Alexej Navalny, il prigioniero spedito nell’Artico, fa ancora paura allo zar Putin

di Marco Imarisio

Non ha etichette ed � stato il primo leader russo 2.0, i giovani gli credono (e lo voterebbero): rimpatri� nonostante i tentativi di ucciderlo e venne arrestato. L’ultima mossa del Cremlino? Farlo sparire in una colonia penale segreta, ma...

Alexej Navalny, il prigioniero spedito nell’Artico, fa ancora paura allo zar Putin

Un fotogramma Alexej Navalny, 47 anni, in carcere durante il video collegamento per un’udienza in un processo a suo carico. Navalny � un attivista politico e blogger russo, ha ricevuto decine di condanne e rischia l’ergastolo (foto Afp)

Alexej Navalny non c’� pi�, ma � come se ci fosse ancora. Detenuto in una colonia penale nel remoto Artico russo, dove � stato ritrovato dai suoi legali dopo tre settimane senza nessuna notizia, nessun cenno sul luogo della sua detenzione. Non � la prima volta che succede, e accadr� ancora, con l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali del prossimo marzo. Impossibilitato a comunicare con l’esterno. Isolato, lontano da tutto. Chiuso in una cella di due metri per tre. Forse, non ne uscir� mai pi�. � nelle mani dei suoi nemici giurati, che hanno tentato di eliminarlo almeno un paio di volte. Poteva rimanere all’estero, dove sarebbe stato osannato come la voce pi� forte contro la verticale del potere che governa la Russia da oltre vent’anni. Ha scelto di tornare, ben sapendo che il suo destino sarebbe stato il carcere.

L’accanimento giudiziario e il tentato omicidio

Era stato condannato per la prima volta a cinque anni di reclusione nel luglio 2013, appropriazione indebita di patrimonio statale della societ� pubblica Kirovles. Accuse misteriose, atti mai resi pubblici. Dal 2011 al 2018 era stato condannato per altre dieci volte agli arresti amministrativi, in buona sostanza per il reato di adunata sediziosa. Nel gennaio del 2021, subito dopo il suo rientro in patria dalla Germania, � stato fermato per “violazione delle regole”. Non si era presentato in questura nelle date stabilite. Aveva una buona ragione per non esserci. Era in ospedale, tra la vita e la morte, dopo essere stato avvelenato dagli agenti di una squadra speciale del Fsb, il servizio segreto russo. Nel marzo del 2022 � riconosciuto colpevole per truffa aggravata, e condannato a 9 anni di reclusione. Alla fine del maggio di quell’anno, gli � stata presentata l’accusa di aver creato “una comunit� estremista”.

Accuse elencate in 196 volumi

Il 26 aprile 2023 gli sono stati concessi 10 giorni per leggere i 196 volumi della nuova causa nei suoi confronti. Il 4 agosto � stato condannato ad altri 19 anni di reclusione. Ma � assai probabile che la pena venga commutata in ergastolo, grazie a una legge della Duma che sembra fatta su misura per lui. Senza contare il fatto che Darya Trepova, la giovane donna che il 7 aprile del 2023 a San Pietroburgo ha fatto saltare in aria il blogger Maksim Fomin, detto Tatarsky, avrebbe confessato, chiss� come mai, di aver agito anche dopo aver recepito gli appelli a compiere atti terroristici che le sarebbero stati lanciati da parte dei suoi collaboratori emigrati all’estero. La ragione dell’accanimento di un uomo sepolto vivo o quasi non sta nelle inchieste giornalistiche del suo gruppo di lavoro che hanno svelato le incredibili ricchezze degli uomini del Cremlino che predicano frugalit� al loro popolo mentre accumulano ville e yacht nelle localit� pi� esclusive del mondo. Quella � ormai acqua passata, non c’� pi� nemmeno bisogno di fingere alcun francescanesimo, non esistendo pi� alcuna opposizione. La verit� � molto pi� semplice. Per anni, Vladimir Putin ha temuto il confronto con lui, con la sua popolarit�, con la sua capacit� di raggiungere un pubblico a lui inaccessibile, quello dei giovani.

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La sua attualit�: una presenza che incombe

Forse, questo timore esiste anche oggi. Perch� Navalny � ancora attuale. La sua presenza incombe. Il ricordo di quel che � stato capace di fare aleggia nella memoria collettiva e in quella di Putin, che in un ex ragazzo divenuto il primo politico russo 2.0, armato soltanto di un iPhone e dei suoi canali social, ha riconosciuto la propria nemesi. Il 20 agosto del 2020, quando fu avvelenato, stava tornando a Mosca da un viaggio elettorale a Tomsk e Novosibirsk, le due citt� universitarie della Siberia dove soffiava pi� forte, per quanto possibile, il vento del dissenso. Da l� a poco ci sarebbero state le elezioni locali, ennesimo banco di prova della strategia del “voto intelligente”, la sua invenzione pi� importante: concentrare le preferenze dell’opposizione sul candidato con maggiori possibilit� di farcela, a prescindere dal suo colore politico. Alle elezioni parlamentari del 2011, quando la sua carriera di nemico pubblico numero uno del Cremlino era appena agli inizi, aveva impedito a Russia Unita di arrivare all’agognato cinquanta per cento. � questa trasversalit� a rendere Navalny ci� che ancora oggi continua a essere.

Cresciuto in una guarnigione militare

Nato nel 1976, figlio di un militare e cresciuto in una guarnigione, � diventato il rappresentante degli elettori che dell’Unione sovietica hanno un vago ricordo, e soprattutto non la rimpiangono, non vivono nel mito della potenza perduta. Con i suoi slogan taglienti, come dimenticare la definizione di “nonno nel bunker” affibbiata a Putin, prende con s� liberali, comunisti, anche nazionalisti, chiunque sia contrario al potere di oggi. Crea meme a tutto spiano. Fa portare in manifestazione gli scopini del water comprati al discount, che richiamano quelli di lusso scovati nella villa di Putin a Sochi. Per anni, prolifera su YouTube. Diventa una specie di marchio. � il ragazzo della porta accanto che durante la breve stagione dei raduni di massa contro la staffetta Medvedev-Putin incita i passanti a unirsi al corteo: �Non rimanete fermi come dei mufloni�. Si � sposato giovane, come da tradizione, vive con moglie e due figli in un casermone di Maryno, all’estrema periferia di Mosca.

Nessuna etichetta, ma per l’Occidente � populista

Non � un reduce dell’Urss, non � un intellettuale, non � un oligarca. Non ha etichette. Pochi mesi prima dell’attentato di cui � vittima, la sua pericolosit� viene certificata da una ennesima legge ad personam, che proibisce la candidatura alle presidenziali alle persone che hanno risieduto all’estero. E qui cominciano i problemi. Soprattutto nostri. Diciamoci la verit�. Poco prima del suo avvelenamento, Navalny veniva ancora giudicato con una certa sufficienza dai media internazionali. Perch� se interpretato con il metro di giudizio occidentale, Navalny � un populista, uno che prende con s� tutti, che non fa distinzioni. Al quale viene da sempre rimproverato il peccato di giovent� del nazionalismo grande-russo e le dichiarazioni sulla Crimea, che non andrebbe restituita all’Ucraina, perch� �non si tratta di un panino al prosciutto che prima si prende e poi si restituisce�. Aggiungeteci gli studi a Yale come membro selezionato del “Greenberg World Fellows Program”, un programma creato nel 2002 per il quale vengono selezionati ogni anno su scala mondiale appena 16 persone con caratteristiche tali da farne dei “leader globali”.

Propaganda e sospetti infondati

Ed ecco i ditini alzati e i sospetti su di lui, alimentati dalla propaganda del Cremlino, che lo presentava come un personaggio ambiguo e un agente straniero al soldo dello Zio Sam, alla quale per molto tempo molti media internazionali hanno abboccato. Salvo poi ricredersi, davanti a un gesto eroico come la scelta di tornare in patria, ben sapendo cosa lo aspettava. Questa � la differenza con tutti gli altri. Non � un esule di lusso, come Gerry Kasparov o altri connazionali espatriati. � ancora un protagonista della politica russa, l’unica voce forte della dissidenza, mentre quelli “fuori” oggi si dividono sull’opportunit� del voto utile, l’unica idea partorita da una opposizione annientata e sterile al tempo stesso. Non si � limitato a parlare. Ha sempre ottenuto risultati. Le elezioni del 2020 in Siberia furono un trionfo. Proprio in questi giorni, Ksenya Fadeeva, la coordinatrice del suo movimento a Tomsk, � stata condannata a nove anni di carcere per “estremismo”. Nonostante il carcere e una voce sempre pi� flebile, Navalny fa ancora paura.

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17 gennaio 2024 (modifica il 17 gennaio 2024 | 14:02)

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