Sarà vietato condividere le foto dei figli sui social? Cosa dice la nuova proposta di legge contro lo «sharenting»
Presentata da Europa Verde, la proposta mira a fermare lo sfruttamento commerciale dei minori da parte dei genitori influencer e vuole introdurre l'oblio digitale: a 14 anni si potrà chiedere la rimozione dei contenuti

«Sharenting» è una parola che nasce dalla crasi tra «share» (condividere) e «parent» (genitori) e sta a indicare quella cattiva abitudine che molti genitori hanno di condividere sui social network le foto - con volto scoperto - dei propri figli, ancora bambini o comunque minorenni. La definiamo una cattiva pratica perché nasconde diversi rischi per la privacy e della tutela dell'immagine del minore stesso: secondo un'indagine della eSafety Commission australiana circa il 50 per cento del materiale presente su siti pedopornografici proviene da questa fonte. C'è poi anche la questione del libero arbitrio del proprio figlio che viene negata: il bambino o la bambina si ritrova ad avere uno storico digitale che non ha scelto, ma che gli è stato imposto dai suoi stessi genitori. Se poi il minore è «figlio d'arte» e dunque ha un papà o una mamma influencer - dunque un personaggio famoso sui social - si aggiunge un'ulteriore rischio di sfruttamento commerciale della sua immagine. Lo «sharenting» è dunque un'abitudine che molti Paesi stanno cercando di sradicare, a cominciare dalla Francia. E anche in Italia è arrivata una proposta di legge dedicata.
La proposta di legge
Il documento è stato depositato il 21 marzo alla Camera dei Deputati, si intitola «Disposizioni in materia di diritto all'immagine dei minorenni». ed è stato presentato da Alleanza Verdi e Sinistra. Le prime firme sono quelle degli onorevoli Angelo Bonelli, Luana Zanella, Elisabetta Piccolotti e Nicola Frantoianni. Il testo è composto da tre articoli che riassumono tre iniziative diverse. La prima si focalizza sulla tutela dei figli degli influencer e propone una modifica alla legge del 2004 sul sistema radiotelevisivo per introdurre una dichiarazione scritta che i genitori (o i tutori) devono firmare per poter mostrare il volto dei loro bambini sui social. La dichiarazione deve poi essere inviata all'AgCom, l'Autorità per le Garanze nelle Comunicazioni. La seconda iniziativa riguarda l'eventuale monetizzazione dell'immagine dei minori nei casi di influencer marketing. Spesso infatti i «vip» dei social mostano i loro figli nei post, attraverso i quali guadagnano. E dunque la proposta di legge vuole prevedere la creazione di un conto bancario intestato al bambino o alla bambina a cui potrà accedere quando compirà 18 anni (o prima, se autorizzato dalle autorità giudiziarie).
L'oblio digitale
C'è infine una terza iniziativa che riguarda non solo gli influencer ma tutti i genitori attivi sui social e punta al diritto dell'oblio digitale, ovvero alla tutela dell'immagine digitale dei minori. «In molti casi non c’è alcun rispetto del corpo e della volontà del minorenne che, tra l’altro, si ritroverà a doversi confrontare una volta cresciuto con un archivio digitale della propria vita costruito su centinaia di contenuti che non ha scelto di condividere e commenti da parte di sconosciuti che dovrà razionalizzare», hanno spiegato i deputati di Europa Verde. Ecco allora che la proposta di legge vuole dare la possibilità ai minori, al compimento del 14esimo anno di età, di decidere se chiedere la rimozione dai motori di ricerca di tutti i contenuti dove appaiono. Si propone infine di chiedere alle diverse piattaforme di creare delle linee guida per sensibilizzare i genitori sulla pratica dello «sharenting».