DALLA NOSTRA CORRISPONDENTE
BERLINO — Sulla scheda ha scritto, naturalmente, il nome di suo marito. �Navalny�. Quando a sera, mentre sulla porta di Brandeburgo scendono gli ultimi raggi di sole, Yulia Navalnaya esce dall’ambasciata russa sulla Unter den Linden e ha termine questa lunga giornata passata in coda, spostandosi di metro in metro per sei ore fin dentro il cuore del potere putiniano a Berlino, anche lei pu� dire di non aver perso. A chi l’aspetta fuori, davanti alla cancellata di ferro battuto, dice semplicemente: �Siate coraggiosi, un giorno vinceremo�.
Yulia Navalnaya in fila per sei ore a Berlino, «Navalny» sulla scheda: «Siate coraggiosi, un giorno vinceremo»
In fila per sei ore a Berlino, la patria provvisoria della dissidenza. I selfie e gli abbracci, in mano un mazzo di rose e dopo il voto lo stesso invito di Aleksei a non arrendersi mai

Yulia Navalnaya in coda per votare fuori dall’ambasciata russa di Berlino (Schwarz/Afp)
Mai un gesto di rabbia, mai di nervosismo, un mazzo di rose gialle e rosse in mano, Yulia si � mossa per ore in mezzo alla sua gente accettando qualche selfie , e abbracciando qualcuno che le si avvicinava da dietro le transenne predisposte dalla polizia tedesca. � stata lei a consolare una ragazza che si � allontanata in lacrime, non viceversa. Non bastano i troll di Putin, che commentano su X il video del suo arrivo alle 12 �se chiamavo i miei amici eravamo di pi��, per sminuire o negare questa folla anti-putiniana e navalnyana che ieri ha circuito in una morsa pacifica l’ambasciata. Alle quattro del pomeriggio, lungo la Behrenstrasse sul retro, la gente continuava ad affluire e si disponeva in un serpentone a quattro file, prima di proseguire sulla Glinka e poi spuntare finalmente davanti alla imponente facciata. Trecento metri, tanto misura un lato dell’ambasciata russa a Berlino.
In questa coda di migliaia di persone, qualcuno con la bandiera bianca-blu-bianca (a cancellare dal drappo russo il rosso del sangue), qualcuno con un manifesto �Putin assassino�, una signora con un elegante trench azzurro coperto da scritte di spray giallo �stop war� e �Ukraine�, c’� la generazione, anzi le generazioni di russi che non vogliono vivere nella terra di Putin, l’ultima ondata di emigr� che — come in altri momenti del Novecento — trovano una patria provvisoria a Berlino. Ma non immaginateli rassegnati. Loro, la gran parte almeno, rispondono a Yulia che poco dopo la morte del marito ha detto, prendendone il posto: �Uccidendo Aleksei, Putin ha ucciso met� di me, met� del mio cuore e met� della mia anima. Ma ho ancora l’altra meta — e mi dice che non ho il diritto di arrendermi�. E qui non c’� nessuna voglia n� senso di resa.
Sono centinaia di migliaia i russi arrivati in Germania negli ultimi anni. Qui a Berlino hanno un giornale, qui si sente parlare russo in strada e sulla S-bahn, qui c’� stato due mesi fa il primo Congresso dei �sedicenti agenti stranieri� arrivati da tutto il mondo che — per sfregio a Putin da cui sono dovuti scappare — hanno scelto di chiamarsi come la sua propaganda li etichetta. Qui ha casa Yulia Navalnaya, qui � in carcere il killer del Tiergarten, l’agente del Gru che poteva essere scambiato per suo marito. Questo �, in breve, il quartier generale dell’opposizione.
L’ambasciata — che ieri hanno circondato fino quasi ad appropriarsene o, all’opposto, a sfidarla — � il simbolo della Russia �ufficiale�: un edificio largo un isolato che per tutto il tempo della Ddr rappresentava il vero potere sovietico sulla citt�, un palazzo appartenuto agli zar, confiscato da Hitler, bombardato e ricostruito, che � pi� grande del palazzo del presidente tedesco di Bellevue. Chiss� quali numeri sono usciti veramente dalle urne predisposte negli alti saloni, chiss� quante volte sar� stato scritto Navalny sulle schede, quante ne sono state annullate, quante ufficialmente attribuite a Vladimir Putin. Non lo sapremo mai. Di certo, sui profili social Yulia, Mikhail Khodorkovsky e tanti altri avevano dato indicazioni chiare e univoche: votate Navalny.
Quando Yulia ieri sera � uscita dall’ambasciata per fare le sue prime dichiarazioni pubbliche, per dire che �Putin � un gangster e un assassino�, ma soprattutto ripetere come diceva Aleksei �abbiate coraggio�, la tv di Mosca quasi in contemporanea mandava i primi risultati: l’88% del voto a favore di Putin. A Berlino c’era ancora una lunga coda che non aveva votato. Persone a cui il Cremlino mandava a dire, � inutile, voi non contate nulla. Ma loro ostinatamente, come fossero in democrazia, aspettavano l� sul marciapiede il proprio turno per scrivere un nome diverso su quelle schede inutili.
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18 marzo 2024 (modifica il 18 marzo 2024 | 07:15)
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