Michele Misseri, i vicini di casa pronti ad accoglierlo: "Qui tutti gli vogliamo ancora un gran bene, ma ad Avetrana non torni il circo mediatico”

AVETRANA – Via Deledda è una strada stretta, alla periferia di Avetrana. Al civico 22 sorge casa Misseri. Qui, fra circa un mese, rientrerà Michele Misseri dopo gli otto anni trascorsi in carcere con l’accusa di soppressione di cadavere per l’omicidio della nipote Sarah Scazzi. L’abitazione è disabitata da tempo. Un sistema di videosorveglianza installato all’altezza del garage è ormai fuori funzione. È rotto, chissà da quanto. Un lungo telo nero, a protezione del cancello, si è sfilacciato per via delle intemperie e svolazza trascinato dal vento di tramontana che soffia impetuoso.

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“Lo aveva messo Michele stesso - racconta una vicina di casa che si affaccia dalla finestra appena ci nota - quando si è scatenato il clamore mediatico per l’omicidio di Sarah Scazzi. Di notte qualcuno si divertiva a lanciare petardi, pietre contro l’abitazione e per evitare danni seri il cancello era stato protetto con quel telo. Ma serviva a ben poco”.

La strada è silenziosa. Poche abitazioni punteggiano la via. Casa Misseri assomiglia più ad un rudere che ad un’abitazione. Si fa fatica a pensare che, fino a pochi anni fa, potesse viverci un intero nucleo familiare.

A breve, però, ritornerà ad essere la residenza di Michele. “Abbiamo saputo che potrebbe presto essere di nuovo qui tra noi - racconta sempre la stessa vicina - e non può che farci piacere. Michele era una persona buona così come lo erano la moglie e la figlia. Si faceva voler bene da tutti e, facciamo ancora fatica a dare un senso a quello che è accaduto. Lo accoglieremo con affetto e rispetto”. A pochi passi c’è il marito della donna. Sosta davanti alla porta d’ingresso.

Ascolta senza intervenire ma quando si parla con una certa insistenza di Michele non riesce a stare più in silenzio: “Non avrebbe fatto mai male a nessuno. Era solo un gran lavoratore. Lo vedevi nei campi per ore”. Nel frattempo, dalla parte opposta della via, qualche altro residente provvede a scaricare provviste di legna per affrontare gli ultimi mesi di inverno.

“Continueremo la vita di sempre anche se Michele dovesse tornare – ci confida il proprietario di una di queste abitazioni - io lo conosceva da tempo. Ha lavorato con me in campagna. Non si risparmiava, aveva una grande energia e sembrava non stancarsi mai. Più di Michele sa qual è il mio vero timore? Che Avetrana ritorni al centro dei riflettori dei mezzi d’informazione. Ecco, di questo farei volentieri a meno”.