La partita del New York Times, la «voce dei progressisti», per cambiare candidato alla presidenza Usa

diViviana Mazza

È stato il primo quotidiano nazionale a chiedere al presidente Biden di ritirarsi dalla corsa. Gli attriti sarebbero nati  già nel 2020 e poi c'è quell'intervista mai concessa

La Casa Bianca ha smentito con rabbia l’articolo del New York Times secondo il quale Biden avrebbe detto a un anonimo alleato che sta valutando se restare in corsa: «È assolutamente falso, se il New York Times ci avesse dato più di 7 minuti di tempo per commentare, lo avremmo detto anche a loro», ha risposto il portavoce della Casa Bianca Andrew Bates su X.

Già a settembre David Ignatius del Washington Post scrisse che Biden non avrebbe dovuto correre e, dopo il dibattito Biden-Trump, le riviste Time e New Yorker, ai quali Biden ha dato due rare interviste, hanno pubblicato l’uno una copertina e l’altro un editoriale brutali. Così anche opinionisti del Financial Times, Wall Street Journal, Atlantic. Ma il Times — il quotidiano con la più ampia circolazione nel Paese, considerato un simbolo della stampa liberal — è stato il primo quotidiano nazionale a fare il passo straordinario — con un articolo del comitato editoriale — di chiedere al candidato del partito di «ritirarsi dalla corsa, per fare un servizio al Paese» (pur specificando che tra Biden e Trump preferisce Biden).

Ben Smith, cofondatore di Semafor, esperto di media ed ex giornalista del Times spiega così la loro posizione dura, parlando con il Corriere: «È un momento in cui è molto importante  asserire la loro indipendenza. C’è una percezione interna che siano diventati troppo legati alla politica movimentista». Questo scontro tra l’amministrazione Biden e il «newspaper of record» degli Stati Uniti è comunque solo l’ultimo episodio di un rapporto teso che, secondo il sito Politico, continua da alcuni anni.

Molti fanno risalire l’inizio alle primarie 2020, in cui la Gray Lady appoggiò Amy Klobuchar ed Elizabeth Warren. Mentre la destra lo descrive come un giornale allineato all’attuale amministrazione e osserva che solo adesso i reporter «si sono svegliati», tra i sostenitori del presidente c’è chi da tempo crede che il Times stia attaccando esageratamente Biden per l’età e i sondaggi. Esiste un account social seguitissimo, NYT Pitchbot , che prende in giro quella che viene percepita come una copertura troppo negativa di Biden e troppo morbida di Trump. Allo stesso tempo il New York Times ha reso chiara la frustrazione per il fatto che Biden gli ha finora negato un’intervista: l’editore A.G. Sulzberger ricorda spesso che ogni presidente da Franklin D. Roosevelt in poi è stato intervistato dal suo quotidiano. La Casa Bianca non la vede così e, secondo Politico , lo ritene un giornale arrogante, che non vuole riconoscere i meriti di Biden. E questo scontro illumina un dilemma più ampio sul ruolo della stampa oggi. I consiglieri di Biden vedono quest’elezione come una scelta esistenziale. Dicono che il Times , da generazioni portabandiera del quarto potere, viene meno alla sua responsabilità in un momento cruciale per la democrazia americana, mentre tenta di apparire imparziale. Credono che stia sfocando le differenze tra Trump e Biden. Invece, a molti veterani del Times la Casa Bianca sembra voler controllare la copertura mediatica e questo suggerisce che l’era di Trump abbia alterato, anche in campo democratico, le aspettative nei confronti del giornalismo.

3 luglio 2024

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