La moda si prepara a sfilare e sfonda quota 100 con il boom profumeria
di Enrica Roddolo
I grandi gruppi internazionali continuano a corteggiare le aziende italiane del lusso. Sotto osservazione ora è entrata la Vhernier, impresa di pregio della gioielleria italiana, nata negli anni ‘80 a Valenza come laboratorio d’arte orafa ispirato alle forme di Umberto Boccioni e Brancusi e un atelier in via Santo Spirito a Milano. La spinta alla crescita è arrivata nel 2001 quando Vhernier è stato acquisito dai fratelli Carlo, presidente, imprenditore visionario nel mondo del gioiello, e Maurizio Traglio, amministratore delegato dell’azienda con un fatturato di oltre 32 milioni.
Oggi l’azienda ha piani ambiziosi «ma ha anche il potenziale per realizzarli, dice Maurizio Traglio —. L’azienda potrebbe triplicare con un’organizzazione adeguatamente strutturata». In passato è circolato il nome di Kering tra i potenziali gruppi interessati a entrare nel capitale di Vhernier, nome smentito dalla famiglia. Oggi ambienti finanziari indicano il nome di Richemont, il colosso svizzero che possiede marchi come Cartier e Van Cleef & Arpels.
«Abbiamo un piano importante di crescita, guardiamo a mercati complessi come la Cina dove vorremmo aprire negozi diretti tra il 2025 e il 2026. Più in generale ci manca una presenza più forte in Oriente, un mercato dove il nostro marchio è molto apprezzato. Ma abbiamo anche piani di rafforzamento ulteriore in Europa, soprattutto in Germania e Spagna, dice Traglio —. Qualora ci fossero proposti progetti di collaborazione industriale, potremmo anche prendere in esame un’intesa societaria. Abbiamo avuto diverse volte manifestazioni di interesse da parte di grandi realtà ma noi non eravamo ancora pronti a condividere un percorso», dice Traglio che assieme al fratello Carlo e alla famiglia possiede l’80% del capitale di Vhernier, mentre il 20% è in portafoglio ad Angelo Riva, entrato nel capitale due anni fa.
di Enrica Roddolo
Ma il grande salto Vhernier lo ha fatto sottotraccia a giugno dello scorso anno quando ha deciso di rilevare l’ampio controllo di Bleu Dada, la storica manifattura di Valenza che ha sempre lavorato i suoi gioielli Vhernier. «In pratica — dice l’imprenditore — al nostro gruppo mancava l’anello produttivo, ora controlliamo tutta la catena». Bleu Dada lavora anche per grandi gruppi europei con interessi nell’alta gioielleria. Insomma è uno snodo nevralgico per il lusso. È possibile che in questo incrocio, Vhernier trovi un partner industriale per accelerare i suoi piani.
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