Meloni, Salvini e Tajani: vertice a Palazzo Chigi per le regionali. Blitz della Lega per Zaia: presentata legge sul terzo mandato
ROMA – Vertice a Palazzo Chigi per i tre leader del centrodestra: Giorgia Meloni, Antonio Tajani e Matteo Salvini si sono incontrati per affrontare faccia a faccia il nodo delle elezioni regionali che sta agitando la coalizione.
Su Luca Zaia in Veneto la Lega non è disposta a fare passi indietro. La riunione di Matteo Salvini con i parlamentari stamani a Montecitorio ha riguardato le europee, le regionali e le amministrative di giugno, mentre in Veneto si va al voto nel 2025. C’è ancora tempo, quindi. Tuttavia le carte nel centrodestra si danno adesso. E l’offensiva leghista è cominciata con un passo concreto, che ha come obiettivo di eliminare gli ostacoli alla corsa per la riconferma del “doge” veneto.
Alberto Stefani, segretario della Liga veneta e deputato, ha depositato a Montecitorio oggi la proposta di legge sul terzo mandato per i governatori, che consentirà a Zaia di ricandidarsi. Due articoli, semplici e incisivi, modificano la legge 2 luglio 2004 numero 165 che attua l’articolo 122, primo comma, della Costituzione in fatto di limiti di mandati per l’elezione del presidente della giunta regionale. È scritto, nella relazione introduttiva, che l’obiettivo è “estendere da due a tre il limite di mandato consecutivo per l’elezione a suffragio universale e diretto del presidente della giunta regionale, al fine di valorizzare il lavoro svolto dai governatori e lasciare ai cittadini la possibilità di scegliere liberamente da chi essere rappresentato in linea con il sistema democratico che contraddistingue il nostro Paese”.
All'articolo 2 la pdl chiarisce che il conteggio dei mandati parte dal 2012, con ciò a salvaguardia di Zaia che di fatto sarebbe al quarto. È uno stop ai giochetti che sul Veneto vorrebbero portare a un “dopo-Zaia” anticipato e al caos politico della destra. Il solco tra Lega e Fratelli d’Italia si è infatti allargato. Il segretario regionale di FdI e senatore Luca De Carlo ormai non si nasconde più, né è disposto a minuetti. Parla esplicitamente dei meloniani pronti a rilevare l’eredità di Zaia. Premette che tutto accadrà nel caso in cui Zaia non sarà più in campo. Ma sa bene che, se la possibilità del terzo mandato non viene approvata in Parlamento, il “doge” sarà costretto a farsi da parte. Ecco però, la palla rimessa in gioco dalla Lega con la proposta di legge Stefani. Un blitz che mette FdI con le spalle al muro. È la mossa che il trentunenne parlamentare, nuova generazione leghista più aperta e agguerrita, ha concordato con il leader. La legge sul terzo mandato si potrà calendarizzare e approvare in tempi rapidi. Anche se Antonio Tajani, il vice premier e segretario di Forza Italia ha già detto di no. Anche se FdI è da quel dì che si dichiara contraria, e ora ha il motivo in più di fare fuori Zaia e anche Giovanni Toti in Liguria. Tuttavia l’affaire è ormai politico. Giorgia Meloni nella conferenza stampa di inizio anno ha aperto a Salvini proprio sul terzo mandato. Ha detto: “Sono laica”, né favorevole, né contraria. L’ha spostata sul metodo: “Però decida il Parlamento”. Una settimana fa le Camere non avevano ancora una proposta su cui decidere. Ora c’è. Les jeux sont faits, non sarà più possibile nascondersi.
E c’è una novità in più: se la maggioranza di centrodestra è divisa, lo saranno anche le opposizioni. Buona parte del Pd di Elly Schlein potrebbe convertirsi a votare a favore del terzo mandato. Stefano Bonaccini, il governatore dell’Emilia Romagna, si è detto a favore. Può contare sui dem bonacciniani. Apre anche il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi. Assist a Vincenzo De Luca, ‘o governatore che Schlein vuole sostituire nel 2025? Manfredi al Corriere del Mezzogiorno e al Mattino dichiara semplicemente che sono gli elettori a dovere scegliere, non si spinge oltre. Cita piuttosto l’Anci e i sindaci per i quali dovrebbe essere abbattuto il limite dei due mandati consecutivi. Non c’è un rischio di concentrazione di potere? “C’è vigilanza democratica”, replica.