Cosa resta del Superbonus. Stop a cessione del credito o sconto in fattura: quando scatta e chi si salva

Sconto in fattura e cessione del credito salvi per i lavori di Superbonus in corso e per chi ha depositato in Comune le comunicazioni edilizie. Opzioni non più ammesse in tutti gli altri casi. La stretta colpisce anche Iacp, Onuls e la ricostruzione nelle aree colpite dai terremoti. Non si salva dalla stretta del governo neppure il bonus per l'abbattimento delle barriere architettoniche per i lavori in casa, tranne nel caso siano in corso o siano stati pagati acconti. Ecco cosa cambia alla luce delle misure del decreto del 26 marzo che rende anche più difficile effettuare la cessione del credito per le spese del 2023 per chi non ha ancora trovato un acquirente.

Superbonus e ricostruzione senza opzioni

L'impianto del decreto replica quelli già adottati in tema di Superbonus, dopo la riduzione dell'aliquota al 70%. Già limitata infatti la possibilità di far ricorso alle opzioni solo in caso di lavori già avviati o Cila già presentata entro il 16 febbraio 2023. Da questo blocco fino a ieri si erano però salvati gli interventi di Superbonus nei Comuni nei quali era stato dichiarato lo stato dei emergenza dopo i terremoti e le alluvioni. In questo caso il Superbonus è in vigore con l'aliquota del 110% fino al 31 dicembre 2025. Con la nuova stretta del governo, però, anche per gli interventi di ricostruzione in queste aree non sarà più possibile far ricorso a sconto o cessione, a meno di non aver già avviato i lavori o depositato le comunicazioni al Comune e approvato la relativa delibera per quelli condominiali.

La stretta coinvolge anche gli interventi degli Iacp sugli immobili di edilizia residenziale pubblica, quelli delle cooperative e delle Onlus, sempre nel caso in cui non sia stato dato ancora l'avvio ai lavori.

Comunicazione preventiva per gli interventi di demolizione e ricostruzione

Ma anche per chi ha lavori in corso finalizzati alla ricostruzione arriva un nuovo obbligo da rispettare se si vuole usufruire delle agevolazioni. Con l'obbiettivo di ampliare le possibilità di controllo preventivo da parte dell'amministrazione dovrà infatti essere inviata una comunicazione all'Enea con i dati catastali dell’immobile oggetto degli interventi; l’ammontare delle spese già sostenute da gennaio alla data di entrata in vigore del decreto e di quelle ulteriori previste anche eventualmente nel 2025. Da indicare anche le percentuali delle detrazioni spettanti in relazione alle spese sostenute per l'efficientamento energetico. Per gli interventi antisismici i dati dovranno essere trasmessi al “Portale nazionale delle classificazioni sismiche”. Sono tenuti a effettuare la trasmissione delle informazioni i soggetti che hanno presentato le comunicazioni per i lavori di demolizione e ricostruzione degli edifici tra fine 2023 e inizio 2024, ossia dopo la stretta scattata il 29 dicembre dello scorso anno. Sanzione di 10.000 euro per chi non effettua la comunicazione, o decadenza dai benefici fiscali.

Niente remissione in bonis per le spese del 2023

Ma la stretta colpisce in parte anche le spese del 2023. Il governo ha deciso infatti di eliminare la possibilità di usufruire della remissione in bonis per la cessione del credito, ossia del meccanismo che consente di presentare la comunicazione anche dopo il termine di scadenza ma entro la data di presentazione del modello redditi, a fronte del pagamento di una sanzione di 250 euro. La remissione in bonis avrebbe dato di fatto sei mesi in più di tempo per riuscire a trovare un acquirente a cui cedere il credito. Ora invece il termine scade improrogabilmente il 4 aprile. Chi non trova un cessionario in tempo potrà usufruire solo della detrazione.

Niente più cessione per l'abbattimento delle barriere architettoniche in casa

Infine sono bloccate le opzioni anche per il bonus del 75% per l'abbattimento delle barriere architettoniche in casa. Il bonus era già stato ampiamente ritoccato con il decreto del 29 dicembre scorso che aveva mantenuto la possibilità di usufruire dell'agevolazione, e delle relative opzioni, solo in caso di proprietari di prima casa con redditi familiari entro i 15.000 euro e per gli interventi condominiali, limitando comunque il perimetro dei lavori alla sola installazione di ascensori o interventi sulle scale. Anche per questo bonus ora arriva lo stop alle opzioni ma solo per i lavori in casa, fatti salvi quelli in corso, per i quali sia stata presentata la Cila, se necessaria, oppure già firmato un preventivo e pagato un acconto per i lavori in edilizia libera.