Hanno tutti ragione | Piccolo viaggio tra i candidati di Santoro per le Europee: “Putin fa qualcosa di importante per tutti noi”

Questo è il numero di venerdì 15 marzo 2024 della newsletter Hanno tutti ragione, firmata da Stefano Cappellini. Per attivare l'iscrizione clicca qui

Si discute da due anni sul putinismo più o meno dichiarato di molte voci attive nel dibattito pubblico italiano. L’accusa è sempre respinta dai diretti interessati con sdegno: si denuncia il maccartismo (dal nome del senatore Joe McCarthy, che negli anni Cinquanta guidò una persecuzione indiscriminata verso gli americani sospettati di essere comunisti), le liste di proscrizione, l’attacco al "pensiero critico".

Ieri Michele Santoro ha presentato alcuni dei candidati che dovrebbero correre alle Europee nella sua lista ‘Pace, terra, dignità’, che contiene tanto di questo “pensiero critico” e rispettivi pensatori. Andiamo a dargli un’occhiata.

Cominciamo da Benedetta Sabene, autrice del libro Ucraina, controstoria di un conflitto. Oltre i miti occidentali e leggiamo dall’introduzione: “Dover ripetere ‘condanno l’invasione russa, supporto il popolo ucraino’ prima ancora di esprimere il mio pensiero ha iniziato a ricordarmi la preghierina rassicurante e stucchevole che, da bravi bambini recitavamo prima di dormire e mangiare per fare contenti mamma e papà”. Scrive Sabene: “La dicotomia tra sistema democratico occidentale e autocrazia russa ha una connotazione propagandistica, e tantomeno funziona nel caso dell’Ucraina, il cui sistema politico è molto lontano dal costituire una democrazia liberale”. Sabene ha anche un’opinione sul tema della denazificazione dell’Ucraina: “Cercherò di spiegare perché il neonazismo in Ucraina rappresenta un unicum mondiale”.

Sabene ha molte consonanze con lo scrittore Nicolaj Lilin, altro possibile candidato, il quale sostiene che non solo Kiev, anche i Paesi baltici sono pieni di nazisti. Secondo Lilin, intervistato pochi giorni dopo l’attacco russo, “quella della Russia non è una guerra, sono operazioni locali limitate”. Operazione speciale, la dizione che i media di regime russi usano per il massacro in Ucraina: Lilin non legge la stampa occidentale serva della Nato ma sicuramente guarda la tv di Mosca. Lilin gestisce sui suoi canali web un un “aggiornamento giornaliero sull’operazione militare speciale”. Sempre Lilin: “Non si tratta di un’invasione, ma di un messaggio diretto all’Occidente”. Putin non si fida dei corrieri. Lilin, noto per aver pubblicato un romanzo presunto autobiografico, L’educazione siberiana, che è risultato alla prova dei fatti meno credibile di una banconota da due euro, conclude così: “Il regime autoritario di Putin è mille volte più democratico”.

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Un altro candidato, lo storico Angelo D’Orsi, pochi giorni prima dell’invasione rilasciò un’intervista a un sito web per augurarsi che l’intervento russo durasse il tempo necessario “a dare una lezione al governo di Kiev”. Dal palco di una festa di Rifondazione comunista (a proposito, è in lista anche il segretario Maurizio Acerbo) D’Orsi ha detto: “Putin sta facendo qualcosa per tutti noi, sta cercando di opporsi all'unipolarismo più bieco”. Va ringraziato. Per D’Orsi, Putin ha il solo torto di esser caduto nella trappola dell’Occidente, che lo ha spinto ad attaccare. Una tesi senz’altro condivisa dal candidato Pino Arlacchi, che sul Fatto ha scritto: “La reazione armata della Russia è stata certamente un eccesso di legittima difesa che ha fatto in un certo senso il gioco degli antagonisti occidentali”. Segnatevelo: eccesso di legittima difesa. In una intervista che circola sul web Arlacchi sostiene che “l’Ucraina è solo un pretesto, questa non è una guerra tra Russia e Ucraina come ci viene raccontato dall’establishment occidentale, è molto più ampia è una guerra tra gli Usa e la Russia”. La famigerata guerra per procura, che nega agli ucraini persino la dignità di combattere per la propria libertà e li trasforma in burattini americani. Arlacchi ha una ricetta per la fine del conflitto, lasciare a Putin quel che è di Putin: “Lo sbocco non può che un riconoscimento di un realtà di fatto, anche senza negoziato”.

Il candidato Vauro, noto per le vignette in cui rappresenta Zelensky con il naso adunco degli ebrei, dice: “Non me ne frega un cazzo chi è Putin. In questo momento la mia pancia e la mia testa stanno con i bambini del Donbass, che la guerra la stanno vivendo da 8 anni”. Ospite di Corrado Formigli in una puntata di Piazzapulita, alla domanda perché nel 2003 condannasse fermamente l’invasione americana dell’Iraq e non ora quella di Putin, Vauro rispondeva così: “Abbiamo la fila degli Hitler che ci fanno comodo. Qualcuna dirà che mi pagano i russi, ma per quale motivo dovrei arruolarmi? Non mi arruolo né con Putin e né con Biden”.

La candidata Fiammetta Cucurnia sostiene che “le armi destinate all’Ucraina sono finite nelle mani dei terroristi islamici”. Ci ha tenuto a condividere con gli italiani un lancio dell’agenzia Tass, cioè l’agenzia di stampa del regime russo, secondo il quale “gli ucraini stavano costruendo la bomba nucleare”. Nell’iniziativa al teatro Ghione di Roma, ‘Pace proibita’ organizzata da Santoro poco dopo l’invasione, che è stato di fatto il primo grande casting della lista per le Europee, Cucurnia disse dal palco: “Poiché tutti parlano a nome dei democratici, io voglio calarmi nei panni di quelli brutti e sporchi, e parlare a nome dell’impero del male”. Un’ottima autopresentazione.

Se pensate che Santoro abbia raccolto il meglio del putinismo italiano, siete solo dei maccartisti.