Nella scuola che si ferma per la fine del Ramadan: "Qui l'Italia del futuro". I prof sugli ispettori: "Fanno le pulci a chi lavora 14 ore al giorno?"
Minacce e insulti al personale dell'istituto comprensivo che ha scelto di sospendere le lezioni l'11 aprile: «Le classi sarebbero state mezze vuote comunque». Arrivano gli ispettori del ministero, i docenti: «Fanno le pulci a un preside che lavora 14 ore al giorno»
Ed è subito calcio. Reti sbrindellate. Ma le porte stanno su. Campetto in cemento. Proprio là, a due metri dall’uscita della scuola (la scuola è la «Iqbal Masih» di Pioltello, 40 mila abitanti a Est di Milano, epicentro delle polemiche della «chiusura della scuola per Ramadan»). Tanto sono contigui, scuola e campetto, che il suono della campanella equivale al fischio d’inizio. Zaini sulle panchine e via. Cinque contro cinque. Le polemiche per loro sono aria, nulla, zero.
Però ritornano nel vociare sommesso dei prof: «Stanno davvero esagerando». Il giovane preside Alessandro Fanfoni (dirigente scolastico, anche violinista e interista) in maglioncino verde accompagna all’uscita, tiene le mani in tasca, sorride: «La vicenda è stata vissuta con massima tranquillità nel nostro contesto scolastico» (a guardarsi intorno, è così). Poi però aggiunge: «Mi spiace, ma vedo purtroppo minata la mia sicurezza, per le minacce e gli insulti». Solo via social? «No, no. Anche diretti», aggiunge un collaboratore scolastico.
Pioltello sta poco oltre l’aeroporto di Linate. Da Milano è un quarto d’ora. Conformazione edilizia: villette dopo villette. Qualche palazzina. E poi, gruppi di palazzoni enormi. Eredità d’un antico e indegno capitolo di storia lombardo-milanese: quando i «palazzinari» spadroneggiavano. Risultato: migliaia di appartamenti alla deriva in decenni di mutui non pagati, affitti e sub-affitti, occupazioni e innesti criminali, approdo di disperati che ancor oggi arrivano in Italia con un bigliettino in tasca «Quartiere Satellite, Pioltello» (il «Satellite» sono palazzoni per un totale di 2 mila appartamenti, 10 mila abitanti, quasi 100 nazionalità, uno tra i quartieri più multietnici e problematici d’Italia sul quale Comune e prefettura hanno lanciato un efficace programma di rigenerazione profonda).
E così si spiega perché alla «Iqbal Masih», in sette plessi, da asilo a scuole medie, nel giorno dell’Eid-al-fitr, fine del Ramadan, molti non vadano a scuola. E questo è il punto. Lo spiega una docente anziana, poco dopo le 14, chiedendo «per cortesia» che non venga scritto il suo nome: «Solo una questione pratica, l’abbiamo chiesto noi. Meglio fare un giorno con metà bambini in classe, o uno con tutti presenti? Non un’ora di scuola persa. All’inginocchiamento all’Islam non vale la pena rispondere. Non si capisce dove sia lo scandalo». Lo ha ribadito anche il preside: 43 per cento di alunni stranieri, molti di famiglia islamica, molti assenti per fine Ramadan: «Nessuna motivazione politica nella scelta».
Riflette Andrea Di Giovanni, docente di Urbanistica al Dastu, dipartimento di Architettura e studi urbani al Politecnico di Milano, che a Pioltello, con altri colleghi e altri atenei, ha lavorato per anni (il risultato è il volume: «Un quartiere mondo: abitare e progettare il Satellite di Pioltello», Quodlibet): «Parliamo di uno dei Comuni con più alta percentuale di residenti stranieri in Italia. Abbiamo lavorato in scuole con buone strutture, ben gestite, con docenti estremamente motivati. Pioltello è un fronte che riguarderà l’Italia a breve: molti alunni sono di seconda generazione e hanno aspirazioni, desideri, visioni molto simili a tutti gli altri studenti. Sono molti più gli elementi comuni, che quelli di differenza. Parliamo delle nostre città di domani».
Lunedì pomeriggio, gli ispettori del ministero (commento di una docente: «Sono stati mandati a fare le pulci a un preside che lavora 14 ore al giorno, in una delle scuole più difficili d’Italia; vi rendete conto?»); nella notte, uno striscione estremista e intimidatorio. «La politica ha creato questo clima di guerra e di insofferenza che c’è ora a Pioltello», dice Ivonne Cosciotti, sindaca del Pd. Alla scuola elementare di via Bolivia, ore 16.20, uscita dei bambini, il titolare di una ditta edile, Hassan Burkan, 38 anni, aspetta il figlio: «Con rispetto, fine Ramadan è come per i cristiani il Natale. Alcuni non mandano i figli a scuola. Non credo sia reato, altrimenti che mi dite dei bambini di Milano che saltano una settimana di lezioni per lo sci? La chiusura? Nessun genitore l’ha mai chiesta, ma sì, credo sia un segno di rispetto». S’avvicina una maestra. E chiede: «Ma finita questa polemica, ci sarà la stessa attenzione da Roma per una scuola che fa i salti mortali per aiutare tutti, e sottolineo tutti, i bambini?». Lei che dice? Risposta implicita. Sorriso. «Arrivederci».
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