

Una riforma “fatta in punta di piedi”. Il premierato dà stabilità, evita la sovrapposizione dei ruoli, ed è un rischio per la stessa premier che però non indietreggia, e apre a una legge elettorale che reintroduca le preferenze. Così la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, intervenendo al convegno "La Costituzione di tutti. Dialogo sul premierato", organizzato alla Camera.
"Noi abbiamo proposto una riforma che risolve alcuni dei grandi problemi strutturali di questa nazione, per questo la definisco 'la madre di tutte le riforme'. E lo abbiamo fatto toccando 7 articoli. Lo abbiamo fatto in punta di piedi". Così la presidente del Consiglio. "Non abbiamo fatto una riforma che entrava a gamba tesa, che stravolgeva la Costituzione. E' stata una scelta politica, di dialogo", ha aggiunto la premier spiegando che era "partita da un sistema semipresidenziale alla francese, da un altro schema".
Fra gli obiettivi del premierato c'è quello che "chi viene scelto dal popolo per governare possa farlo con un orizzonte di legislatura, possa avere il tempo per portare avanti il programma con cui si è presentato ai cittadini: tempo e stabilità sono condizione determinante per costruire qualsiasi strategia e quindi per restituire credibilità alle nostre istituzioni di fronte ai cittadini e a questa nazione con i nostri interlocutori internazionali". Così Meloni.
"Autorevoli costituzionalisti si sono interrogati su come assicurare stabilità al governo. Non si è mai riusciti a fare passi in avanti, a trovare soluzioni. Forse per la tendenza della politica di guardare all'interesse di parte. Violante, io mi sono interrogata molte volte su come gli avversari utilizzerebbero questa riforma. Non mi spaventa. Questa riforma la sto facendo per chi arriva domani. Questo è un governo solido o stabile, non ne avrei bisogno. È un rischio per me fare questa riforma. Se non cogliessi questa occasione, non sarei in pace con la mia coscienza". Lo dice la premier.
"Penso che questa proposta assicuri la corretta ripartizione dei ruoli sancita dalla Costituzione in virtù della quale il governo e le Camere determinano l'indirizzo politico e il Capo dello Stato" esercita "la funzione di garanzia, mettendo fine a sovrapposizioni che nelle nostre debolezze e difficoltà a volte hanno creato più problemi che soluzioni".
"Sono convinta che faremmo un buon servizio alla nazione se accompagnassimo" il premierato da "una legge elettorale che ricostruisca il rapporto eletto-elettore e consolidi la democrazia dell'alternanza. Credo di essere stata la presidente dell'unico partito che ha avuto il coraggio di presentare emendamenti che reintroducevano le preferenze per l'elezione dei parlamentari, non sono mai stata contraria e anche su questo sono aperta". Lo ha detto la presidente del Consiglio.
"Leggo di leader che dicono di fermare la riforma con i corpi. Non so se leggerla come una minaccia o come una sostanziale mancanza di argomentazione nel merito". Lo ha detto Giorgia Meloni, riferendosi implicitamente all'esortazione data dalla segretaria del Pd Elly Schlein ai suoi senatori. "Anche io preferirei" il dialogo, ha aggiunto riferendosi a uno degli aspetti emersi nel seminario, "e farò quello che posso per una riforma che abbia il consenso più ampio. Ma quando la risposta è 'la fermeremo coi nostri corpi' - ha concluso sorridendo Meloni - la vedo dura".