Georgia, le proteste anti-russe: cosa sta succedendo e perché ricordano l'Ucraina

diIrene Soave

A Tbilisi migliaia di persone hanno manifestato contro la «legge sugli agenti stranieri», che somiglia a una legge che il Cremlino usa per reprimere il dissenso

Cinquantamila domenica in piazza nella capitale Tbilisi, bandiere georgiane ed europee, cori contro il Cremlino: da settimane la Georgia protesta contro una legge che il presidente del Consiglio, vicino a Mosca, promette di varare entro maggio. Gli scontri di domenica sono proseguiti nella notte fino a questa mattina, davanti al parlamento che voterà la legge il 14 maggio. E i parlamentari che sono entrati nel palazzo, lunedì mattina, tra ali di poliziotti antisommossa e cannoni ad acqua pronti a sparare, sono stati accolti da cori che li definivano «schiavi di Mosca». 

La «Legge sulla trasparenza delle influenze straniere» somiglierebbe al noto provvedimento preso dal Cremlino nel 2012: imporrebbe uno scrutinio severo al finanziamento di media e campagne politiche, sanzionando chi riceve fondi dall'estero. La legge analoga in Russia è il principale strumento per silenziare ogni forma di dissenso politico. Se fosse approvata in Georgia, che dallo scorso anno ha lo status di Paese candidato all'ingresso nella Ue, ne azzererebbe le chance di entrare. A inizio maggio la stessa Ursula von der Leyen ha detto di seguire «con grande preoccupazione» le vicende politiche georgiane, e ieri il consigliere Usa per la sicurezza Jake Sullivan ha twittato «apprensione» per lo «scivolamento all'indietro» della democrazia di Tbilisi. 


Domenica il primo ministro Irakli Kobakhidze, del partito conservatore Sogno Georgiano che ha la maggioranza in Parlamento, ha annunciato che i manifestanti saranno processati per comportamenti violenti, e si è impegnato ad approvare la legge a ogni costo. Già nel 2023 una legge simile era stata proposta e poi accantonata per forti proteste analoghe a quelle di questi giorni. Il partito Sogno Georgiano è stato fondato dal miliardario Bizina Ivanishvili, la cui ricchezza personale ammonta a circa un terzo del Pil; nato come partito europeista ha poi preso una serie di decisioni apertamente filo-russe, tra cui non applicare a Mosca le sanzioni previste dopo l'attacco all'Ucraina. 

Le proteste vanno avanti, ora, da più di un mese, e a molti osservatori ricordano l'Euromaidan: le proteste filo-europee che nel 2013 incendiarono la piazza più nota della capitale ucraina. Euromaidan scoppiò all'indomani della decisione del governo di Kiev, filorusso, di sospendere le trattative per la conclusione di un accordo di associazione tra l'Ucraina e l'Unione europea destinato a diventare un accordo di libero scambio. Durante le proteste, concentrate a Kiev, il 30 novembre 2013 si verificò un crescendo di violenza contro i manifestanti. Le proteste sfociarono nella rivoluzione ucraina del 2014 e, infine, nella fuga e messa in stato di accusa del presidente ucraino Viktor Janukovyc. 

Il resto, purtroppo, è storia. E tra gli analisti c'è chi si spinge a ipotizzare che lo scenario georgiano ricordi quello ucraino per più versi. Anche in Georgia, ad esempio, vi sono regioni-focolaio dall'afflato separatista come il Donbass in Ucraina: l'Abkhazia e l'Ossezia del Sud. Proprio in Abkhazia, repubblica indipendente autoproclamata che solo la Russia riconosce, Mosca ha consolidato una presenza militare sempre più forte dal 2008, arrivando a dicembre 2023 a deliberare la costruzione di una base navale sul Mar Nero. C'è chi vi vede una nuova Crimea, e tra i manifestanti di Tbilisi sono in tanti a pensarla così. 

13 maggio 2024 ( modifica il 13 maggio 2024 | 11:30)

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