coinvolto in tre Regioni (Lazio, Sicilia, Piemonte) gli studenti di cinque scuole superiori (Istituto di istruzione superiore «Tommaso D’Oria» di Ciriè, Torino; Istituto di istruzione superiore «Giovanni Sulpicio» di Veroli (FR); Liceo Scientifico «Giuseppe Peano» di Roma; Liceo ginnasio «Mario Cutelli e Carmelo Salanitro» di Catania; Istituto professionale «Pietro Piazza» di Palermo) e di 105 farmacie, nelle stesse città, che hanno aderito all’iniziativa.
Nelle scuole circa 150 ragazzi hanno svolto un percorso informativo-formativo interattivo on line, realizzato da esperti e mirato ad acquisire conoscenze di base su tre tematiche specifiche: benessere fisico e psichico, promuovere la body positivity, riconoscere e affrontare fenomeni di body shaming nella vita quotidiana e online.
Un percorso analogo di formazione è stato riservato ai docenti e alle famiglie per rafforzare il ruolo della comunità educante nella prevenzione e nel sostegno alla cura della obesità.
Studenti «informatori di salute»
Gli studenti, a loro volta, sono stati protagonisti di una formazione peer to peer rivolta ai compagni dei cinque istituti, svolgendo il ruolo di «informatori di salute»; hanno poi somministrato un questionario anonimo ai compagni delle altre classi del proprio istituto. Sono stati raccolti 325 questionari. Ebbene, uno studente su due considera l’obesità «una patologia in grado di determinare una situazione di malattia», per quasi due alunni su cinque è un disturbo alimentare; per due studenti su tre non esiste un’unica causa che determina l’obesità, ma più cause legate tra loro (predisposizione genetica, cause ambientali, patologie, farmaci, ecc.). I ragazzi obesi sono più soggetti ad atti di bullismo (lo sostiene oltre il 90%) e hanno più difficoltà a inserirsi in un gruppo (lo dice quasi il 70% degli intervistati).
Da parte loro, le 105 farmacie che hanno partecipato all’indagine hanno somministrato un questionario agli utenti per rilevare il grado di consapevolezza dei fattori di rischio. Ebbene, dai 1043 questionari compilati da persone mediamente molto istruite è emerso che ben il 29 per cento ammette di saperne poco o nulla quando sente parlare di sovrappeso, obesità e rischi correlati.
Rispetto alle cause, quattro persone su cinque le attribuiscono a errati comportamenti personali o stili di vita non congrui, tre su quattro alla compresenza di patologie o alterazioni metaboliche. Più della metà degli intervistati riconosce l'importanza dei fattori genetici o della predisposizione familiare mentre le condizioni socioeconomiche e i fattori psicologici non sono percepiti da molti come una causa significativa. Che l’obesità non dipenda solo dalla buona volontà del singolo è una consapevolezza diffusa (lo sostiene oltre l’80%). Allo stesso tempo, quasi sette cittadini su dieci intervistati in farmacia la considerano una vera e propria malattia e quasi l’85% ritiene che abbia un impatto al pari di altre patologie croniche.
Obesità infantile, i rischi
L’obesità infantile è uno dei principali fattori di rischio per lo sviluppo futuro di molte malattie croniche come diabete tipo 2, asma, disturbi cardiovascolari, malattie muscolo-scheletriche ma anche problemi psicologici.
Nel nostro Paese, secondo i dati (2019) del sistema di sorveglianza «OKkio alla Salute», coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità, il 20,4% dei bambini di 8-9 anni è in sovrappeso e il 9,4% obeso.
I dati (2022) del sistema di sorveglianza «HBSC Italia» (Health Behaviour in School-aged Children-Comportamenti collegati alla salute dei ragazzi in età scolare, dagli 11 ai 17 anni) - anch’esso coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità -, evidenziano che il 18,2% dei ragazzi tra gli 11 e i 17 anni è in sovrappeso e il 4,4% obeso.
Il ruolo delle farmacie
«La farmacia è il primo luogo di contatto del cittadino con il Servizio sanitario nazionale, quell’anello di congiunzione che permette a tutti di accedere, ovunque sul territorio, agli stessi servizi e prestazioni sanitarie» ricorda il presidente di Federfarma Marco Cossolo, che aggiunge: «L’obesità è una patologia da non sottovalutare e le farmacie vogliono dare il loro contributo; per questo supportiamo con convinzione il progetto Feel Good, poiché è in sintonia con la quotidiana attività svolta dalle farmacie di comunità, dove il farmacista accoglie, informa e orienta il cittadino su salute e corretti stili di vita».
Inserire l'obesità nei Livelli essenziali di assistenza
«Come evidenziano i risultati della campagna Feel Good – commenta Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva – c’è molto da investire, soprattutto nella popolazione giovanile, anche in termini di educazione sanitaria, per rimuovere barriere di carattere soggettivo che frenano ancora troppe persone nel considerare la gravità delle conseguenze cui si può andare incontro. Per farlo, la scuola e anche i social media possono essere il contesto privilegiato per i ragazzi e le ragazze. Allo stesso tempo, – prosegue Mandorino – è imprescindibile che le istituzioni sanitarie del nostro Paese investano per favorire i percorsi di diagnosi e cura per chi ne è affetto; innanzitutto riconoscendo l’obesità nei Livelli essenziali di assistenza (Lea) e rafforzando Centri ed equipe specializzate e integrate che ad oggi sono insufficienti e presenti in maniera non uniforme sul territorio nazionale».
Programmi di promozione della salute
Tra le altre proposte avanzate da Cittadinanzattiva: implementare una campagna istituzionale di sensibilizzazione e informazione sull'obesità, per raggiungere bambini, adolescenti e genitori, incentivando nei curricula scolastici programmi di educazione civica mirati alla promozione della salute e del benessere (come indicato dalla Legge 92/2019, art. 3 comma 2); vigilare attraverso le Commissioni mensa e le Asl affinché siano rispettati i menù previsti dai contratti in essere, per garantire pasti sani ed equilibrati per le diverse fasce di età; mitigare l'impatto delle disuguaglianze socio-economiche sull'obesità, con interventi mirati a rendere l'accesso più equo a un’alimentazione sana e all'attività fisica; contrastare lo stigma sociale associato all'obesità.