«Mentre la violentavano lei urlava senza parole», le prime testimonianze sugli stupri del 7 ottobre

di Francesco Battistini

L’inchiesta del New York Times. Netanyahu: chi sa parli. Nel caos di quelle ore nessuno pens� a raccogliere le prove

«Mentre la violentavano lei urlava senza parole», le prime testimonianze sugli stupri del 7 ottobre

ATTENZIONE: questo articolo contiene descrizioni e racconti di violenze che potrebbero urtare la vostra sensibilit�

DAL NOSTRO INVIATO
GERUSALEMME
Le parole per dirlo, chi le trova? In una casetta bianca di Haifa che guarda il mare, al Centro per le vittime di violenza sessuale, l’altro giorno � squillato il telefono. �Shalom. Vorrei sapere che tipo d’aiuto potete offrire…�. L’aspettavano, quella voce. Di una ragazza. Che non ha lasciato il nome, ma ha detto che richiamer�: �Ci sono voluti quasi tre mesi — racconta Mali Orgad, che dirige il servizio per il trattamento del trauma —, ma stiamo ricevendo le prime richieste. Sono soprattutto ragazze. Il 7 ottobre, erano al rave nel deserto�. Stuprate, spezzate, spazzate via. �Per uscire allo scoperto hanno bisogno di tempo�, spiega Naama Tamari-Lapid, della squadra di psicoterapeuti: �Lo choc � stato enorme. So gi� che le seguiremo per anni, e non � detto che basti. Io mi occupo di violenza sessuale da sempre: quel che � successo quel giorno, non ha precedenti�.

Quel che � successo, appunto. Hamas nega tutto. Molto femminismo militante solidarizza poco. La stessa Onu, all’inizio, minimizz� gli orrori compiuti sulle donne israeliane. �Non ci sono prove�, la scusa ufficiale. In parte vera: nel caos di quelle ore, nell’ansia di respingere l’attacco da Gaza e d’identificare i 1.200 cadaveri spesso mutilati o bruciati e infine di seppellirli subito — perch� cos� si fa, per i funerali ebraici —, nessuno in quei momenti pens� a raccogliere pure le prove degli stupri. Niente autopsie, di fronte all’evidenza dell’orrore. Nessuna prova conservata in laboratorio. Niente da dimostrare, si pens� in quell’ottobre nero.

E invece no. Le vittime sopravvissute, i poliziotti, i medici, i necrofori dell’organizzazione Zaka, i testimoni oculari: adesso il governo Netanyahu ha lanciato un appello a tutti, chi sa parli. C’� un’inchiesta dell’unit� d’�lite Lahav 433. C’� un numero da contattare, il 118, per avere assistenza. Anche il New York Times s’� messo al lavoro: due mesi d’inchiesta approfondita a otto mani guidata da un premio Pulitzer, Jeffrey Gettleman, 150 interviste, racconti che lasciano senza fiato. Ne esce una galleria degli orrori, vestiti strappati, gambe divaricate, genitali mutilati. E non casi sporadici, ma un sistema organizzato di violenza su chi era ebrea e per di pi� donna. Analizzando video, foto, dati gps, telefonate, il giornale americano ha scoperto almeno trenta episodi.

ATTENZIONE: questo articolo contiene descrizioni e racconti di violenze che potrebbero urtare la vostra sensibilit�

In sette luoghi diversi fra i kibbutz Be’eri e Kfar Aza, lungo la strada 232, nella base militare Shura, al rave party. La storia delle soldatesse trovate nude, legate, le vagine usate come tirassegno. Una ragazza con i chiodi conficcati nell’inguine e nelle cosce. Sapir, 24 anni, che era ferita e s’era nascosta in un cespuglio, vedendo tutto quel che facevano alle altre: cento uomini di Hamas in divisa, a spartirsi il bottino femminile, in particolare una ragazza coi capelli color rame che aveva i pantaloni abbassati, sanguinava, e veniva pugnalata ogni volta che sussultava per la violenza. O un’altra �fatta a pezzi�, fra uno che la stuprava e un altro che intanto le tagliava i seni con un taglierino: �Ha lanciato un seno a qualcun altro, ci hanno giocato, l’hanno lanciato e lasciato cadere sulla strada�. �Ho visto cinque in abiti civili, tutti con i coltelli e uno con un martello, mentre trascinavano sul terreno una donna�, racconta Raz Cohen, parlando come se fosse tutto ancora l� davanti ai suoi occhi: �� giovane, � nuda. Urla. Si mettono intorno a lei. Lei � in piedi. Cominciano a violentarla. Uno la penetra, lei grida. Ricordo ancora la sua voce: urla senza parole. Poi uno alza un coltello, e semplicemente la massacra�.

Agnelli al macello. La storia simbolica � quella di Gal Abdush, una mamma di due bambini di 10 e 7 anni, che era andata al rave col marito. L’ultima ripresa della telecamera di casa, ore 14,30, la riprende sorridente con una t-shirt nera e un paio di jeans. L’ultimo audio, ore 7,44, la fa sentire disperata: �Pensate ai miei bambini�. Di lei, � rimasto un video che la mostra buttata in mezzo alla 232, seminuda, il volto bruciato. Qui, dice la polizia, le prove ci sono: � stata violentata. Ma sono servite settimane d’indagini e di racconti incrociati, per accertarlo. Per molte altre, non esistono immagini che dimostrino, testi che confermino. Nemmeno i becchini di Zaka hanno fatto foto, quando sono intervenuti, perch� questa � la regola. Troppe vittime mute. �Tre donne e un uomo sono sopravvissuti agli stupri — spiega al New York Times un portavoce del ministero per il Welfare —, ma non se la sentono ancora di parlare�. In una tragedia di Shakespeare, il Tito Andronico, c’� Filomela che subisce una doppia violenza: dopo averla violentata, le tagliano la lingua perch� taccia. La verit� verr� a galla lo stesso, per�. Chi soffre cos� tanto, prima o poi parla.


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29 dicembre 2023 (modifica il 29 dicembre 2023 | 21:00)

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