Cos’è la psittacosi, la malattia trasmessa dai pappagalli che ha ucciso cinque persone in Europa: l'allarme dell'Oms

diCristina Marrone

La malattia colpisce gli uccelli ma può essere trasmessa agli umani  (in particolare allevatori e veterinari) causando gravi polmoniti. In pochi mesi già almeno 120 contagi in 5 Paesi

L'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) ha lanciato un alert per segnalare i rischi della psittacosi, nota anche come febbre dei pappagalli o ornitosi, un'infezione respiratoria causata da un batterio che in  genere colpisce i volatili, ma che può contagiare anche l'uomo causando gravi polmoniti. Secondo il report dell'Oms tra la fine del 2023 e l'inizio del 2024 sono aumentati in Europa i casi di psittacosi nell'uomo (120 nel complesso), tanto che finora sono stati registrati cinque decessi. Le segnalazioni arrivano da Austria, Danimarca (con 4 vittime), Germania, Svezia, Paesi Bassi. Nonostante la situazione l'Oms precisa di valutare come basso il rischio rappresentato da questo aumento di casi.

Come si trasmette la psittacosi

Il batterio che provoca la psittacosi (Chamydophila psittaci) si trasmette attraverso il contatto con le decrezioni di uccelli infetti o attraverso l'inalazione di polveri provenienti da piume o escrementi esiccati. Nella maggio parte di questi casi, scrive l'Oms, è stata segnalata l'esposizione a uccelli selvatici o domestici. Le infezioni umane sono in genere associate a chi lavora con uccelli da compagnia o pollame, a veterinari e giardinieri e a proprietari di uccelli da compagnia come pappagallini. Generalmente le persone non diffondono il batterio che causa la psittacosi ad altre persone ed è quindi bassa la probabilità di trasmettere la malattia all'uomo.

I sintomi

La psittacosi negli uccelli è molto frequente e nell'uomo causa generalmente sintomi lievi, comuni a molte malattie respiratorie come febbre alta, mal di testa, dolori muscolari, bassa frequenza cardiaca e tosse secca che possono però degenerare in gravi polmoniti. Il tempo di incubazione varia dai 5 ai 14 giorni dal contagio. Il trattamento della psittacosi prevede solitamente la somministrazione di antibiotici. Se trattata, la malattia raramente evolve in malattia grave.

Nessun allarmismo

Matteo Bassetti, direttore del dipartimento di Malattie Infettive dell'Ospedale San Martino di Genova conferma che il rischio di infezione è molto basso: «Servono continui contatti con le secrezioni e le deiezioni e la possibile infezione interessa soprattutto chi è a stretto contatto con gli uccelli, soprattutto i pappagalli, penso quindi agli allevatori, ai veterinari o chi li ha per compagnia. Queste persone devono fare più attenzione e non toccare le secrezioni. Se si va in piazza Duomo a Milano a dare da mangiare ai piccioni non succede tuttavia nulla, il rischio è molto basso. Esiste un alert Oms, quindi serve sensibilizzazione, ma nessun allarme». Il consiglio è di non toccare uccelli ammalati o morti, sia che siano in casa o che siano all'aperto, senza le adeguate protezioni.

9 marzo 2024

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