Il valore di Truth poggia sui post di Trump e sulle sue azioni. E tutto può svanire tra 6 o 12 mesi

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Quello che so sui mercati finanziari e l’economia l’ho imparato lavorando per una delle principali Sim di Piazza Affari, le società che comprano e vendono i titoli in Borsa per i grandi investitori. L’ho portato con me quando sono diventato giornalista di Repubblica dove, tra le altre cose, mi sono occupato di inchieste e grandi scandali come quello di Parmalat, contribuendo a smascherare i suoi bilanci falsi. Ogni mercoledì parleremo di società quotate e no, di personaggi, istituzioni, di scandali e inchieste legate a questo mondo. Se volete scrivermi, la mia mail è w.galbiati@repubblica.it. Buona lettura

Walter Galbiati, vicedirettore di Repubblica

Quando a febbraio del 2021 Donald Trump è stato bandito “per sempre” da Twitter aveva di fronte a sé due opzioni: o rassegnarsi e cercare qualche altro social disposto ad accettarlo oppure fondare un social network tutto suo. E l’opzione due, vista la sua personalità, ha finito per prevalere.

Nasce Truth contro Big Tech. Il nome scelto, Truth, per un presidente accusato da più parti di distorcere la verità, è già un programma e i suoi obiettivi sono, come si legge in tutti i documenti della società proprietaria del marchio, la Trump Media & Technology Group (TMTG) depositati presso la Sec, la commissione Usa che vigila sulle società quotate, è quello di competere direttamente con le Big Tech, le grandi aziende digitali che secondo Trump sono colpevoli di limitare la libertà di espressione.

“TMTG – si legge nel bilancio 2023 - è stata fondata per combattere le grandi aziende tecnologiche (Facebook, Instagram e Threads), X (ex Twitter), Netflix, Alphabet (Google), Amazon e altre che credono di colludere per limitare il dibattito in America e censurare le voci che contraddicono la loro ideologia woke. TMTG mira a salvaguardare il dibattito pubblico e il dialogo aperto e a fornire una piattaforma a tutti gli utenti per esprimersi liberamente”.

Un inciso: cosa significa woke. Prima della connotazione negativa odierna, con woke si definivano gli attivisti che si battevano sia in piazza che sui social network per i diritti delle minoranze e delle donne. Successivamente, ha prevalso l’uso semantico ingenerato dall’atteggiamento dei conservatori verso questi movimenti che identifica l’ideologia woke in un dogmatismo intollerante contro chi non ha la stessa sensibilità verso le minoranze.

L’attacco mirato a X. TMTG non si limita a critiche generiche, ma accusa soprattutto X, almeno quella prima dell’avvento di Musk, di censurare i conservatori, compreso Trump escluso dal social, con la complicità di funzionari e politici pur avendo – sostiene TMTG - permesso ai talebani di continuare a esprime le loro opinioni sulla propria piattaforma.

“X da tempo reprime i discorsi dei conservatori (anche per volere di funzionari governativi statunitensi) con vari mezzi, tra cui lo shadow banning, un processo surrettizio in cui gli utenti possono non sapere che i loro post vengono nascosti ad altri utenti”. Secondo TMTG, le grandi aziende tecnologiche si sono trasformate in arbitri del discorso pubblico e in organi di censura sponsorizzata dallo Stato contraddicendo ai valori americani, soprattutto al primo emendamento.

“La loro soppressione dei discorsi dissidenti costituisce oggi la più grave minaccia a un dibattito libero e democratico”. Ecco allora la necessità di un social network come Truth.

Un social media “diverso”. Truth oltre a proclamare la propria diversità nel dare spazio ai commentatori, si distingue soprattutto per eccentricità dal punto di vista finanziario perché non vuole accettare le normali metriche che consentono ad analisti e investitori di misurare la valenza e la portata della sua piattaforma, come avviene per gli altri social atttraverso per esempio il calcolo degli utenti attivi o del ricavo medio per utente.

E lo fa più per una propria opportunità che per altro, perché diversamente apparirebbe minuscolo e insignificante di fronte ai colossi con cui si paragona.

Gli utenti di Truth. Dal suo lancio, avvenuto nel primo trimestre del 2022 fino a fine 2023, Truth ha raccolto 9 milioni di utenti. Nulla se si pensa che solo negli Stati Uniti, X dice di averne 92 milioni, che diventano 540 milioni a livello globale.

“Gli investitori – si affrettano a scrivere nel bilancio – devono essere consapevoli del fatto che, sin dalla sua nascita, TMTG non si è basata su alcuna specifica metrica di performance chiave per prendere decisioni commerciali o operative. Di conseguenza, non ha mantenuto controlli e procedure interne per la raccolta periodica di tali informazioni”.

Si tratta secondo TMTG di metriche valide solo per gli operatori maturi e che costringerebbero Truth ha un orizzonte di breve periodo, quando gli obiettivi della piattaforma sono di più ampio respiro.

La quotazione. Una maggiore visibilità sui numeri di Truth è arrivata invece con la quotazione al Nasdaq, avvenuta attraverso la fusione con Digital World Acquisition Corp, una Spac (Special purpose acquisition company) ovvero uno di quei veicoli finanziari vuoti e quotati preventivamente in Borsa con in pancia un sacco di soldi pronti per essere fusi con un’altra società che abbia intenzione di quotarsi senza dover passare da una Ipo.

Il debutto del nuovo gruppo nato dalla fusione è avvenuto il 26 marzo scorso. Fino a gennaio i titoli di Digital world viaggiavano intorno ai 13/14 dollari per azione riflettendo più o meno il valore dei 300 milioni di liquidità che la società aveva in pancia. Da gennaio con l’avvicinarsi della fusione, il titolo ha iniziato a salire fino ad arrivare ai 50 dollari della vigilia e ad esplodere il giorno del debutto chiudendo in rialzo del 16%, ma toccando nelle contrattazioni di giornata anche i 70 dollari, portando la capitalizzazione a sfiorare i 14 miliardi di dollari.

Arrivano i numeri. Il primo di aprile, però, alla pubblicazione dei dati del quarto quadrimestre e dell’intero 2023 è arrivato un bagno di realtà sul titolo, perché, come già si sapeva, i numeri non riflettono e nemmeno lasciano presagire un futuro roseo per il business. TMTG ha chiuso il 2023 con una perdita di 58,1 milioni di dollari a fronte di ricavi, per lo più generati da introiti pubblicitari, per 4,1 milioni di dollari. Nulla.

L’anno prima i ricavi erano stati ancora meno pari a 1,47 milioni, mentre il risultato era stato positivo per 50 milioni grazie a una riclassificazione contabile di prodotti derivati. Sui conti del 2023 hanno pesato le spese operative per 15,8 milioni di dollari e le spese per debiti e interessi balzati a 39, 4 milioni di dollari per la scadenza di un prestito.

Una pioggia di contanti grazie a Digital world. Ora la liquidità per TMTG non sarà più un problema perché fondendosi con Digital world entra in possesso dei suoi 300 milioni di cassa. "Siamo entusiasti di operare come società pubblica e di aver ottenuto l'accesso ai mercati dei capitali. Con la chiusura dei bilanci 2023 relativi alla fusione, Truth Social oggi non ha debiti e ha più di 200 milioni di dollari in banca, il che apre numerose possibilità di espandere e migliorare la nostra piattaforma. Intendiamo sfruttare appieno queste opportunità per fare di Truth Social la piattaforma di libera espressione per eccellenza per il popolo americano". Sono state le trionfanti parole dell’amministratore delegato di TMTG, Devin Nunes che ha parlato di 200 milioni e non di 300, perché vanno tolte le perdite combinate delle due società (Digital World e TMTG) che secondo i dati proforma pubblicate nel Form 8k depositato alla Sec ammontano a 100,7 milioni di dollari.

La continuità del business è a rischio. Non c’era bisogno dei revisori dei conti della società, Bf Borgers Cpa per capire che di fronte a ricavi pari a zero e spese continue, la sostenibilità della società sia fortemente a rischio. Anche Twitter non ha mai avuto numeri strabilianti, ma nel 2021 prima dell’acquisizione di Elon Musk e quando i numeri erano ancora pubblici, aveva chiuso l’anno con 5 miliardi di fatturato e una perdita di 221 milioni di dollari.

Il valore in Borsa. Eppure TMTG che tratta al Nasdaq con la sigla DJT, acronimo di Donald John Trump, capitalizza circa 7 miliardi di dollari, che portano all’ex presidente proprietario del 57,3% un patrimonio di 4 miliardi di dollari che lo hanno fatto entrare nella classifica dei 500 uomini più ricchi al mondo calcolata da Bloomberg.

Il lock up. Di certo Trump non potrà mettere le mani sul gruzzolo perché esiste una clausola di lock up per lui e gli altri azionisti che impedisce loro di vendere le azioni se non al verificarsi di una delle tre condizioni seguenti: 1) siano trascorsi sei mesi della data di quotazione 2) il prezzo di chiusura delle azioni ordinarie di TMTG sia uguale o superiore a 12,00 dollari per azione per 20 giorni di negoziazione all'interno di un periodo di 30 giorni di negoziazione a partire comunque da almeno 150 giorni dopo la data di quotazione 3) la data in cui TMTG completi una liquidazione, una fusione, uno scambio azionario o un'altra transazione simile che comporti per tutti gli azionisti di TMTG il diritto di scambiare le proprie azioni comuni con contanti, titoli o altri beni.

Cosa vuol dire la perdita di Trump come azionista. L’eventuale cessione da parte di Trump dei titoli finirebbe comunque per togliere a TMTG uno dei due asset su cui può contare, la presenza nell’azionariato del possibile futuro presidente degli Stati Uniti e il contratto di licenza sulle sue esternazioni. Avere Trump come azionista riproduce per TMTG negli Stati Uniti la stessa condizione che per anni ha avuto Mediaset in Italia: offrire pubblicità alla società del presidente degli Stati Uniti lascia trasparire lo stesso conflitto di interessi che Silvio Berlusconi ha coltivato per anni, ingenerando quella commistione tra politica e affari che difficilmente si può contraddire. Ma è anche chiaro che se Trump non fosse azionista, molte aziende perderebbero interesse nell’investire pubblicitariamente in Truth.

L’esclusiva di Trump per Truth. Per quanto riguarda l’esclusiva sulle dichiarazioni di Trump, TMTG ha stipulato un contratto di licenza esente da royalty con l’ex presidente che prevedeva il pagamento di 100 dollari al momento della stipula e che tale importo costituisse un corrispettivo pieno e una royalty interamente pagata per l'intera durata del contratto, valido fino al 2 febbraio 2025, rinnovabile di 180 giorni.

In cosa consiste l’esclusiva? “Il Presidente Trump ha accettato di pubblicare le sue comunicazioni e i suoi post non politici sulla piattaforma Truth prima di pubblicare la stessa comunicazione e/o post su qualsiasi altra piattaforma di social media”. Trascorse sei ore, la comunicazione può andare anche sulle altre piattaforme. Va da sé che essendo un politico, tutto quello che Trump dice può essere ritenuto tale, per cui resta ampia la libertà di Trump di scegliere dove indirizzare la propria comunicazione, anche a scapito della propria società. Insomma tra la scadenza del lock up e la scadenza dell’esclusiva, la vita e il valore di Truth si deciderà da qui al 25 febbraio, passando per le elezioni americane.