Pensioni, per quelle future servono più immigrati: le nascite sono troppo poche

A giugno del 2023 la Ragioneria aveva presentato il Rapporto sulle tendenze del sistema pensionistico, secondo il quale il tasso di fecondità era di 1,27 nel 2022, per salire a 1,45 nel 2040, per poi arrivare a 1,55 nel 2070. A distanza di sei mesi però, il tasso di fecondità è sceso ulteriormente ed è stato necessario rivedere le stime. Nell’aggiornamento il tasso di fecondità risulta all’1,24 nel 2022, per scendere all’1,34 nel 2040 e all’1,44 nel 2070. Quindi ci saranno un milione di nati in meno di quanto stimato sei mesi fa. Mentre la speranza di vita al 2070 raggiunge 85,8 anni per gli uomini e 89,2 anni per le donne (gli stessi valori al 2080 sono 86,1 per i maschi e 89,7 per le donne), con un incremento, rispettivamente, di 5,4 e 4,7 anni rispetto al 2022. In questo scenario, per far sì che il sistema regga, viene rivisto al rialzo il saldo migratorio. Il documento della Ragioneria in proposito spiega che «il flusso netto di immigrati» si collocherà «nel periodo 2022-2070, a un livello medio annuo pari a 172 mila unità» contro «le 129,8 mila previste precedentemente». Vale a dire che serviranno 2 milioni di immigrati in più per evitare che il sistema pensionistico vada al collasso. «A partire dal 2022 il flusso netto di immigrati mostra, per le ragioni sopra esposte, una netta flessione fino al 2030 per poi attestarsi lungo tutto l’orizzonte previsivo costantemente al di sopra del livello previsto nel precedente rilascio. Nel 2070 si prevedono 165,2 mila unità rispetto alle 117,9 mila stimante nella previsione in base 2021», scrive la Ragioneria.