Il tweener di Sinner a Wimbledon contro Shelton: il colpo che fa impazzire il pubblico

Una di quelle giocate che sembrano modernissime, ma in realtà fanno parte della più vasta storia del tennis e che una tradizione tutta loro la custodiscono da decenni. Il primo tentativo di tweener in una partita in ambito professionistico risale al 1970 ma solo quattro anni più tardi è stato apprezzato da un pubblico stordito e affascinato da quella «cosa» mai vista prima. Non si chiamava nemmeno tweener allora, in Argentina era la «Gran Willy» perché Guillermo Vilas si era inventato quella magia. E nessuno gli ha mai fatto pesare il fatto che avesse copiato questo guizzo da una pubblicità di uno storico marchio di whisky in cui Juan Carlos Harriott, il più grande giocatore di polo di sempre, fa passare la palla tra le gambe del cavallo. «Non è un colpo facile da giocare, il principale vantaggio è sicuramente l'effetto sorpresa. Per effettuarlo hai poco spazio, è un colpo forte, veloce anche se la gente pensa il contrario», ammise Vilas nel 2016, quando ormai il tweener (pardon, la sua «Gran Willy») era stato replicato da Federer nel 2009 e poi riproposto da Djokovic, Berrettini, Zverev, Medvedev, Tsitsipas, solo per citarne alcuni. E da Kyrgios che — come Sinner contro Shelton — ha sperimentato anche la versione fronte alla rete. Prima di loro però era stato anche Yannick Noah, tennista più rock che poeta come Vilas, a prendere in prestito quel guizzo che è stato ulteriormente ribattezzato come «colpo alla Noah». Dimostrazione di come il tweener  non sia il simbolo di un determinato tennista o di un determinato tipo di gioco, ma possa appartenere a chiunque. Soprattutto a quelli che hanno il coraggio di farlo.