Dalla nostra inviata
PADOVA — A spiegare com’� nato l’albero di carta che accoglie gli studenti fuori dalla I A della scuola media Giacomo Zanella di Padova � Obinna, occhi scintillanti e pelle color cioccolato: �Nei cuori rossi ci sono le nostre lingue madri, venti in tutto, compresi i dialetti. Nelle foglie, le parole per noi importanti: libert�, sole, pap�, estate, abbracci...�. Il progetto, nato da un’idea della professoressa di lettere, Loretta De Martin, e da una suggestione di un libro illustrato di Terre di Mezzo Editore, � stato realizzato per il 21 febbraio, giornata internazionale della lingua madre. E non poteva essere pi� perfetto, in una classe di ventuno bambini che si affacciano all’adolescenza, perch� insieme mescolano tamil e inglese, francese e italiano, berbero e turco, swahili e moldavo, hausa e yoruba, arabo e padovano, romanesco e darija, rumeno e bengalese. La futura meglio giovent� di una citt� con il 17,8% di stranieri (35.831, di cui 9.370 rumeni), si concentra qui, in un istituto comprensivo del quartiere Arcella, a dieci minuti a piedi dalla stazione ferroviaria.
Padova, la classe con 20 lingue diverse: «Ma in italiano siamo bravi e impariamo a essere felici»
La scuola media Zanella promossa dai test Invalsi: dei 324 studenti il 39% sono extra Ue o figli di stranieri. �Crediamo nell’integrazione anche grazie alle attivit� extracurricolari, finanziate dal Comune e dal Pnrr�

La prima A della scuola media Zanella di Padova (foto di Elvira Serra)
Le attivit� extracurricolari
�Abbiamo 737 studenti�, spiega il vicepreside, Thomas Bertalot. �Quelli della secondaria di primo grado sono 324, il 39% extra Ue o con almeno un genitore straniero; nella scuola dell’infanzia la quota � dell’89%, nella primaria del 64�. Premesso che chi non parla bene l’italiano segue percorsi mirati, la sfida che questa scuola si � data � di favorire l’integrazione anche con le attivit� extracurricolari. Vale a dire che se le lezioni, di norma, devono essere dalle 8 alle 14, il collegio dei docenti, guidato dalla dirigente Chiara Lusini, ha messo in piedi una serie di occupazioni pomeridiane facoltative (alcune finanziate dal Comune contro la dispersione scolastica, altre dal Pnrr) che vanno dal flamenco all’atletica leggera, dalla musica al disegno. Prova ne sono le incredibili riproduzioni di Van Gogh o di Modigliani appese alle pareti, o i resoconti entusiasti degli allievi come Nordin, nato a Padova da genitori marocchini, che sogna di diventare ingegnere: �Ogni settimana c’� qualcosa che ci fa felici: l’orchestra, il laboratorio dove puoi leggere e raccontare quello che hai letto, le ripetizioni per chi non va bene in matematica o in inglese, e puoi andare anche a correre�. �Ci fanno disegnare le porte dei desideri�, aggiunge Cynthia, nigeriana, aspirante medico o pallavolista.

Il dialetto e l’italiano
In classe si parla italiano, naturalmente. Ma l’inglese � la seconda lingua. E alcuni ammettono che se non vogliono farsi capire dagli altri usano il proprio dialetto. �Jesus� � l’intercalare pi� usato, grazie a Esther, del Gabon. Le parole, in generale, si mescolano quando sono l� sulla punta della lingua, ma non vogliono saltare fuori. Quanto ai sogni, sono variegati come chi li coltiva: cardiologo, calciatrice, chef, attrice, pianista, pugile. �Io vorrei fare la hostess, se mio padre sar� d’accordo�, confessa Angela, nata a Padova da genitori dello Sri Lanka. Mentre a Souhail piacerebbe diventare ingegnere aerospaziale: �Mio padre preferirebbe che facessi il dentista. Io per� credo sia giusto fare quello che ti rende felice�. Alla faccia dei suoi 12 anni... Lui � nato a Marrakech, si � trasferito in Italia sei anni e mezzo fa e ha ancora nostalgia delle avventure con i cugini: �Eravamo sempre liberi di uscire di casa. Compravamo le caramelle a basso costo e le rivendevamo sulle cassette�.
I risultati nei test Invalsi
Sono 5 quelli nati da genitori italiani. Tra loro Adele, romana, piatto preferito tonnarelli cacio e pepe. Da grande vorrebbe fare l’attrice. Sua madre, Sara Campanella, insegna al liceo. Sulla presenza della figlia in una classe cos� tanto multietnica spiega: �Un po’ di preoccupazione c’�, ma la vedo come un’opportunit�. La complessit� aiuta a trovare soluzioni creative. Lo scambio che c’� ora con i compagni � molto pi� fruttuoso di quanto non sarebbe in un contesto culturalmente omogeneo�. �Volevamo una scuola anzitutto partecipativa e per questo ci vuole tanto impegno�, racconta Irene Frazzarin, responsabile dell’inclusione. Ai bambini della materna, per dire, stanno insegnando la Lis, la lingua dei sordomuti, proprio per avere uno strumento universale di comunicazione. � un azzardo? �I risultati dei test Invalsi ci danno ragione�, conclude il vicepreside. �In italiano siamo sopra la media della Regione, dell’Area Nordest e dell’Italia�.
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25 marzo 2024 (modifica il 25 marzo 2024 | 23:03)
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