La sorpresa Todde, ex cervello in fuga a un passo dalla vittoria
CAGLIARI — Quando nel 2019 spuntò come capolista del M5S alle Europee, circoscrizione Isole, Luigi Di Maio la presentava così ai colleghi di scranno pentastellati che chiedevano lumi: «È un’amica della mia ragazza. Bravissima!». Quella tornata, per Alessandra Todde, finì malino: un mucchio di preferenze, quasi 90mila, ma non abbastanza per farcela. Il seggio a Strasburgo lo guadagnò l’ex Iena Dino Giarrusso, ora considerato un reprobo, dal giro di Conte. Corsi e ricorsi, però. Cinque anni dopo, Todde spera davvero di entrare nella storia del Movimento: con una manciata di seggi ancora da scrutinare, è a un passo dal diventare la prima presidente di Regione con le 5 Stelle appuntate sulla giacca. E che vittoria sarebbe: «La prima donna ad avere battuto Giorgia Meloni», gongolano nel suo comitato elettorale al centro di Cagliari, quando lo spoglio a passo di lumaca è quasi all’ultimo giro di caricamento dati.
Qui, allo scoccare della mezzanotte, Todde non si è ancora presentata. Teme un ultimo colpo di coda nei conteggi. Per tutta la sera, è rimasta in un salottino del “T Hotel”, a incrociare le dita con Giuseppe Conte, planato sull’isola per intestarsi la festa.
Con l’ex premier, Todde è legatissima. Anche se appunto è nata politicamente sotto l’ala di Di Maio. A contattarla per prima, sondandola per la discesa in campo alle Europee, fu la vecchia fiamma dell’ex capo politico del Movimento, Virginia Saba, che l’aveva conosciuta durante un’intervista, quando Todde era l’amministratrice delegata di Olidata, società di tecnologie con alterni trascorsi. Di Maio cercava volti diversi da quelli del grillismo d’antan: gente col curriculum, magari con una carriera nelle imprese. Todde era perfetta: sarda di Nuoro, classe ‘69, via dall’isola a 17 anni, doppia laurea, una in Scienze dell’informazione e una in Informatica. Un profilo da «expat» di ritorno, perché dopo un filotto di lavori tra Boston, Olanda, Spagna, Inghilterra, un po’ nel campo dell’energia, un po’ nel comparto tecnologico, era tornata nella sua terra, giusto dieci anni fa, subito premiata “imprenditrice sarda dell’anno”.
L’ex ministro degli Esteri ne rimase folgorato. Al punto da insistere, nonostante il mezzo flop elettorale del 2019, perché venisse nominata in un posto di sottogoverno. Due volte: prima nel Conte II, da sottosegretaria, e poi vice-ministra allo Sviluppo, nel governo Draghi.
Pure Conte ne intuì presto le potenzialità: nel 2021 la inserì nel quintetto dei vice-presidenti dei 5 Stelle, posto in cui ora è subentrata Chiara Appendino. Quando toccò scegliere da che parte stare, al momento della scissione del Movimento, giugno 2022, Todde scelse il lato azzeccato della disputa. Il lato di Conte.
In Sardegna, è stato il capo dei 5S a scommettere su di lei, a far capire a Elly Schlein che valeva la pena scommetterci, anche al prezzo di rompere il fronte con Renato Soru e di scombussolare il Pd locale. Al momento dell’investitura, i pronostici giocavano tutti contro.
Se Todde è riuscita ad essere davvero competitiva è merito certo delle bizze fratricide a destra tra Lega e FdI, ma anche di un approccio molto molto “isolano” e poco da politica nazionale. Per dire: quando sia Schlein che Conte - e capita di rado - si misero d’accordo per fare un comizio assieme a Cagliari, Todde declinò, nemmeno troppo morbidamente. «Grazie molte, ma ho preteso che la chiusura della campagna elettorale fosse sarda».
Padre democristiano, nonno sardista (pure lei votava Psd’Az, prima che si gemellasse con Salvini), all’inizio della corsa non era conosciutissima, sull’isola. Certo, aveva risollevato la birra Ichnusa, da vice-ministra al Mise, quando le toccò gestire una settantina di tavoli di crisi. Ma per strada non la riconoscevano - il 35 per cento dei sardi non l’aveva mai sentita nominare, questo dicevano gli indici di popolarità - mentre adesso fa fatica a passeggiare. Ha puntato sul profilo da sgobbona. «Lavoro, lavoro, lavoro». Unico sfizio, ha raccontato, due cavalli, gelosamente custoditi in un maneggio del Cagliaritano, dove passa quasi ogni weekend. Il primo pony, quand’era bambina, si chiamava Aldebaran: una delle stelle più luminose. E adesso spera di diventare lei l’astro del Movimento.