Perché la radioterapia è un'opzione «preziosa» per i malati di tumore più anziani
Grazie ai tanti progressi fatti negli ultimi anni, il trattamento radiante può essere efficace (anche per guarire) in molti pazienti fragili, over 70 e over 80, che non sono operabili o faticano a sostenere gli effetti collaterali dei farmaci

La radioterapia oggi viene prescritta circa al 70% dei malati di cancro, può essere la prima scelta ed è in grado anche di guarire, da sola o in combinazione con le altre cure, un paziente con tumore (solido o del sangue). Oppure allungargli la vita. O migliorargliela, per esempio tenendo a bada il dolore per le metastasi ossee. I trattamenti sono sempre più personalizzati, si possono avere dosi più elevate con meno sedute. «Grazie ai tanti progressi fatti negli ultimi anni, la radioterapia è una cura preziosa in molti pazienti anziani che, per la presenza di altre patologie o per le loro condizioni generali di salute, non sono operabili o faticano a tollerare gli effetti collaterali dei farmaci - dice Marco Krengli, presidente dell’Associazione italiana di radioterapia e oncologia clinica (Airo) -. Non è più tossica come una volta, viene effettuata con macchinari di diversa complessità tecnica (acceleratori lineari, apparecchiature per tomoterapia, cyberknife, gammaknife, eccetera) che lo specialista sceglie a seconda delle indicazioni, abbreviando il più possibile le sedute e frazionando anche in modo estremo le dosi di radiazioni, colpendo il bersaglio nel modo più preciso possibile, risparmiando così i tessuti sani dalla tossicità della cura».
Tumore alla prostata
Un primo esempio utile dell’efficacia e della buona tollerabilità delle radiazioni in pazienti avanti negli anni è il loro utilizzo per il carcinoma prostatico, che spesso si manifesta in persone d’età superiore ai 70 anni. «Per stabilire la cura migliore nel singolo paziente dobbiamo valutare vari aspetti - spiega Rolando D'Angelillo, professore di Radioterapia all'Università di Roma Tor Vergata -, a cominciare dallo stadio e dall’aggressività della neoplasia e dall’età del malato, il suo stato di salute, l’aspettativa di vita. In Italia una persona di 70 anni ha un’aspetta di vita di circa 15 anni, mentre una di 80 anni di 8 anni. I pochi effetti collaterali di un trattamento radiante a livello prostatico, grazie alle moderne tecniche di trattamento, ci permettono di offrire ai pazienti una terapia efficace, come nella persona giovane, e con minimi tassi di tossicità. Possono bastare cinque sedute di radioterapia per guarire definitivamente da un carcinoma prostatico in stadio iniziale. «Nei pazienti con malattia localizzata, non candidabili a sorveglianza attiva, la radioterapia ha soppiantato la sola terapia ormonale che presenta importanti effetti collaterali cardio-vascolari e metabolici (diabete, ipercolesterolemia) senza al contempo essere risolutiva. È quindi oggi buona pratica clinica offrire anche ai pazienti anziani un trattamento radiante che possa guarirli in modo definitivo».
Carcinoma polmonare
Anche per una neoplasia «difficile» come quella polmonare (che spesso viene scoperta tardi e ha ancora una prognosi non ottimale in molti casi) un trattamento radiante può essere la soluzione migliore, la più efficace, anche in età avanzata. «Il carcinoma polmonare è la prima causa di morte per cancro e la sua incidenza aumenta con l’età, particolarmente dopo i 65-70 anni - chiarisce Stefano Pergolizzi direttore della di Radioterapia all’Azienda Ospedaliera Universitaria “G. Martino” di Messina e presidente eletto Airo -. Pur mantenendo in genere una prognosi non ottimale, può essere guarito se scoperto negli stadi iniziali malattia, dove le due terapie “eradicanti” (in grado di portare a guarigione) sono la chirurgia e la radioterapia. I pazienti anziani sono generalmente più fragili e spesso soffrono di una serie di patologie concomitanti che impediscono un approccio chirurgico: per questo motivo la radioterapia rappresenta, il più delle volte, l’unica opzione. Con le attuali tecniche stereotassiche siamo in grado di erogare dosi di radiazioni molto elevate senza incremento delle tossicità e con tassi di curabilità, negli stadi precoci, molto elevati. Pazienti con tumori più avanzati, non metastatici, possono essere trattati con obiettivo di guarigione quando è possibile combinare la radioterapia con le terapie sistemiche farmacologiche a base di chemioterapia, terapie a bersaglio molecolare e immunoterapia - prosegue l’esperto -. Sono trattamenti più “aggressivi”, che raramente possono essere applicati nella fascia dei pazienti anziani o molto anziani, nei quali però, anche con la sola radio, è possibile anche osservare sopravvivenze a lungo termine».
Tumori della pelle
Meno noto, anche perché più recente, è l’impiego delle radiazioni nelle neoplasie cutanee, in molti casi guaribili in modo definitivo con la sola asportazione chirurgica (sempre se la diagnosi è stata precoce e il tumore non ha dato metastasi). «Grazie alle recenti innovazioni tecnologiche, per carcinomi basocellulari e squamocellulari la radioterapia è considerata una valida alternativa alla chirurgia - chiarisce Luca Tagliaferri, responsabile della Radioterapia Interventistica del Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS di Roma -. Può essere erogata con tecnica “a fasci esterni” o “interventistica” (conosciuta anche come brachiterapia), con risultati eccellenti in termini di controllo della malattia. E permette un approccio non invasivo, determinante soprattutto per i tumori del volto (come naso, labbro, palpebre), dove le conseguenze estetiche di una chirurgia demolitiva potrebbero compromettere la vita sociale e relazionale del paziente. Una strategia utile anche in persone che, a causa dell’età, non possono essere operate».
Neoplasie anali
Il carcinoma anale è una malattia rara che interessa però una zona cruciale, anche per la qualità di vita quotidiana dei pazienti, e «si manifesta spesso nell’età anziana, con conseguenze altamente invalidanti se la neoplasia non viene adeguatamente trattata - conclude Krengli, direttore della Radioterapia all’Istituto Oncologico Veneto IRCCS di Padova -. Il trattamento chirurgico comporta un intervento altamente demolitivo con la confezione di una colostomia definitiva (ovvero la deviazione dell'intestino verso un'apertura praticata sull'addome, con il sacchetto per la raccolta delle feci) che ha un impatto molto negativo sulla qualità di vita. La combinazione di radioterapia e chemioterapia, eventualmente a dosi ridotte, consente di ottenere anche in pazienti ultra 80enni, una regressione completa del tumore nella maggioranza dei casi. Il trattamento è di solito ben tollerato e con effetti collaterali limitati».