Villongo, Marianna Soggetti assolta per le timbrature: «Chiedo al Comune 215 mila euro di danni»
L'impiegata ha fatto causa al Tribunale del Lavoro, anche per mobbing: «Una questione di giustizia, nella pubblica amministrazione tante cose da cambiare. Ora vorrei diventare segretario comunale»
I nuvoloni sopra il lago. In un sabato di marzo, di colorato a Tavernola ci sono soltanto i grappoli di una mimosa fiorita. Di fronte all’obiettivo che la fotografa, Marianna Soggetti si lascia andare a un sorriso imbarazzato. Il primo sorriso dopo due ore di racconto senza sosta, tra mille parentesi aperte e chiuse, mille riferimenti: «Ormai mi sono abituata a portare prove per ogni cosa che dico». Ci sarebbe da scrivere un libro: «Ho pensato di farlo».
Per la giustizia non è la «furbetta del cartellino» dei titoli di giornale che tanto la ferirono, ai tempi in cui i colleghi in municipio l’aiutavano a svicolare dai cronisti. Il giudice Anna Ponsero si è pronunciata in maniera opposta e il 19 maggio 2021 l’ha assolta con formula piena. Ma ora è Soggetti a rivolgersi al Tribunale del Lavoro, per chiedere 215 mila euro di risarcimento danni al «suo» Comune. A Villongo, è dipendente dal 2009 ed è tornata dopo il periodo di sospensione legato alla vecchia indagine per truffa, accusata di essersi auto assegnata ore e ore di straordinari. E pazienza se il suo contratto non li prevedeva. «È stato uno dei momenti più belli della mia vita, rientrare in ufficio e guardare negli occhi tutti quelli che mi avevano accusata ingiustamente».
La battaglia di Marianna Soggetti
A maggio la nuova causa sarà discussa in Appello, dopo che in primo grado il giudice Monica Bertoncini le ha riconosciuto 18 mila euro per il demansionamento subìto, limitatamente a una finestra temporale inferiore a quella sostenuta da lei con l’avvocato Roberto Trussardi. Da responsabile dell’area finanziaria, per poco più di un anno dal blitz della Guardia di finanza in Comune fino al rinvio a giudizio, Soggetti fu spostata alla segreteria, «dove di fatto ero disoccupata — racconta ora —. Mi affidarono giusto la gestione della posta. Chiedevo ai colleghi di darmi qualsiasi cosa da fare, loro mi allungavano qualche compito di nascosto per non essere ripresi». Cita i provvedimenti adottati in Comune all’epoca. Fu limitata la pausa caffè a soli due dipendenti alla volta: «In segreteria eravamo in tre, sembrava fatto apposta per isolarmi, anche se dai miei colleghi ho trovato sempre grande solidarietà». E poi le fu cambiato l’orario della pausa pranzo: «Non più dalle 13 alle 14, come tutti gli altri, ma dalle 14 alle 15, da sola, quando i locali chiudevano».
Per lei fu mobbing, così come ritiene di avere patito un danno d’immagine e di reputazione per la «risonanza» generata dall’inchiesta. Non secondo la giudice di primo grado, per la quale non c’è prova che di ciò fosse responsabile il Comune. Il presunto mobbing «altro non è — si legge nella sentenza — che il raggiungimento dell’apice di una conflittualità preesistente» con l’allora segretaria comunale Rossella Orlando, a luglio 2015 segnalata per iscritto da Soggetti per alcune pesanti irregolarità all’ex sindaco Maria Ori Belometti e al suo assessore al Bilancio Mario Vicini. Stando al giudice, manca «quell’intento persecutorio fine a se stesso», che caratterizza il mobbing. «Mobbing? Non ho mai sentito parlare di mobbing, ma poi non ho nessuna dichiarazione da fare», replica Orlando, in realtà chiamata a testimoniare in aula. Oggi presta servizio nei comuni di Zanica, Cenate Sotto e Telgate. «Personalmente non ho mai fatto del mobbing alla Soggetti. Si è sentita danneggiata dall’eco dell’inchiesta? Doveva pensarci prima», è la risposta dell’ex sindaco Belometti. Quando le viene fatto nottare che l’impiegata è stata assolta, aggiunge: «Del caso se ne occupò l’assessore Vicini, commenterò alla fine».
«Sembrava un film»
Perché Soggetti, appunto, va avanti: «Andrò fino in fondo, non per una questione economica, ma di giustizia. Otto finanzieri in borghese — ricorda di quel 25 gennaio 2016 — entrarono in Comune e mi dissero: “Alzi le mani, si allontani dal computer e non tocchi il cellulare”. Sembrava un film, non capivo di cosa mi si accusasse. L’ultimo ricordo che ho — e qui si commuove — è quando, prima di sera, andai dai miei genitori a spiegare cosa era successo (il padre Leandro, scomparso nel 2017, fu sindaco a Tavernola, ndr). Delle settimane successive ho solo l’immagine di me sul balcone di casa che guardo di sotto. Quello che era capitato continuava a girarmi nella testa, mi martellava, mi picchiava il cervello e non vedevo altro, nemmeno i miei bambini. Io avevo 540 ore di straordinario, i miei figli li hanno cresciuti i miei genitori, amavo il mio lavoro».
«Persi un bimbo»
Soggetti è mamma di quattro ragazzini dai 6 ai 15 anni. «Persi un bimbo che aspettavo subito dopo l’udienza preliminare. Sono stata giudicata innocente, ma — domanda — chi mi ripagherà di tutto questo? I segni sono rimasti su di me, sui miei cari e sui colleghi. I miei genitori mi hanno cresciuta insegnandomi che bisogna sempre fare la cosa giusta, ma è un ideale che oggi fatico a trasmettere ai miei figli. Non credo che rifarei quella segnalazione, probabilmente mi girerei dall’altra parte, perché mi è andata bene ma non finisce sempre così. La giustizia non è per tutti, è per chi può pagarsi un buon avvocato (fu assistita da Emilio Gueli, ndr) e, nel mio caso, anche un consulente». Fabio Codebue rilevò discrepanze fra le timbrature misteriose, rimaste un giallo in definitiva, e notò come fossero state modificate non mese per mese, come sarebbe stato logico, ma tutte nello stesso momento, precedente alla denuncia da parte di Orlando.
«Sistema da cambiare»
Sostenuta dal marito e a dispetto di tutto, a 52 anni, Soggetti ora si è iscritta all’Università: «Il sindaco Francesco Micheli (subentrato all’ex giunta nel 2022, ndr) mi ha ridato fiducia e dignità, e la grinta di fare. Studio per diventare segretario comunale. C’è tanto da cambiare nella pubblica amministrazione». Ci va giù pesante, a dire il vero. «A noi dipendenti parlano tanto del whistleblowing (le segnalazioni anti corruzione, ndr), ma poi da dicembre hanno introdotto un sistema di segnalazioni che è, sì, in anonimato, ma a gestirlo è il segretario comunale. Chi mai denuncerà?».
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