Fadlun: “In piazza contro antisemitismo e stupri del 7 ottobre, ci aspettiamo una folta partecipazione come per Giulia Cecchettin”
«Questa non è una manifestazione per difendere Israele, ma contro l’antisemitismo, che non riguarda solo gli ebrei, colpisce tutta la società. Oggi sono gli ebrei, domani saranno altre minoranze».
Ha le idee chiare Victor Fadlun, presidente della comunità ebraica di Roma che, insieme all’Unione delle comunità ebraiche Italiane, ha organizzato la manifestazione di oggi pomeriggio a piazza del Popolo per ribadire un fermo no all’antisemitismo e al terrorismo. All’iniziativa, che partirà alle 19, parteciperanno anche l’attrice statunitense Moran Atias e la cantante israeliana Shiri Maimon che intonerà la struggente Coming home, la canzone dedicata agli israeliani in ostaggio di Hamas.
«Abbiamo deciso di scendere in piazza per dare un segnale anche contro l’indifferenza. Ora ci aspettiamo una condanna forte da parte della società civile, come è avvenuto dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin».
Presidente Fadlun perché avete deciso di organizzare questa manifestazione?
«Dal 7 ottobre abbiamo assistito allo sdoganamento dell’antisemitismo in modo occulto, ma anche in modalità esplicita con parole e concetti che non credevamo più possibili. Ci siamo trovati di fronte a eventi inquietanti come la profanazione delle pietre di inciampo o le scritte antisemite nel ghetto. Per questo riteniamo che la società civile prenda le distanze dell’antisemitismo che ha preso piede anche nelle scuole e nelle università».
Cosa intende con le modalità occulte?
«Penso a quello che è successo il 7 ottobre, quando si sente dire, ad esempio, condanno l’attacco barbarico di Hamas ma la colpa è della politica israeliana o di Netanyahu. Si pone sullo stesso livello chi compie atti barbarici con un livello politico, mescolando i terroristi con chi si difende dall’odio antisemita. L’attacco del 7 ottobre è stato un attacco contro gli ebrei, non contro Israele. Un vero e proprio pogrom».
All’appuntamento di oggi hanno aderito la maggior parte dei partiti politici. Anche Liliana Segre ha dato il suo sostegno. Cosa vi aspettate da questa iniziativa?
«Noi ci aspettiamo una folta presenza nella piazza di quella parte della società che prende le distanze e condanna l’antisemitismo e il terrorismo. Ci aspettiamo una presa di posizione forte del paese, l’Italia, che è una delle culle della democrazia occidentale. Il male più grave è l’indifferenza. Se si è indifferenti si è complici del male. Per questo dispiace che siamo stati noi delle comunità a prendere l’iniziativa».
Perché dice che le dispiace, chi l’avrebbe dovuta prendere?
«Non è il momento di fare polemiche, ma di essere uniti. Chi non viene ha fatto una scelta che sarà condannata dalla storia. Durante l’attacco antisemita sono state violentate tantissime donne e bambini. L’Italia è scesa in piazza dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin. Giustamente si è sollevata tutta la società civile ed è stato un momento importante di elaborazione per rimarcare il confine che non deve essere più superato. Perché non si è detta una parola sugli stupri di massa del 7 ottobre in cui sono state brutalizzate donne e bambini? Dove era la società civile? Perché non ha speso una riga su queste atrocità?».