Mes, Meloni pronta a dire sì ma vuole prima risposte su Bilancio Ue, Patto di stabilità (e fondi per i migranti)

di Marco Galluzzo

I confronti con la presidente della Bce Lagarde e con il governo tedesco

Mes, Meloni pronta a dire sì ma vuole prima risposte su Bilancio Ue, Patto di stabilità (e fondi per i migranti)

Appena due mesi fa, nel corso di un faccia a faccia, Christine Lagarde chiese a Giorgia Meloni notizie del Mes e del ritardo italiano. Nel palazzo del Consiglio europeo, in una sala non troppo distante dal grande tavolo che accoglie i capi di Stato e di governo della Ue, la premier rispose rassicurando i vertici della Bce: l’Italia approver� il Meccanismo di stabilit�, ma alla fine di un percorso che prima consenta a Roma di soppesare bene due fattori. Il nuovo bilancio dell’Unione, di cui si discuter� da gioved� nella capitale belga, e il nuovo Patto di stabilit�, anch’esso ai passi finali di un negoziato che dura da mesi.

Visto con gli occhi del capo del governo il dibattito interno sul Mes, le accuse al governo, la presunta instabilit� finanziaria che pu� causare un prolungarsi del ritardo italiano, sono tutte critiche o analisi legittime, ma infondate. Lei stessa lo ha detto alla Lagarde, e lo ha detto anche al governo tedesco pochi giorni fa, durante il vertice dei due esecutivi che si � tenuto a Berlino, nella grande sala centrale della Cancelleria, a margine della firma del Piano d’Azione di cooperazione strategica.

Anche in questo caso � stato chiesto conto dell’anomalia italiana e anche qui le risposte della premier, in privato, sono state quasi le stesse, con qualche sfumatura in pi� probabilmente, di quelle che pronuncia in pubblico: in una logica di pacchetto complessivo, Roma vuole prima vedere i risultati raggiunti sugli altri due tavoli aperti, appunto Bilancio europeo e nuove regole del nuovo Patto di Stabilit�.

Vedere i risultati, attenderli per fare una valutazione complessiva, per l’opposizione — che punta l’indice contro Palazzo Chigi, che giudica �una buffonata�, con le parole di Mariastella Gelmini, l’eterno rinvio di un voto in Parlamento, nonostante l’evocazione periodica del voto stesso da parte del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti — � una clamorosa e costante perdita di credibilit�. Il contrario di ci� che sostiene Meloni, altro che forza maggiore nel negoziato in corso a Bruxelles sui due temi caldi dell’agenda europea.

Eppure Meloni (forse un p� meno Giorgetti) resta convinta del contrario, cos� come resta convinta che alla fine, nel capitolo numero uno del �pacchetto�, la revisione del Bilancio, l’Italia possa attendersi un risultato lusinghiero, coronamento di un anno di richieste sul capitolo migranti. L’obiettivo � quello di avere una cifra tonda, compresa in una forchetta fra i 2 e gli 8 miliardi di euro, per la dimensione esterna delle politiche migratorie dell’Unione europea.

Sarebbe la prima volta e sarebbero risorse di cui certamente l’Italia usufruirebbe. Ma al di l� della cifra sarebbe una vittoria politica, e magari consentirebbe di costruire una narrazione che porti sino all’approvazione del Mes, ma dopo aver visto dei risultati in sede di negoziati europei.

Quello appena fatto � solo un esempio del ventaglio di target che la nostra diplomazia, nell’asse fra Roma e Bruxelles, ha al momento nel mirino. Tanti altri obiettivi riguardano la costruzione finale del nuovo Patto di Stabilit�, la provenienza dei 50 miliardi che andranno all’Ucraina, Orb�n permettendo. E cos� via. Gioved� e venerd� prossimi se ne discuter� nel corso del Consiglio europeo. E poco male se la Lega, a differenza di Forza Italia, mostra i muscoli sul Mes, evocando un rinvio ad oltranza.

Sussurra un autorevole membro del governo: �Ognuno fa la sua parte, nessuna meraviglia, ci vogliono cinque minuti per scrivere un articolo di accompagnamento alla ratifica che vincoli l’attivazione del Meccanismo a un passaggio parlamentare obbligatorio. Magari tutto slitta a gennaio ma scommetto che per allora la questione sar� chiusa�.

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11 dicembre 2023 (modifica il 11 dicembre 2023 | 07:13)

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