Uccise l’operaio Alfredo Miranda Romero con una freccia, l’artigiano Evaristo Scalco condannato a 23 anni
L’artigiano Evaristo Scalco è stato condannato a 23 anni per aver ucciso con la sua freccia Javier Alfredo Miranda Romero, nei vicoli di Genova nella notte fra l’1 e il 2 novembre 2022. I giudici hanno riconosciuto l’aggravante dei futili motivi, non quella dell’odio razziale.
Ancora questa mattina, nelle repliche prima che la Corte di Assise presieduta da Massimo Cusatti si ritirasse in camera di consiglio, la pm Arianna Ciavattini ha insistito chiedendo l’ergastolo: «E’ stato un omicidio volontario, con dolo diretto. E poi, per ben undici minuti dopo aver scoccato la freccia, l’imputato non ha soccorso la vittima e neppure ha chiamato i soccorsi, al contrario di tanti altri presenti in quei momenti».
Mentre la difesa ha sostenuto ancora che l’artigiano non volesse uccidere, ma solo “spaventare”.
La tragedia
E’ la notte fra l’1 e il 2 novembre 2022 quando l’operaio nato in Perù, 41 anni, esce nei vicoli di Genova per festeggiare la nascita del suo bimbo. Incontra l’amico Werner Luna Ayala, con il quale si ferma a bere alcune birre.
Quando i due sono in piazza De Franchi, il 63enne Scalco si affaccia dalla finestra, sente urlare e vede uno dei due urinare sopra una saracinesca.
Da lì iniziano gli insulti reciproci, i due amici vanno via per alcuni minuti, poi tornano sul posto. La lite a distanza continua, fino al drammatico momento in cui l’artigiano prende la freccia più micidiale fra quelle da lui stesso fabbricate, imbraccia l’arco e scocca il dardo.
Le accuse
Nelle scorse udienze l’accusa aveva appunto chiesto l’ergastolo, contestando sia l’aggravante dei futili motivi, sia quello dell’odio razziale: «Scalco ha reagito a quell’estremo gesto di sfida che sarebbe un dito medio e al fatto che lo stavano filmando con il cellulare, tempo 30 secondi e ha scagliato la freccia.
Genova, delitto con la freccia: le immagini dell'omicida che cerca di soccorrere la vittima

Prima ha urlato “andate via, stranieri di merda”. Subito dopo, “fa male vero, vi avevo avvertiti”. Appena sceso di casa ha detto a un testimone che “era stato offeso”».
Insomma «il comportamento dopo il delitto denota la totale assenza di resipiscenza, e per questo non va riconosciuta alcuna attenuante».
Alla richiesta di ergastolo della Procura si erano associate le parti civili, rappresentate dai legali Francesca Palmero e Jary Felice. In primis la compagna di Miranda Romero, Zena Lopez, che uscendo dall’aula ha detto soltanto “è andato tutto bene, mi fido della giustizia italiana”.
La difesa
Gli avvocati di Scalco invece, Jacopo Pensa e Federico Papa, hanno sempre insistito sul fatto che l’arciere sia incensurato, e che volesse mirare a delle fioriere per spaventare. Ora Pensa dice che “si è trattato di una sentenza equilibrata, ma leggeremo le motivazioni e valuteremo perché ci sono tanti temi da affrontare”. Insomma, il ricorso in appello è scontato.
"Dobbiamo porci il problema se questa persona lavoratrice, mite, hanno reso avventurosa, debba morire da ergastolano. Scalco ha avuto un blackout che lo ha portato a commettere un gesto di cui si è subito pentito, ma non voleva uccidere e né ferire, voleva solo spaventare", avevano detto i difensori nelle scorse udienze.

In più, il controverso episodio dei petardi, che secondo l’uomo sarebbero stati lanciati in casa sua e l’avrebbero spaventato. Non ci sono video, ma alcune testimonianze. Mentre esiste un filmato del lancio del petardo, ormai spento, da parte dello stesso Scalco verso i due operai.
Le provvisionali: 300mila euro per la compagna della vittima e il bambino
Alla fine, la sentenza si colloca a metà strada fra accusa e difesa. Scalco dovrà pagare una provvisionale (una sorta di anticipo di risarcimento) di 100mila euro per la compagna, e di 150mila per il bambino, oltre ad altri indennizzi.
L’artigiano resta ai domiciliari nella sua casa di Cittiglio, nel varesotto.