Mossa dei leader Ue: subito “consultazioni” per la Commissione. La carta Draghi
BRUXELLES - Confronti informali. Discussioni del tutto ufficiose. Ma concrete. Con tanto di nomi, opzioni e possibilità. La corsa alla presidenza della nuova Commissione europea è iniziata di fatto nell’ultima settimana. Non si tratta di uno “start” protocollare. Questo avverrà solo dopo le elezioni europee del 9 giugno. Ma le Cancellerie dell’Unione hanno iniziato in questi giorni a fare le prime valutazioni.
Da Parigi a Berlino, da Vilnius a Bucarest le riflessioni sono sempre le stesse: per il piano alto di Palazzo Berlaymont non c’è solo Ursula von der Leyen. Sul tavolo c’è anche - in modo sempre più crescente - l’ipotesi di Mario Draghi.
Del resto dopo l’ultimo Consiglio europeo del marzo scorso di incontri tra i leader ce ne sono stati diversi. In Germania, in Francia, in Spagna. Contatti in Polonia, in Italia, in Belgio, in Romania. Anche il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha avuto e sta avendo diversi bilaterali. Domani sarà a Roma per parlare con Giorgia Meloni.
E il nome dell’ex presidente del Consiglio italiano è tornato ciclicamente. Il senso di queste prime discussioni si concentrava sull’idea che non si può arrivare a giugno pensando che i leader debbano confrontarsi solo su una candidatura. Anzi, sul banco è stato messo anche un terzo nome: quello dell’attuale presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola.
Ma perché l’opzione “draghiana” si è ripetuta in questi giorni? Le riflessioni fanno riferimento alla fase complicata che l’Unione europea deve affrontare. Il lavoro che sta compiendo l’ex presidente della Bce in relazione alla “competitività” dell’Ue, viene considerato una base fondamentale di un’eventuale piattaforma programmatica dei prossimi cinque anni. Draghi, insomma, viene valutato il migliore interprete per rimettere in sesto la prossima stagione economica del Vecchio Continente. Il confronto con la Cina, ad esempio, viene giudicato fondamentale nel prossimo futuro e richiederebbe un “rappresentante europeo” in grado di interloquire da pari a pari con il leader cinese Xi.
Stesso discorso per quanto riguarda il “rischio” che negli States venga eletto presidente Donald Trump e per il conflitto latente con la Russia di Putin. Un po’ tutti, poi, sono consapevoli che tra le sfide più urgenti ci sia il completamento del mercato unico dei capitali. Un settore su cui Draghi, proprio per la sua esperienza alla Banca centrale europea, viene ritenuto quello con più “skills”.
L’altro aspetto è strettamente politico. Il presidente francese Emmanuel Macron alla fine dell’ultimo Consiglio europeo si era dichiarato contrario alla regola degli Spitzenkandidat (i candidati al vertice della Commissione) perché politicizzano troppo l’Istituzione. Un chiaro riferimento al fatto che non apprezzava la corsa di von der Leyen in qualità di “campionessa” del Ppe. L’inquilino dell’Eliseo parlava esplicitamente della necessità di un nome fuori dai partiti. Nei contatti con Berlino, la Cancelleria ha ricordato che esiste un impegno formale a sostenere una presidenza tedesca. Ma se non ci fossero le condizioni nell’esecutivo “semaforo” di Scholz nessuno si straccerebbe le vesti per Ursula.
Le azioni della presidente uscente appaiono quindi in calo. Non del tutto scomparse, ma meno quotate rispetto al recente passato. Tanto che come alternativa sta circolando anche l’opzione Metsola. La presidente del Parlamento ha due frecce pronte a scoccare dal suo arco. La prima riguarda il Ppe: i popolari saranno di certo il primo gruppo anche nella prossima Eurocamera e reclameranno la poltrona più alta di palazzo Berlaymont. Se von der Leyen sarà depennata in quanto troppo “portabandiera” di partito, Metsola può essere un’alternativa. La seconda freccia è speculare all’identikit di Draghi: è una soluzione che potrebbe accontentare i governi che non puntano a una Commissione forte.
La prossima settimana si riunirà un Consiglio europeo informale e inevitabilmente anche questo tema verrà informalmente trattato. Tra i nodi ci sono anche i tempi per l’elezione della presidenza della Commissione. Von der Leyen punta a chiudere tutto a luglio per evitare una “graticola” di due mesi. Le Cancellerie stanno già parlando di settembre per prendere tutto il tempo possibile al fine di maturare la decisione.