Diplomatico Ue svedese detenuto da 600 giorni in Iran, l’appello del padre: “Sta vivendo l'inferno”

Il padre del diplomatico Ue e cittadino svedese di 33 anni Johan Floderus, prigioniero da 600 giorni nel carcere di Evin a Teheran, ha dichiarato al Guardian che il figlio sta vivendo «un inferno» e ha fatto appello affinché venga liberato. Matts Floderus ha detto che il figlio condivide una cella senza letto e dorme sotto l'illuminazione 24 ore su 24, gli è stato negato l'accesso a telefonate, libri e medicine. La famiglia é in attesa di un'imminente udienza in cui verranno a conoscenza delle accuse che l'Iran muoverà contro Johan, che è stato arrestato per spionaggio.

Il diplomatico è stato arrestato nell'aprile del 2022 in Iran, durante una vacanza. La notizia del suo arresto era a conoscenza di poche persone, che però non hanno parlato per timore di una reazione negativa. Nemmeno il ministero degli Affari esteri svedese ha commentato, anche se fa sapere di lavorare sul caso. Secondo l'Europa, il caso è seguito nel contesto "del crescente numero di detenzioni arbitrarie".

Floderus lavorava come assistente del commissario europeo per l'immigrazione Ylva Johansson dal 2019, poi nel 2021 era entrato a far parte del Servizio europeo per l'azione esterna, il corpo diplomatico del blocco, e varie volte era stato in Iran nell'ambito di piani di sviluppo della Ue. Ha anche lavorato in Afghanistan.

Alcuni prigionieri dell'Iran di origine europea sono già stati liberati: come il cooperante belga Olivier Vandecasteele, che è stato detenuto per 455 giorni e che era condannato a 40 anni di carcere. Ha raccontato di aver conosciuto Floderus dietro le sbarre. Liberata anche la blogger italiana Alessia Piperno, che era stata accusata di spionaggio. Non ce l'hanno fatta, e sono stati condannati a morte e ammazzati, nè uno svedese-iraniano, Habib Chaab, accusato di terrorismo, nè un ex viceministro iraniano, naturalizzato britannico, Alireza Akbari, accusato di spionaggio.

La famiglia di Floderus è molto preoccupata. Chiede almeno un trasferimento nell'ala del carcere dedicata ai prigionieri politici, dove le condizioni di detenzione sarebbero lievemente migliori. Per mesi i familiari hanno temuto che il loro caro fosse morto in carcere, visto che non riuscivano ad avere nessun contatto, fino a una telefonata dello stesso, che li ha rassicurati. I deputati del Parlamento europeo sono indignati per come viene trattato il caso in Iran, con tutte le segretezze che impediscono di muoversi più concretamente per la sua liberazione. L'arresto dello svedese è stato confermato dalle autorità di Teheran soltanto nel settembre di quest'anno.

Il diplomatico svedese ha avviato almeno cinque scioperi della fame in carcere, per tentare di sensibilizzare le autorità iraniane sulla sua posizione, ma senza alcun esito.