Musk, il compenso da 56 miliardi, la sede Tesla spostata in Texas e il taglio al 10% dei posti di lavoro
di Federico Fubini
Tesla non corre più: fra gennaio e marzo i ricavi della casa automobilistica sono scesi del 9% a 21,3 miliardi di dollari, registrando il primo calo trimestrale dal 2012. L’utile si è più che dimezzato, con un calo del 55% a poco più di 1,1 miliardi. È un rallentamento momentaneo o una brusca frenata? Il mercato se lo chiede da mesi e, per il momento, sembra propendere per la seconda risposta: da inizio anno il costruttore fondato da Elon Musk ha perso il 40% a Wall Street, scivolando a 450 miliardi di capitalizzazione di Borsa.
Certo, le giustificazioni non mancano per la discesa del primo trimestre. Tesla ha dovuto interrompere la produzione nella gigafactory di Berlino a causa di un incendio doloso e ha aumentato gli investimenti sull’intelligenza artificiale e sullo sviluppo di nuovi modelli elettrici a basso costo. Gli investitori sono però rimasti in particolare colpiti dal calo delle consegne e dai continui tagli dei prezzi attuati in Europa e Stati Uniti. Due indizi che evidenziano altrettante minacce incombenti per Tesla. Da un lato la minor crescita delle immatricolazioni di auto elettriche, che, eccezion fatta per la Cina, restano poco al di sopra del 4% delle vendite globali di automobili. Dall’altro, l’arrembante concorrenza cinese che sta sottraendo quote di mercato a Tesla nel mercato domestico e, sempre più, anche all’estero.
di Federico Fubini
Per affrontare queste sfide, Musk intende seguire una strada meno innovativa: premere a fondo sul pedale dei risparmi. Non a caso, una delle slide di presentazione dei conti si intitola «spremere ogni centesimo dal costo del veicolo» e mostra una linea di assemblaggio con molti componenti e soltanto quattro persone. Di recente, del resto, Tesla ha annunciato il maggior piano di licenziamenti della sua storia, che riguarderà il 10% della forza-lavoro mondiale, ossia oltre 14 mila dipendenti. Qualche giorno più tardi, la casa ha proposto all’assemblea degli azionisti di ripristinare il maxi-pacchetto retributivo da 56 miliardi di dollari per il ceo Musk, annullato dalla corte del Delaware a gennaio perché eccessivo e contrario agli interessi dei soci.
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