Mosca alza il tiro: raid su Odessa, sfiorati Zelensky e Mitsotakis
Un missile russo ha colpito Odessa e ha ucciso cinque passanti a duecento metri dal luogo dove il primo ministro greco, Kyriakos Mitsotakis, e il presidente ucraino Zelensky avevano appena finito una tappa all’aperto del loro incontro ufficiale. Questa distanza — duecento metri, secondo quello che dice la delegazione della Grecia — se non ci sono ostacoli è pericolosa perché le schegge possono ancora uccidere una persona.
Se come è successo ieri ci sono invece edifici in mezzo che fanno da scudo allora l’arrivo di un missile russo diventa un frastuono che fa vibrare il terreno, rumore di vetri infranti dietro l’angolo e allarmi delle macchine che scattano dappertutto. «La Russia è impazzita oppure non controlla più quello che il suo esercito terrorista sta facendo», ha commentato Zelensky. Spesso gli allarmi aerei suonano durante le visite ufficiali, ma non era mai successo che un bombardamento colpisse così vicino. «Non abbiamo avuto il tempo di metterci al riparo», ha detto Mitsotakis.
La domanda centrale è: a che cosa miravano i militari russi? Il ministero della Difesa di Mosca ha confermato il lancio e ha detto che l’obiettivo era «un hangar nella zona del porto di Odessa dove si costruiscono droni marini». Ma c’è da considerare che i missili russi hanno un margine di errore che, a seconda delle circostanze, può essere superiore anche ai cento metri e quindi Mosca ha accettato il rischio di sparare abbastanza vicino alla visita ufficiale da colpirla.
Nel migliore dei casi è un’intimidazione, nel peggiore è un tentativo di uccidere Zelensky — l’ennesimo, a partire dal 24 febbraio 2022 quando cominciò l’invasione — e come bersaglio collaterale il leader di un Paese Nato che era con lui.
Quando il presidente ucraino si sposta in giro per il Paese lo fa a bordo di furgoni anonimi e le sue visite a sorpresa durano pochi minuti, per evitare di essere preso di mira. Ma ieri lui e il primo ministro greco hanno visitato la cattedrale colpita da un altro bombardamento, camminato nel porto di Odessa, deposto fiori sulle macerie del palazzo residenziale distrutto sabato da un drone iraniano — dodici civili uccisi, cinque erano bambini — e poi hanno fatto una conferenza stampa all’aperto.
C’era tempo sufficiente a prendere la decisione senza precedenti di bombardare, senza contare che in teoria queste visite di leader stranieri avvengono senza preavviso ma spesso i giornalisti sono avvertiti in anticipo di un giorno e quindi la notizia circola sulle chat dei telefoni e fuori.
Il primo ministro greco aveva scelto Odessa, e non la capitale Kiev, come omaggio ad antichi legami, alla storica presenza di greci e come occasione per ricordare che è un porto fondamentale per la sopravvivenza dell’economia ucraina e ci ha passato sette ore. Ma Odessa ha una protezione dai missili peggiore di quella del centro di Kiev, dove di solito avvengono gli incontri ufficiali.
Se il missile avesse centrato il primo ministro Mitsotakis sarebbe stato un attacco diretto della Russia contro il leader di un Paese Nato. In teoria sarebbe stato abbastanza per far riunire i leader dell’Alleanza atlantica a discutere se far scattare oppure no l’articolo quinto del Trattato Nord-Atlantico, che fa intervenire tutta la Nato in guerra al fianco del Paese membro colpito. Non vuol dire che ci sarebbe stata per forza un’escalation, ma il mondo sarebbe entrato in una zona di incertezza assoluta e forse è quello che voleva la Russia.
Nelle ultime cinque settimane i droni ucraini hanno affondato tre navi militari russe e c’è il sospetto che dietro a queste operazioni ci siano aiuti internazionali. Inoltre si è parlato di interventi di Paesi europei al fianco dell’Ucraina — lo ha fatto il presidente francese Macron. In questo contesto, il missile di Odessa potrebbe essere stato un colpo d’avvertimento russo.