Spesa alla spina: ecco perché dovremmo acquistare cibo sfuso (ma non lo facciamo)
Sembrava dovesse essere la nuova frontiera dell’economia domestica: acquistare legumi, cereali, pasta, semi, farina, t�, frutta secca, vino e altro ancora nelle quantit� desiderate, senza confezioni n� imballaggi usa e getta. Invece il fenomeno della spesa alla spina non � mai decollato fino in fondo. �A oggi sull’intero territorio nazionale si contano circa 800 punti vendita organizzati in tal senso — spiega Ottavia Belli, fondatrice e ceo di sfusitalia.it, il primo motore di ricerca che mappa le sfuserie regione per regione —. Ancora pochi, non sempre a portata di mano se non in alcune grandi citt� e non troppo frequentati�.
Quanto siamo �sfusi�?
Da un’indagine condotta lo scorso anno insieme a Junker, l’app che aiuta i cittadini a differenziare correttamente i rifiuti, ed economiacircolare.com, piattaforma online che condivide informazioni e progetti finalizzati a promuovere un’economia sostenibile, � emerso infatti che �solo il 43 per cento degli oltre 10mila intervistati compera alimenti e prodotti disimballati. Quel che pi� stupisce � che l’84 per cento di chi non ha mai provato questa esperienza la farebbe, ma non sa dove trovare i punti vendita�.
C’� chi, poi, non ha chiaro il fattore convenienza. Il prodotto senza pack resta desiderabile ma, ci si domanda, fa risparmiare? �S� — continua Belli —. Acquistando solo le quantit� necessarie, a parit� di prodotti identici per caratteristiche e qualit�, si arriva a economizzare fino al 40 per cento sulla singola referenza. Per capirlo occorre prendere in considerazione il prezzo al chilo o al litro: ad esempio, un chilo di ceci toscani bio sfusi costa circa 2,40 euro mentre al supermercato per lo stesso legume, non bio, si arriva a pagare mediamente fino a 3,80 euro. E ancora: spesso ci lasciamo ingannare dall’insalata che, in busta, costa “solo” 1,99, mentre al chilo varia tra i 17 e i 20 euro. A parit� di non biologico, sfusa si trova tra 1 e 2 euro al chilo�.
Ragionare sulle necessit�
Secondo Claudia Chiozzotto, esperta di ambiente per Altroconsumo, �acquistare sfuso significa scegliere con maggiore consapevolezza perch� non influenzati dalla pubblicit�. Un approccio che, sul lungo periodo, pu� portare a una maggiore soddisfazione. Ma acquistare sfuso vuol dire soprattutto ragionare su ci� di cui si ha davvero bisogno. Il che consente di contenere gli sprechi. Su larga scala, la riduzione o l’eliminazione degli imballaggi si traduce in una minore quantit� di rifiuti destinati al riciclo. Limitarne la produzione � pi� conveniente che riconvertirli perch� gli impianti di recupero sono energivori�.
�Anche questo — fa eco Belli — ha ripercussioni sulle nostre tasche perch� porta a un potenziale taglio della plastic tax, l’imposta da 800 milioni di euro all’anno che paghiamo all’Unione Europea per gli imballaggi di plastica non riciclati. E ancora: preferendo i “negozi leggeri” si favorisce l’acquisto di prodotti territoriali e stagionali. In questo modo si riduce l’impatto ambientale legato al trasporto di merci su lunghe distanze. Il che significa meno emissioni di gas serra e miglior economia locale�.