Un «missile» cinese sopra Taiwan:«È così che Pechino ci minaccia»

di Guido Santevecchi

L’allarme sugli smartphone mentre parla il ministro. Mancano tre giorni alle elezioni

Un «missile» cinese sopra Taiwan:

I Hou Yu-ih del partito Kmt, candidato (gradito a Pechino) alla presidenza

DAL NOSTRO INVIATO
TAIPEI - Il ministro degli Esteri Joseph Wu stava elencando alla stampa internazionale le molte azioni intimidatorie della Cina per interferire nelle elezioni di sabato, quando tutti i telefonini in sala e nell’isola hanno emesso un ululato. Sullo schermo � balzato in inglese un �Allarme presidenziale. Air raid. Missile sullo spazio aereo taiwanese�. Il signor Wu ha controllato il suo smartphone e ci ha informato pacatamente che �la Cina ha appena lanciato un satellite e il razzo che lo ha messo in orbita ha sorvolato il Sud della nostra isola. Lo fanno spesso, ma certo la scelta di tempo, il mancato preavviso, riportano alla loro strategia di provocazioni e minacce�. Poco dopo, Pechino ha comunicato di aver spedito in cielo il satellite Einstein, a fini scientifici. La Difesa di Taipei si � scusata per aver scritto �satellite� nella versione mandarina e �missile� in inglese: �Traduzione negligente�. Caso chiuso.

Attriti dal 1996

Ma il colpo di teatro satellitare � stato una prova della tensione per il voto del 13 gennaio che dar� a Taiwan un nuovo presidente, che potrebbe essere un uomo particolarmente sgradito a Pechino. Il ministro Wu ha ricordato che quando nel 1996 i taiwanesi andarono per la prima volta alle urne, i cinesi fecero piovere missili (veri) nello Stretto e solo l’invio di due portaerei americane calm� le acque. Ora Xi Jinping guida una superpotenza, le portaerei le ha anche Pechino e da mesi avverte i �compatrioti� dell’isola da �riunificare inevitabilmente alla Cina� che queste elezioni sono �una scelta tra guerra e pace�.

Nel mirino

Il monito pre-elettorale di Xi � mirato soprattutto contro William Lai Ching-te, del Partito democratico progressista (Dpp), 64 anni, medico e attuale vice della signora Tsai Ing-wen che esce di scena dopo due mandati. Otto anni durante i quali Xi ha chiuso ogni canale politico con la �provincia�, ordinato manovre militari per fare le prove di blocchi aeronavali o invasione e intimato a Washington di �non immischiarsi in una questione interna alla Cina�. Bollando Lai come �separatista distruttore della pace�, il Partito-Stato di Pechino lascia intendere che una sua vittoria avvicinerebbe Taiwan (e il mondo occidentale) alla resa dei conti.

�No all’indipendenza�

In passato, Lai si era proclamato �un lavoratore politico per l’indipendenza di Taiwan�. Reso pi� cauto dalle responsabilit� di governo (e dai consigli degli Stati Uniti che non vogliono un terzo fronte), ha corretto la sua posizione: ora dice che �non c’� alcuna volont� di proclamare l’indipendenza, la nostra isola � gi� sovrana di fatto e lo status quo nello Stretto serve l’interesse della stabilit� mondiale�. Ieri ha affermato che riprendendo il dialogo pragmatico con l’isola che non vuole farsi assorbire nell’impero cinese, Xi coglierebbe una grande opportunit�: quella di tornare responsabilmente nell’ordine internazionale. Ma non si illude e conclude: �Con le minacce militari, la coercizione economica, la disinformazione, l’infiltrazione, la Cina vorrebbe che invece di un presidente eleggessimo un suo governatore, come a Hong Kong. Sarebbe la fine della libert�.

� stato l’intervento pi� duro di Lai in questa campagna elettorale. Il candidato governativo, in vantaggio secondo i sondaggi, vuole mantenere le distanze dai due rivali: anzitutto Hou You-ih, ex comandante di polizia scelto dal Kuomintang (Kmt), pi� aperto a compromessi con i cinesi, che lo segue di pochi punti. Pi� indietro Ko Wen-jie, chirurgo ed ex sindaco di Taipei che insegue una imprecisata terza via. Il risultato del voto non � scontato. Tutti sono consapevoli della potenza distruttiva della Cina, ma nessuno ha la ricetta per placare Xi che fonda la sua richiesta di riunificazione sul principio che esiste �una sola Cina�, accettato cinquant’anni fa dalla comunit� internazionale.

Ma a quei tempi gli strateghi di Washington, guidati da Henry Kissinger, si illudevano che bastasse una dichiarazione di principio e che la Cina si sarebbe accontentata di diventare una potenza economica, tollerando una provincia separata e democratica.


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9 gennaio 2024 (modifica il 9 gennaio 2024 | 21:00)

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