Dargen «zittito», Ghali, il comunicato Rai su Israele «che ovviamente ci trova tutti d’accordo»: Mara Venier al centro delle polemiche
Gli interventi di Venier durante la puntata post-Sanremo hanno fatto scattare la polemica. Tra i punti più contestati: lo stop a Dargen D'Amico che parlava di migranti e l'adesione («Qui siamo tutti d'accordo») al comunicato di solidarietà a Israele dopo le parole di Ghali («Stop al genocidio»
Mara Venier che, a Dargen D'Amico che parla di migranti, dice: «Va bene, però qui è una festa, ci vorrebbe troppo tempo per affrontare determinate tematiche; qui stiamo parlando di musica e quindi chiedo scusa a tutti quanti».
Mara Venier che, fuorionda, se la prende con i giornalisti che fanno domande «fuori tema» ai cantanti: «Così mettete in imbarazzo me, non vi faccio parlare più, perché non è questo il posto per dire alcune cose».
Mara Venier che legge il comunicato dell'ad Rai Sergio che, rispondendo alle critiche dell'ambasciatore israeliano sulle parole di Ghali del giorno prima, esprime solidarietà a Israele, e finisce aggiungendo: «Queste sono parole che - ovviamente - condividiamo tutti».
Mara Venier che alla fine diventa il centro delle polemiche dei partiti.
Il primo a sollevare la polemica sulla diretta domenicale, che per inciso ha segnato un record di ascolti (oltre il 40% di share) è Emiliano Fossi, deputato dem e segretario Pd della Toscana. Che si scaglia contro la conduttrice «che zittisce Dargen (D’Amico, cantante, ndr) mentre parla di persone migranti, che redarguisce i giornalisti con un “mi mettete in difficoltà”, riferito alle domande fatte ai due cantanti (l’altro è lo stesso Ghali, anche lui ospite di Domenica In, ndr). E infine la vergogna vera: la presentatrice che legge un comunicato dell’amministratore delegato della Rai (Roberto Sergio, ndr) in cui si solidarizza unicamente con Israele. TeleMeloni ha colpito ancora».
Concordano i componenti del Pd della commissione di Vigilanza Rai, secondo cui «la libertà di espressione degli artisti è sacrosanta e va rispettata. Ieri abbiamo assistito a una brutta pagina della Rai con l’ad che si è elevato a giudice dei contenuti di una canzone e di ciò che dice un artista sul palco e Mara Venier che si è prestata a fargli da megafono».
Parla di «censura» anche il responsabile Informazione del Pd, Sandro Ruotolo, con riferimento al modo in cui Venier ha interrotto D’Amico, cui la conduttrice ha ricordato la complessità di una materia inadatta a uno show che si concentrava sulle canzoni.
Ne fa un fatto generazionale l’ex ministro Pd, Andrea Orlando: «Come boomer - dice - mi vergogno un po’. L’ottusità (ed è un eufemismo) censoria che si è sviluppata nelle ultime 48 ore è imbarazzante. Non credo sia un caso che sia stato messo in atto da boomers. Lo scambio Venier-cantanti di ieri è certo l’indice del conformismo burocratico della Rai. Ma vale quanto un saggio sociologico: paternalismo e difficoltà a cogliere sino in fondo le implicazioni che la rete ha avuto. È un piccolo spaccato di qualcosa di più grande, oltre alla questioni che hanno fatto scattare la censura (Gaza, migranti) c’è dietro una difficoltà crescente a capirsi tra generazioni diverse».
La presentatrice viene invitata dai deputati di Alleanza Verdi Sinistra, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, a esprimere solidarietà anche nei confronti del popolo palestinese «poiché la vita umana va onorata senza distinzioni, senza morti di serie A o di serie B e “Domenica In” è trasmissione di tutti gli italiani». Che è anche il pensiero di Stefania Ascari, deputata del M5S, scandalizzata dalla conduzione di Venier.
A difenderla scende in campo il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, leader di Forza Italia: «Ieri pomeriggio c’è stato un intervento da parte di Mara Venier che ha letto una dichiarazione di Sergio, che ha riequilibrato la situazione. Il primo giorno sembrava una scelta soltanto di una parte, la seconda è stata più equilibrata, ha portato equilibrio in una posizione che pendeva soltanto da una parte».
La polemica ha investito prima ancora che Venier l’ad della Rai, Roberto Sergio, che aveva replicato ieri alla dura condanna espressa dall’ambasciatore israeliano Alon Bar, rivendicando il massimo impegno della Rai nella giornata della Memoria e il rigore con cui tg e speciali hanno finora raccontato il conflitto in corso. Fossi (Pd) ne chiede le dimissioni, Ruotolo lo accusa di diffondere «veline», Barbara Floridia, presidente della Vigilanza (M5S) gli ricorda «il dovere dell’equilibrio», i Verdi chiedono che intervenga a favore delle vittime palestinesi. Anche in questo caso Tajani difende l’operato Rai e Sergio che ha riequilibrato le dichiarazioni di Ghali.
Diversa la posizione del capogruppo di Forza Italia al Senato e componente della commissione di Vigilanza Rai, Maurizio Gasparri: «Credo che le parole dell’ambasciatore israeliano siano condivisibili e le ho condivise pubblicamente. Il comunicato della Rai è tardivo e insufficiente».
Sul caso interviene anche il principale sindacato Rai, Usigrai che «ribadisce, anche nei confronti dell’editore, l’autonomia e l’indipendenza dell’informazione dei giornalisti Rai» che sono «impegnati con colleghe e colleghi su tutti i fronti di guerra, per riportare le notizie con equilibrio e rispetto dei fatti».
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