L'ex ambasciatore Usa in Russia: «Il mandato d'arresto a Shoigu e Gerasimov è un segnale al regime»

diAndrea Marinelli

John Tefft, l’unico diplomatico americano ad essere stato ambasciatore in Russia (dal 2014 al 2017) e in Ucraina (dal 2009 al 2013).«Ora a Kiev sono aperti al negoziato, ma le condizioni di Putin sono inaccettabili»

L'ex ambasciatore Usa in Russia: «Il mandato d'arresto a Shoigu e Gerasimov è un segnale al regime»

John Tefft con Putin

dal nostro inviato
NEW YORK — «Temo che il mandato d’arresto della Corte penale internazionale per Shoigu e Gerasimov non cambierà molto, non penso sarebbero andati in un Paese occidentale, ma manda un segnale chiaro». A parlare è John Tefft, l’unico diplomatico americano ad essere stato ambasciatore in Russia (dal 2014 al 2017) e in Ucraina (dal 2009 al 2013), vivendo così da entrambi i lati del confine i primi anni della crisi che è esplosa con l’invasione voluta da Putin a febbraio 2022. «Le motivazioni sono importanti», spiega al Corriere Tefft, che è stato ambasciatore anche in Georgia e Lituania ed è un profondo conoscitore della regione. «Gli attacchi contro i civili violano il diritto internazionale». 

Ha mai incontrato Putin?
«L’ho visto varie volte: quattro con il segretario di Stato John Kerry e una con Rex Tillerson. Sono arrivato sei mesi dopo l’annessione della Crimea, era una situazione difficile ma anche allora nessuno credeva che sarebbe potuto arrivare a tanto: l’invasione del 2022 credo sia stato un errore strategico». 

E di Zelensky cosa pensa?
«Credo abbia il sostegno della popolazione in questa lotta esistenziale per difendere il suo territorio e ricacciare indietro i russi. Al tempo stesso, gli ucraini sono aperti a un negoziato, se ci fosse una realistica possibilità di trattare: solo che la proposta di Putin, che si è detto disponibile a negoziare se alla Russia saranno concessi anche territori non ancora conquistati, è inaccettabile per gli ucraini».

I consiglieri di Trump hanno delineato un piano per spingere Kiev e Mosca a trattare: niente armi, se non si siedono a un tavolo.
«Arrivare a un negoziato sarebbe un successo, ma mi sembra impossibile visto che Putin ha richieste massimaliste che nessun presidente ucraino potrebbe mai accettare, non avrebbe il sostegno del popolo».

Il sostegno americano a Kiev invece resta stabile?
«Direi di sì. Gli ultimi aiuti sono passati con un sostegno bipartisan ampio, a parte per un piccolo gruppo di repubblicani e qualche democratico. Io vengo dal Midwest, e quando parlo con la gente in Wisconsin o in Kansas sento che c’è ancora un grande sostegno per l’Ucraina. Sono loro a essere stati invasi, e la gente lo capisce. Solo che ora nella testa delle persone c’è anche la guerra a Gaza, e c’è una campagna presidenziale che si prende un sacco di spazio». 

Come valuta la gestione dell’amministrazione Biden?
«Gli do un voto alto. Il presidente ha promesso di sostenere l’Ucraina fino alla fine, cercando però di evitare che il conflitto si allarghi. È stato cauto: non ha mai proibito di usare le armi americane in Crimea, e ora ha dato il permesso di farlo sul territorio da dove partono gli attacchi verso l’Ucraina. A Kharkiv è stato fondamentale. Penso però che la leadership che ha dimostrato nel coordinarsi con l’Europa e con gli alleati della Nato passerà alla storia come uno dei maggiori successi di questa amministrazione».

Teme che i rapporti con la Russia possano precipitare?
«Non direi. Capisco che i russi abbiano convocato la nostra ambasciatrice Lynne Tracy per protestare contro i presunti attacchi in Crimea, ma la regione è parte dell’Ucraina. Nessuno in Occidente ha riconosciuto l’annessione della Crimea. Gli ucraini si stanno solo difendendo, cercando di riconquistare il proprio territorio».

26 giugno 2024 ( modifica il 26 giugno 2024 | 17:24)

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